Il racconto della giornata di mercoledì 14 giugno 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Questa notte, una barca che trasportava settecento migranti provenienti dalla Libia è affondata a largo della città greca di Pylos. I funerali di Silvio Berlusconi hanno riunito tutto il potere politico, economico e mediatico italiano, ma fuori dal Duomo, davanti ai maxischermi, si sono radunate meno persone del previsto. Secondo l’Istat, un quarto della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale.
Il naufragio a largo di Pylos, nel Peloponneso
(di Andrea Monti)
È uno dei più gravi naufragi di cui sia mai arrivata notizia dal Mediterraneo, quello avvenuto nelle prime ore di oggi a circa 80 km dalla città greca di Pylos. Le vittime accertate sono decine, ma è molto probabile che il numero reale sia di diverse centinaia. Al momento sono stati recuperati 79 corpi. Non è ancora chiaro quante siano le persone disperse: a seconda delle fonti il numero oscilla tra 220 e 570. La tv di Stato greca ha sostenuto che a bordo ci fossero soprattutto uomini tra i 20 e i 30 anni, ma poi il personale di soccorso ha parlato di donne e bambini che sarebbero stati nella stiva, e che quindi sarebbero affondati insieme alla barca. Le persone salvate sono 104: provengono da Siria, Egitto, Pakistan e Palestina. Sono state portate nella città di Kalamata, dove è arrivata anche la presidente della repubblica greca e dove ci sono problemi in particolare nel dare cure sanitarie a chi ne ha bisogno. Le persone ricoverate sono 24. Abbiamo sentito il giornalista greco Dimitri Deliolanes.
Il gruppo era partito dalla Libia ed era diretto verso l’Italia. La necessità di soccorsi era emersa già ieri, con notizie arrivate prima dall’attivista Nawal Soufi e poi dalla ong Alarm phone. “Il peschereccio è stato avvistato a mezzogiorno di ieri” ha ammesso la guardia costiera di Atene, sostenendo di aver offerto più volte il suo aiuto e dicendo che le persone a bordo lo hanno rifiutato per proseguire verso l’Italia. Una versione tutta da verificare, che Alarm phone definisce “un tentativo di incolpare le vittime della loro stessa morte. Le persone migranti hanno paura di incontrare le forze greche, perché sanno degli orribili e sistematici respingimenti portati avanti dalle autorità di Atene” ha scritto la ong in un comunicato. Secondo Dimitri Deliolanes la versione della guardia costiera è credibile proprio per questo motivo.
Da anni alle autorità greche sono rivolte accuse di respingimenti e violenze da organizzazioni come Amnesty international. Poche settimane fa il New york times aveva parlato di un gruppo di migranti – tra cui dei bambini – abbandonati in mare dalla guardia costiera di Atene, pubblicando un video che documentava la vicenda. Dopo il naufragio di oggi la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta “profondamente rattristata”: “Dobbiamo continuare a lavorare con Stati membri e Paesi terzi per prevenire tragedie di questo tipo” ha scritto su Twitter, rivendicando così la strategia dell’Unione (e anche dell’Italia) che punta a frenare le partenze attraverso accordi con Stati come Libia e Tunisia, nonostante le violazioni dei diritti subite in quei Paesi dalle persone migranti.
I funerali di Stato per Silvio Berlusconi
(di Lorenza Ghidini)
Piazza Duomo piena per metà ha salutato oggi Silvio Berlusconi, tra molte bandiere del Milan, qualcuna di Forza Italia, cori da stadio, supporter di ogni età, anche giovanissimi che ne hanno sentito parlare come di un mito. Tanti i curiosi, fatta la foto ai vip sul maxischermo se ne sono andati a casa. Una piazza non politica, nel cuore di una Milano già da tempo distante dal berlusconismo.
L’arrivo del feretro, accompagnato dai figli, dalla compagna Marta Fascina, dal fratello Paolo, è stato preceduto per ore da una sfilata di politici di ieri e di oggi, volti noti della tv, soubrettes, allenatori di calcio, imprenditori.
In una scenografia fastosa, che doveva celebrare Berlusconi come un padre della Patria, si è inserita l’omelia dell’Arcivescovo Mario Delpini, che ha lasciato interdetti molti partecipanti.
Un discorso breve e secco, che ha descritto un uomo che amava vivere, divertirsi, che era sempre in scena. Un uomo d’affari, un politico, che ha diviso – chi lo applaudiva e chi lo detestava – e che non si è sottratto a critiche e insulti. Silvio Berlusconi, ha concluso Delpini, è stato un uomo, e ora quest’uomo incontra Dio.
L’Arcivescovo ha evocato il giudizio finale per un uomo la cui vita è stata agli antipodi dello stile e dell’essenza del cattolicesimo ambrosiano, di cui Delpini – allievo di Carlo Maria Martini – è il più alto rappresentante.
Applausi per il feretro all’uscita sul sagrato, “C’è solo un Presidente”, abbracci e condoglianze per i familiari, oggi tutti uniti, per mano, domani chissà.
I funerali di Berlusconi e la fine di un mondo
(di Luigi Ambrosio)
Giorgia Meloni arriva poco prima di Mattarella. Saluta le cariche istituzionali in prima fila. Si gira, e dà la mano al premier albanese. Lì vicino c’è Orban ma lei fa finta di non vederlo. Una presenza evidentemente imbarazzante. Salvini se ne sta qualche fila più indietro. Con Meloni non si parlano. Ipotesi di quanto potrebbe accadere da domani, con lei che cercherà di prendersi tutto e lui che cercherà di resistere. Il cuscinetto, il papà politico, non c’è più. Se il clima al governo sarà lo stesso del Duomo, non sarà semplice. Quando poi il funerale finisce, Salvini esce e si piazza sul sagrato, al centro. In attesa di essere circondato dalla folla. Ma non accadde nulla e allora se ne va. C’è anche Maurzio Lupi. Arrivano i cronisti e Lupi dice: nessuna crisi, il centro esiste ancora, ora tocca a noi. Ma è poco convinto. Il dolore è nei volti dei figli, della compagna Marta Fascina, del fratello Paolo. Piersilvio annuisce quando l’arcivescovo Delpini nell’omelia descrive l’uomo di vita e di amore:
“vivere e amare la vita, vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e le persone care”, dice Delpini.
Ma cala il gelo quando l’arcivescovo nell’omelia tratteggia il politico divisivo, l’uomo d’affari spregiudicato, il personaggio amato ma anche detestato:
“quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri e non ai criteri. Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha chi lo applaude e chi lo detesta”.
Mattarella, come per tutta la cerimonia, rimane impassibile.
I forzisti sono smarriti. Ronzulli piange. Tajani a un certo punto si avvicina a Mattarella, a cerimonia quasi iniziata, e gli parla con fare grave. Mattarella lo osserva in silenzio. Tajani se ne va. I deputati forzisti si mischiano al gruppone leghista. E tutti si mischiano ai volti famosi delle tv e della vita privata di Berlusconi. C’è Lele Mora. C’è Francesca Pascale, in nero, sola, a metà navata. Arriva Gerry Scotti e i cronisti gli corrono incontro come avevano appena fatto con Gasparri. Poi Scajola, poi Iva Zanicchi. Telecamere e registratori inseguono politici e personaggi dello spettacolo senza distinzione di ruoli. Fanno le stesse domande.
All’improvviso, sembrano tutti vecchi, i loro volti.
Sarà il dolore. Sarà che l’uomo che li ha creati non c’è più. E con lui, se ne va il futuro.
Cosa rimane del popolo di Berlusconi?
(di Roberto Maggioni)
A salutarlo per l’ultima volta in piazza Duomo c’era una caricatura in miniatura di quello che un tempo è stato il popolo di Silvio Berlusconi: giovani col mito dell’uomo vincente che si è fatto da solo, donne adoranti per il carisma e la simpatia di Silvio, estremisti cattolici, tifosi del Milan, qualche professionista. Perlopiù arrivati da fuori Milano, non pochi dal sud Italia. Milano del resto Berlusconi lo ha mollato anni fa, la “sua” Milano è andata altrove e per una volta è stato lui a restare indietro. La piazza era piena per meno della metà e non ha mai raggiunto le 10 mila presenze previste alla vigilia.
“Era un supereroe e i supereroi sono immortali, resterà per sempre nei cuori” dice un ragazzo di 24 anni. Una signora canta “menomale che Silvio c’era” riprendendo la celebre canzone pro Berlusconi di qualche anno fa. Gli ultras della Curva Sud del Milan cantano “un presidente c’è solo un presidente”, hanno portato i bandieroni di oggi e di ieri, tra cui quello storico con la scritta Baresi e il numero 6 della maglia simbolo dell’epoca delle vittorie berlusconiane
Morto Silvio non se ne fa un altro hanno detto tutti. E nessuno qui riesce a immaginare cosa succederà ora. Di Meloni e Salvini c’è rispetto, ma non grande fiducia. I cuori con gli altri politici non si scaldano. Visto da qui, quello berlusconiano è un popolo smarrito.
Istat, un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale
(di Massimo Alberti)
Il rimbalzo post-covid ha portato a un lievissimo calo della povertà in Italia, grazie anche al ruolo dei sussidi come il reddito di cittadinanza che hanno fatto da argine al peggioramento delle diseguaglianze. Ma non hanno migliorato la situazione di quella zona grigia, fatta di basse retribuzioni e lavoro precario, che resta a rischio povertà.
Il recupero post-covid di Pil e occupati ha avuto un moderatissimo effetto positivo sulle due fasce sociali più basse: quella in condizione di grave deprivazione materiale e sociale, 4,5% nel 2022 rispetto al 5,9% del 2021, ed a rischio esclusione sociale 24,4% rispetto al 25,2%. Dai dati emerge chiaramente che per le fasce più povere, il ruolo fondamentale l’hanno svolto i sussidi, compreso il reddito di cittadinanza. Sono queste le fasce che infatti hanno migliorato sensibilmente la loro condizione, del resto l’Istat aveva già in più occasioni sottolineato gli effetti positivi del reddito di cittadinanza. Cambia poco invece per quella zona grigia, fatta di bassi salari e lavoro precario, che deve fare i salti mortali per arrivare a fine mese: le persone a rischio povertà restano infatti al 20,1%: la flessione dei redditi infatti è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui fonte di reddito principale è il lavoro autonomo -10,5% e il lavoro dipendente -7,5%. ma se crescita economica e aumento dell’occupazione hanno avuto effetti modesti, fondamentale, in chiave di redistribuzione del reddito, è stato proprio il ruolo dei sostegni alla povertà: il reddito delle famiglie più abbienti nel 2022, per i parametri Istat, è stato di 5,6 volte quello delle famiglie più povere, ma senza i sussidi sarebbe stato più alto, fino a 6,4 volte. A confermare ancora la profonda ingiustizia dell’eliminazione del reddito di cittadinanza, ed un ruolo del lavoro, nel paese con i salari più bassi e i profitti più alti dell’Europa occidentale, sempre meno incisivo per redistribuire ricchezza. Insomma, anche per le fasce di reddito medio basse, non è tra chi prende un sussidio che va cercato il problema.