Il racconto della giornata di martedì 13 giugno 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A un giorno dalla morte di Silvio Berlusconi i giochi intorno al riassetto di Mediaset sono già iniziati, mentre l’azienda si prepara a organizzazione della beatificazione del suo fondatore. Il segretario della Nato Stoltenberg ha detto che nelle zone dell’est e del sud occupate dai russi ha mostrato i primi segni di successo. A Taranto andranno a processo sei dirigenti ed ex dirigenti dell’ex Ilva, con l’accusa di omicidio colposo per la morte nel 2014 per un tumore al cervello di un bimbo di cinque anni di Taranto.
La camera ardente per Berlusconi ad Arcore
Duemila in chiesa, circa diecimila nella piazza: domani alle 15 nel Duomo di Milano si svolgeranno i funerali di Stato di Silvio Berlusconi. La scenografia dell’ultimo saluto è tutta in mano a Mediaset, che sta organizzando la beatificazione del suo fondatore. In piazza saranno allestiti dei megaschermi. La messa sarà officiata dall’arcivescovo. Nel Duomo solo una ristretta e selezionata platea: tra chi ha annunciato la sua presenza ci sono l’emiro del Qatar e il premier ungherese Orbàn.
In occasione del funerale domani sarà anche lutto nazionale, e oltre ai due giorni di stop ai lavori del Parlamento già osservati ieri e oggi, su richiesta di Forza Italia è stata decisa anche la sospensione delle votazioni in segno di lutto per sette giorni: non era mai successo.
Ad Arcore da ieri pomeriggio è aperta la camera ardente, privata. Stasera è attesa Giorgia Meloni, che domani parteciperà alle esequie. Per tutto il giorno a Villa San Martino si sono susseguite le visite. Il racconto da Arcore di Luca Parena:
I giochi intorno al riassetto di Mediaset
(di Andrea Di Stefano)
I giochi intorno a Mediaset sono già iniziati. Le ipotesi sul riassetto della holding che controlla oltre ai tre canali generalisti italiani la consorella spagnola, il 26% di Prosiebensat e la piattaforma Infinity, continuano ad infiammare il titolo che in sole due sedute è cresciuto del 13%.
I rumors sono molti e si intrecciano con altre delicate partite finanziarie. Discovery, controllata dalla Warner Bros, sarebbe interessata ad acquisire il controllo del gruppo ma Vivendi, che aveva scalato la società e oggi si trova con una quota congelata, sarebbe disponibile ad uno scambio sulla rete di Tim. In pratica potrebbe accettare un’offerta meno onerosa a fronte di uno sblocco della vicenda Mediaset, ma tutto sarà probabilmente condizionato dall’assegnazione dell’asse ereditario di Silvio Berlusconi e conseguentemente dalle scelte del governo sul golden power.
Attualmente Pier Silvio e Marina Berlusconi controllano ciascuno il 7,65% di Fininvest mentre gli altri tre figli, Barbara, Eleonora e Luigi, controllano il 21,42%. Nel caso in cui il 61,2% di Silvio Berlusconi venga diviso in 5 parti uguali, il controllo della holding passerebbe a questi ultimi. Ma la legge ereditaria stabilisce che un terzo del patrimonio possa essere assegnato liberamente tramite testamento. Quello che è certo è che il titolo Mediaset soffre moltissimo del ritardo dell’azienda di fronte alle sfide tecnologiche. Solo per fare un raffronto l’attuale capitalizzazione di Mediaset (1,72 mld) è meno della metà del fatturato annuale mentre Netflix (che fattura il doppio di mediaset) capitalizza 187 mld di dollari. Senza aggregazioni il gruppo rimane una bella addormentata nel panorama del sistema dei media a livello internazionale.
I primi segni di successo della controffensiva dell’Ucraina
Oggi il presidente russo Putin ha incontrato i reporter di guerra e con loro ha discusso dell’andamento del conflitto. Il capo del Cremlino ha detto che la Russia sta pensando di ritirarsi dall’accordo sul grano e che, al momento, non c’è alcuna necessità di una nuova mobilitazione in Russia né dell’introduzione della legge marziale. Ha poi parlato degli attacchi nelle regioni di confine come Belgorod, dicendo che se continueranno Mosca prenderà in considerazione la creazione di una una zona di sicurezza in Ucraina.
Putin ha anche parlato della controffensiva di Kiev, definendola fallimentare. Una versione ovviamente smentita dall’Ucraina, che dice di continuare a collezionare successi. Il segretario della Nato Stoltenberg ha detto che nelle zone dell’est e del sud occupate dai russi ha mostrato i primi segni di successo, aggiungendo però che i russi hanno avuto il tempo di costruire linee difensive “piuttosto pesanti, e sfondarle è un compito impegnativo”. Sentiamo cosa ci ha raccontato il nostro collaboratore da Zaporizhzhia, Sabato Angieri:
Intanto a Kryvyi Rih, nel sud del paese, è salito a 11 il numero dei civili uccisi durante il bombardamento russo di questa mattina mentre a Kherson le autorità ucraine hanno segnalato i primi casi di colera causati dalle inondazioni provocate dal crollo della diga.
Dirigenti dell’ex Ilva di Taranto a processo per la morte di un bimbo di 5 anni
(di Massimo Alberti)
A Taranto andranno a processo sei dirigenti ed ex dirigenti dell’ex Ilva, con l’accusa di omicidio colposo per la morte nel 2014 per un tumore al cervello di un bimbo di cinque anni di Taranto. Mentre lo stabilimento, gestito da ArcelorMittal, sprofonda in una crisi sempre più irreversibile.
Che da Ilva provengano polveri e fumi nocivi e pericolosi è un dato di fatto. Che a Taranto ci siano morti, malati, con dati oltre ogni media, anche. Dimostrare in sede di processo un nesso, resta sempre affare piuttosto complicato. Non sarà facile, quindi, il procedimento che il due ottobre si apre su uno dei casi simbolo della città pugliese, quello di Lorenzo Zaratta. Alla sua morte causata dal tumore, nel suo corpo vennero trovate altissime concentrazioni delle stesse sostanze nocive rinvenibili proprio dai fumi dell’acciaieria. Per l’accusa gli imputati consentirono “la dispersione di polveri e sostanze nocive” con condotte che avrebbero contribuito a provocare “una grave malattia neurologica al piccolo”. A Lorenzo il tumore venne diagnosticato a soli 3 mesi dalla nascita, assumendo sostanze velenose durante il periodo in cui era allo stato fetale”, sviluppando una “malattia neoplastica che lo conduceva a morte”. I 6 imputati sono gli alti dirigenti dell’acciaieria in carica in quegli anni. Dopo un primo respingimento del rinvio a giudizio, e il ricorso della famiglia, stavolta un altro gip ha disposto di andare a processo. Non sarà facile anche perché per un altro dirigente che scelse il rito abbreviato, arrivò l’assoluzione, contro cui pende un altro ricorso. La crisi in cui versa quello che una volta era il pi§ importante impianto europeo, oggi simbolo del declino industriale italiano ed incapace di ripensarsi, intanto non si ferma. Il 19 giugno scade la cassa integrazione per 2.500 lavoratori. Ad oggi non c’è una firma sul rinnovo e tra meno di una settimana queste persone potranno trovarsi senza un reddito. “È la dimostrazione dell’inadeguatezza dell’attuale dirigenza di ArcelorMittal” denuncia il sindacato di base USB, che chiede al governo di acquisire finalmente il 60% delle quote societarie.