Approfondimenti

Le prime proiezioni delle amministrative e il voto a Roma, le rivelazioni dei Pandora Papers e le altre notizie della giornata

elezioni 2021 ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 4 ottobre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. I primi risultati delle amministrative dovrebbero soddisfare Mario Draghi, col suo governo che rafforza il proprio impianto moderato e progressista sia che si guardi a sinistra che a destra. A Roma, invece, il gioco per Gualtieri e Michetti è attormo ai voti di Virginia Raggi e del Movimento Cinque Stelle. I “Pandora Papers” fotografano le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali di 35 leader mondiali, migliaia di vip e miliardari del Pianeta, incluso il Re Abdullah di Giordania, la cui posizione diventa ancora più scomoda. L’ex dipendente di Facebook Frances Haugen ha svelato di essere la whistleblower di tutte le inchieste su Facebook che nelle ultime settimane sono state pubblicate dal Wall Street Journal. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Una giornata che dovrebbe soddisfare Mario Draghi: le prime proiezioni

(di Anna Bredice)

Vista da Palazzo Chigi questa giornata dovrebbe soddisfare Mario Draghi, il suo governo rafforza il suo impianto moderato e progressista, sia che si guardi a sinistra che a destra, trovando nel Partito Democratico l’alleato più forte. Enrico Letta torna alla Camera dei deputati come parlamentare, ma soprattutto rivendica come vincente la scelta dell’alleanza con i Cinque Stelle: dove si sono presentati insieme hanno vinto e dove sono andati divisi il risultato del Movimento di Conte è talmente deludente che non può fare altro che legarsi al Partito Democratico per non sparire del tutto. E Conte già annuncia che a Roma per il ballottaggio il Movimento non potrà guardare a destra, con buona pace di Virginia Raggi che non ha ancora parlato. Se Letta e Conte guardano ora alle prossime politiche da alleati, il PD è quello che imporrà di più la propria agenda, sapendo però che in Parlamento i numeri fotografano una realtà che è del tutto cambiata: i numeri dei cinque stelle, partito di maggioranza relativa in Parlamento, non sono più quelli.
Nel centrodestra Salvini dice di averci “messo la faccia”, era prevedibile per la destra questo risultato, i voti di lista diranno chi tra Salvini e Meloni ne ha avuti di più, ma il vincente nel centrodestra è Silvio Berlusconi. Non solo perché il vincitore in Calabria è di Forza Italia, ma perché Berlusconi mettendo il dito nella piaga ha detto senza tanti giri di parole che i candidati erano sbagliati e che la prossima volta vuole decidere lui. È presto per dire se è un ritorno alla politica attiva, sicuramente da domani Giancarlo Giorgetti tornerà alla carica, chiedendo conto al capo della Lega della sconfitta nelle grandi città.

Elezioni a Roma: un voto locale in chiave nazionale

(di Luigi Ambrosio)

Adesso il gioco per Gualtieri e Michetti è attormo ai voti di Virginia Raggi e del Movimento Cinque Stelle. Quelli che sono andati alla ormai ex sindaca di Roma. E quelli, e sono tanti rispetto a cinque anni fa, che sono finiti nell’astensione. Gualtieri potrebbe avere un vantaggio, sulla carta, perché almeno in teoria dovrebbe ottenere una buona quota dei voti di Calenda. Ma se il voto a Roma aveva, e in effetti ha, una valenza nazionale più che altrove, l’astensione così alta è un problema. A sentire i leader del Movimento 5 Stelle -Conte col suo no ad alleanze a destra, Beppe Grillo che ha dichiarato “cinque anni fa abbiamo fatto l’impossibile, oggi dobbiamo fare il necessario”- sono da interpretare in casa PD come un via libera a fare confluire i voti del Movimento sul candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Ma bisogna convincere gli elettori. E non sarà scontato. Cinque anni di contrapposizione dura a Roma hanno lasciato il segno e l’astensione non è semplice da recuperare per Gualtieri. Lo sa la destra che ha subito, fin dagli exit poll, iniziato la seconda fase della campagna elettorale romana chiamando a sé i voti grillini. Una campagna elettorale che sarà sì per il sindaco ma sarà più che mai condotta pensando al rapporto tra Pd e 5 Stelle e alle elezioni politiche. Alleanza che se non si consolida a Roma non può nascere davvero in Italia. Alle elezioni parlamentari suppletive nella periferia di Primavalle il candidato di centrosinistra Andrea Casu ha vinto, Conte non ha presentato candidature, in una desistenza di fatto. Conte e Letta oggi si sono scambiati messaggi di intesa. Gli elettori seguiranno? La chiave è tutta qui.

Le rivelazioni dell’inchiesta Pandora Papers

(di Martina Stefanoni)

Centinaia di politici, personaggi pubblici e famosi, che negli anni hanno accumulato grandi quantità di denaro nei cosiddetti paradisi fiscali. 11,9 milioni di documenti fiscali e finanziari, per un totale di circa 2,9 terabyte (TB) di dati. Sono i “Pandora Papers”, l’inchiesta svolta dai giornalisti dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) che, 5 anni dopo i “Panama Papers”, fotografa le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali di 35 leader mondiali, migliaia di vip e miliardari del Pianeta: dal Re di Giordania a Tony Blair, dal fondo della Regina Gb a Julio Iglesias e Claudia Shiffer, passando per Shakira e il circolo ristretto dei collaboratori di Vladimir Putin.
Per ora il Consorzio non ha fornito dettagli sull’origine dei documenti e stima che in totale riguardino 32mila miliardi di dollari protetti dalla tassazione dei paesi in cui risiedono i loro proprietari. La stima comprende unicamente i conti bancari, escludendo quindi altre risorse come immobili, gioielli e oggetti di valore.
Tra le persone citate nell’inchiesta, saltano all’occhio diversi nomi. Come Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino. La sua vicenda è quasi ironica: Zelensky, prima di entrare in politica era un attore comico. L’ultima sua opera in tv è stata una serie in cui interpretava un professore di storia che, un po’ per caso, veniva eletto presidente grazie ad un suo discorso contro la corruzione. Dalla serie, è passato alla realtà. Ha vinto le elezioni proprio promettendo di ripulire il sistema politico ucraino, dominato da ricchi oligarchi corrotti, come l’ex presidente Petro Poroshenko. Zelensky, ironia della sorte, aveva criticato Poroshenko proprio perché nascondeva i suoi beni offshore. E ora, i Pandora Papers rivelano che il presidente ucraino aveva – o ha, non è chiaro – una partecipazione in una società offshore precedentemente non rivelata, che poche settimane prime del voto presidenziale aveva ceduto ad un amico.
Storia simile quella del primo ministro della repubblica ceca, Andrej Babis. Anche lui era entrato in politica promettendo di combattere la corruzione. È alla guida di un governo populista , con un partito dichiaratamente anti-corruzione, anti-establishment e anti-privilegi. Secondo l’inchiesta, Babis nel 2009 acquistò segretamente un castello in Francia nei pressi di Cannes, pagandolo circa 22 milioni di dollari. Il pagamento fu effettuato tramite trasferimenti di denaro all’estero dalle Isole Vergini britanniche a Washington, passando poi per una società di Monaco. In passato, proprio Babis aveva criticato queste stesse strutture offshore, le stesse che ha invece usato per comprare il suo castello.
Tra i nomi citati, però, non ci sono solo populisti e dittatori, ma anche leader politici del calibro di Tony Blair che, con sua moglie Cheri Blair, avrebbe risparmiato centinaia di migliaia di sterline in tasse sulla proprietà con l’acquisto di un edificio tramite una società offshore.
I paradisi fiscali, come ricorda Oxfam, che da anni si batte contro queste manovre di elusione fiscale, alimentano la povertà e le disuguaglianze, togliendo linfa a riforme economiche, politiche e sociali che – soprattutto ora – sarebbero fondamentali per una ripresa giusta e sostenibile.

Giordania, sempre più scomoda la posizione del Re Abdullah

Tra le rivelazioni più significative dei Pandora Papers ci sono quelle che riguardano Re Abdullah di Giordania.

(di Emanuele Valenti)

Per Re Abdullah era già un periodo difficile. La Giordania, uno dei paesi più poveri del Medio Oriente, è da tempo alle prese con le conseguenze della pandemia e di una grave crisi economica. Adesso, dopo le rivelazioni dei Pandora Papers, la sua posizione diventa ancora più scomoda.
Secondo le carte ottenute dal Consorzio Internazionale per il Giornalismo d’Inchiesta Re Abdullah, attraverso società offshore, ha comprato proprietà immobiliari, soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti, per oltre 100 milioni di dollari. Ci sono per esempio appartamenti nei quartieri più esclusivi di Londra e Washington e ville a Malibù, in California.
Le operazioni finanziarie risalirebbero al periodo 2003-2017. La casa reale ha detto che si tratta di informazioni poco accurate, ma poi ha voluto precisare che in ogni caso il monarca non ha fatto nulla di illegale e che si tratta di soldi suoi, non dei cittadini. Ma se andiamo a vedere il contesto giordano è evidente come la difesa non stia in piedi.
Da alcuni anni ormai, ancora prima della pandemia, la Giordania è alle prese con una grave crisi economica – disoccupazione almeno al 30%, inflazione in perenne aumento. Crisi che la casa reale ha affrontato con piani di austerità e un aumento delle tasse. Nel 2020, nel tentativo di trattenere i capitali, il governo arrivò a dire: “non ci saranno conti offshore che non saranno controllati”.
Qualcuno però è sfuggito.
Oltretutto dal 2018 – almeno fino allo scoppio della pandemia – la rabbia dei giordani per la crisi economica e la corruzione della classe politica aveva portato a manifestazioni e proteste. Considerando poi che non siamo in paese con la liquidità monetaria di alcuni vicini che esportano petrolio, la quantità di soldi investiti da Re Abdullah all’estero, 100 milioni di dollari, fa ancora più impressione.
C’è poi un altro elemento importante che va oltre la situazione economica e finanziaria: la natura autoritaria del potere in Giordania. Pochi mesi ci sono stati il caso dell’ex-principe ereditario Hamzah bin Hussein agli arresti domiciliari, e la detenzione di altri casi di semplici cittadini, finiti in prigione per aver criticato il Re sui social.
Che conseguenze concrete ci potranno essere? Abbiamo detto che i giordani sicuramente non gradiranno. Ma c’è da considerare un’ultima questione. Proprio per le sue difficoltà finanziarie il paese riceve importanti aiuti internazionali. L’anno scorso un miliardo e mezzo solo dagli Stati Uniti.
Amman è da tempo un alleato chiave dell’Occidente nella regione, ma la notizia dei soldi di Re Abdullah finiti segretamente all’estero avrà fatto innervosire qualcuno.

La whistleblower che fa tremare Facebook

(di Simonetta Poltronieri)

“Dentro Facebook, più e più volte, ho visto che c’erano conflitti di interesse tra ciò che era utile per le persone e ciò che invece era utile per Facebook. E Facebook, più e più volte, ha scelto di ottimizzare i propri interessi. Ad esempio, fare più soldi».
A parlare è Frances Haugen, ex dipendente di Facebook, esperta di analisi dati e membro del Civic Integrity Team, la squadra di esperti costituita a Menlo Park per vigilare sulle elezioni in giro per il mondo, dopo alcuni scandali che avevano già coinvolto la società. Per citare uno su tutti, il caso Cambridge Analytica.
Meno controlli, per più profitti. Più profitti, per meno sicurezza. Questa sembra essere la formula che riassume le strategie di Facebook adottate negli ultimi anni. Un circolo vizioso senza fine. Durante il programma 60 minutes della tv americana CBS, Haugen ha svelato la sua identità come l’informatrice – in gergo la whistleblower – di tutte le inchieste che nelle ultime settimane sono state pubblicate dal Wall Street Journal. Decine di migliaia di documenti, copiati e condivisi, che mostrano come l’azienda abbia mentito sui progressi fatti per contrastare l’odio, la violenza e la disinformazione.
La società guidata da Mark Zuckerberg faceva della lotta alla disinformazione e ai contenuti d’odio la sua bandiera. Come quando ha deciso di bloccare i profili del presidente Donald Trump, aprendo la discussione, ancora molto divisiva, sulla legittimità o meno di questa mossa da parte di un gruppo privato.

Secondo la ricostruzione di Haugen, Facebook ha cambiato le modalità “di filtro” dei contenuti in occasione delle elezioni americana del 2020, dimostrando che sì, un social network sicuro è possibile. Ma, subito dopo gli esiti elettorali, sono stati riutilizzati alcuni algoritmi sviluppati qualche anno fa, nel 2018, che si basano su quello che viene definito l’engagement. Tradotto, il coinvolgimento degli utenti. E i contenuti che generano più interazioni sarebbero proprio quelli d’odio o che instillano paura negli utenti.

Tra i documenti pubblicati, quello che ha fatto più discutere è stato uno che mostrava come la società, pur avendo ricevuto un rapporto sui disagi psicologici provocati – specialmente sulle ragazze in età adolescenziale – dall’utilizzo del suo social network Instagram, non avesse preso nessuna iniziativa per risolvere il problema. Settimana prossima i dirigenti di Facebook così come la whistleblower Frances Haugen sono attesi a testimoniare al Congresso. Non è certo la prima volta che i “numeri uno” di Facebook vanno in audizione. È diventato ormai celebre lo scontro con la deputata Ocasio-Cortez che aveva messo alle strette Zuckerberg. Ma quello che potrebbe succedere – di nuovo – è un declinare ogni responsabilità, appellandosi alla ricerca di un equilibrio tra la libertà di espressione di miliardi di persone e la creazione di un ambiente sicuro. Come, d’altronde, è già emerso in una nota pubblicata in risposta alle accuse di Frances Haugen.

La storia che ha raccontato Haugen dimostra, ancora una volta, il potere – per il momento illimitato – esercitato da un gigante del mondo tech come Facebook. Si discute da tempo la necessità di una regolamentazione, del circoscrivere un perimetro entro cui le aziende e le relative piattaforme possano muoversi, ma quello che emerge finora è uno scenario sempre più preoccupante che mette insieme implicazione sociali, economiche e politiche.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Edizione di sabato 23/11 08:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 23-11-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di sabato 23/11/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 23-11-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 22/11/2024 delle 19:50

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 22-11-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Giornale Radio sabato 23/11 08:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 23-11-2024

  • PlayStop

    Apertura Musicale di sabato 23/11/2024

    Svegliarsi con la musica libera di Radio Popolare

    Apertura musicale - 23-11-2024

  • PlayStop

    Gr in breve sabato 23/11 07:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 23-11-2024

  • PlayStop

    Slide Pistons – Jam Session di sabato 23/11/2024

    La frizzante trasmissione di Luciano Macchia e Raffaele Kohler. Tutti i sabati su Radio Popolare dalla mezzanotte all'una. In onda le scorribande musicali dei due suonatori d’ottone in giro per la città, assecondate da artisti formidabili e straordinari.

    Slide Pistons – Jam Session - 22-11-2024

  • PlayStop

    Doppia Acca di venerdì 22/11/2024

    Dal 2011 è la trasmissione dedicata all’hip-hop di Radio Popolare.

    Doppia_Acca - 22-11-2024

  • PlayStop

    News della notte di venerdì 22/11/2024

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 22-11-2024

  • PlayStop

    Psicoradio di venerdì 22/11/2024

    Psicoradio, avviata nel 2006 dalla collaborazione tra il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna e Arte e Salute Onlus, è una testata radiofonica dedicata alla salute mentale. Include un corso triennale per utenti psichiatrici, guidato dalla prof. Cristina Lasagni, e una programmazione che esplora temi psicologici attraverso vari registri: poetico, informativo, ironico e autobiografico. Psicoradio ha realizzato oltre 220 trasmissioni nazionali, campagne di sensibilizzazione e convegni su temi di salute mentale.

    Psicoradio - 22-11-2024

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di venerdì 22/11/2024

    Musiche dal mondo è una trasmissione di Radio Popolare dedicata alla world music, nata ben prima che l'espressione diventasse internazionale. Radio Popolare, partecipa alla World Music Charts Europe (WMCE) fin dal suo inizio. La trasmissione propone musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano. Un'ampia varietà musicale, dalle fanfare macedoni al canto siberiano, promuovendo la biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 22-11-2024

  • PlayStop

    Sui Generis di venerdì 22/11/2024

    Una trasmissione che parla di donne e altre stranezze. Attualità, cultura, approfondimenti su femminismi e questioni di genere. A cura di Elena Mordiglia.

    Sui Generis - 22-11-2024

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di venerdì 22/11/2024

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 22-11-2024

  • PlayStop

    Giornale Radio venerdì 22/11 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 22-11-2024

  • PlayStop

    Esteri di venerdì 22/11/2024

    1) Le minacce di Mosca. “il lancio del missile ipersonico di ieri è stato un successo, continueremo i test” ha detto Putin, mentre il premier polacco Tusk avverte: il rischio di conflitto globale è serio. (Lorenzo Cremonesi - Corriere della Sera) 2) Il mandato d’arresto per Netanyahu non ferma il massacro. A Gaza 38 morti da questa mattina. Il mondo si divide su come comportarsi davanti alla decisione della corte penale internazionale, ma i paesi che la riconoscono hanno degli obblighi giuridici. (Chantal Meloni - Università degli studi di Milano) 3) Stati Uniti. Donald Trump nomina Pam Bondi procuratrice generale dopo il ritiro di Matt Gaetz per gli scandali sessuali (Roberto Festa) 4) La polizia brasiliana incrimina formalmente l’ex presidente Bolsonaro per tentato colpo di stato. Se riconosciuto colpevole, potrebbe rischiare fino a 20 anni di carcere. (Luigi Spera) 5) A Buenos Aires femministe di Non Una di Meno e Nonne di Plaza de Majo insieme contro la violenza sulle donne e le politiche del governo di Milei. (Andrea Cegna) 6) Storie Estreme. Il caso Shell e il futuro della lotta ai combustibili fossili (Sara Milanese) 7) Mondialità. Il cacao e il caffè sono ancora insostenibili (Alfredo Somoza)

    Esteri - 22-11-2024

  • PlayStop

    Putin avverte: la Russia continuerà a testare altri missili ipersonici

    Il presidente russo Vladimir Putin questa sera è tornato a parlare del missile Oreshnik lanciato ieri su Dnipro, in Ucraina. Il capo del Cremlino ha detto che il test del missile ipersonico è stato un successo ed ha avvertito che la Russia continuerà a testarne altri. Putin ha anche detto di aver ordinato la "produzione in serie" di questo tipo di missili che – ha detto - "Nessun sistema al mondo è capace di intercettare”. Il comandante delle truppe missilistiche russe ha anche detto che questi missili possono raggiungere obiettivi in tutta Europa. Queste dichiarazioni arrivano nel contesto di un’escalation del conflitto che lo stesso Putin ha definito “quasi globale”. Oggi il premier polacco Donald Tusk ha detto che le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale. Abbiamo raggiunto a Kiev l’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi e gli abbiamo chiesto come è stato visto il lancio di questo missile in Ucraina.

    Clip - 22-11-2024

  • PlayStop

    Poveri ma belli di venerdì 22/11/2024

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 22-11-2024

Adesso in diretta