Il racconto della giornata di lunedì 3 ottobre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Gli annunci, le minacce e le mosse di Mosca degli ultimi giorni non hanno modificato la situazione sul terreno, anzi, con il passare dei giorni la controffensiva ucraina sembra essere più rapida ed efficace. Vladimir Putin sta perdendo la guerra in Ucraina e la caduta di Lyman è stato un durissimo colpo per i russi. La flat tax, una delle due bandiere leghiste da anni, non sembra essere tra le priorità di Giorgia Meloni e sul fronte economico appare sempre più probabile che il nuovo esecutivo seguirà la linea tracciata da Draghi. Il governo britannico ha annunciato che il maxi taglio delle tasse sui redditi alti, che era stato presentato come una spinta per l’economia, non si farà.
La controffensiva ucraina è sempre più rapida e efficace
(di Emanuele Valenti)
Gli annunci, le minacce, le mosse di Mosca degli ultimi giorni non hanno modificato la situazione sul terreno, anzi, con il passare dei giorni la controffensiva ucraina sembra essere più rapida ed efficace.
Dopo la riconquista di Lyman – regione di Donetsk, nel Donbass, lo scorso fine-settimana – le truppe di Kyiv hanno ripreso territorio anche a sud, intorno a Kherson.
Come succede ormai da tempo il Ministero della Difesa non rilascia più dichiarazioni ufficiali sulle operazioni in corso, così come non consente più ai giornalisti di andare al fronte. Alcune dichiarazioni di profili vicini al governo suggeriscono però che gli ucraini abbiano ripreso almeno 3 o 4 centri importanti a nord-est di Kherson, sulla sponda occidentale del fiume Dnipro. In un caso avanzando fino a 25/30 chilometri di profondità rispetto alla precedente linea del fronte.
Una nostra fonte ucraina che segue gli spostamenti sulla linea del fronte sostiene che l’avanzata proseguirà.
A dare peso a queste dichiarazioni quanto ammesso dallo stesso ministero della difesa di Mosca – che parla di “unità sulla difensiva” – e dagli stessi leader filo-russi a Kherson. Ma anche quanto scritto dai blog militari russi, che stanno seguendo con molta attenzione l’invasione dallo scorso febbraio. Tutti raccontano proprio l’avanzata ucraina.
La controffensiva prosegue anche nel sud-est, dopo Lyman l’esercito di Kyiv non esclude – se e quando ci saranno le condizioni – di provare a riprendere Severodonetsk. Ricordate? Dove la conquista dei russi durante l’estate costò a Mosca un sacco di uomini e mezzi.
Tutto questo pochi giorni dopo le annessioni volute dal Cremlino – oggi è arrivata anche il voto scontato della Duma – e le minacce sull’uso di armi nucleari. Oggi il portavoce di Putin, Peskov, ha ammesso come i confini dei territori appena annessi – soprattutto Kherson e Zaporizhia – siano ancora da definire.
Putin sta perdendo la guerra in Ucraina. Cosa farà per rompere questa spirale?
(di Michele Migone)
Secondo gli esperti militari statunitensi, Vladimir Putin avrebbe assunto in prima persona la conduzione delle operazioni militari in Ucraina da almeno due mesi. Lo ha fatto a causa dell’inefficienza dei generali dell’esercito regolare, rivelatesi incapaci. Putin però sta perdendo la guerra e la caduta di Lyman è stato un durissimo colpo per i russi. Dopo questa sconfitta due dei personaggi più vicini al presidente russo, il leader ceceno Kamzan Kadyrov e l’oligarca Eugheny Prigozhin, hanno fatto delle dichiarazioni molto dure nei confronti dei vertici dell’esercito che avrebbero dovuto difendere la strategica città.
Kadyrov – che in questa occasione ha invitato a usare bombe nucleari tattiche – è l’uomo che ha portato migliaia di ceceni a combattere in Ucraina mentre Prigozhin è il finanziatore della Brigata Wagner, l’esercito privato del Cremlino, protagonista, insieme ai ceceni, delle offensive che nella scorsa estate avevano permesso ai russi di conquistare parte del Donbass. Le loro parole hanno confermato come le forze russe siano complessivamente allo sbando in Ucraina, con i ceceni e i mercenari da una parte – sono loro a sparare contro i soldati regolari russi che abbandonano le loro postazioni – e le demotivate e falcidiate formazioni dell’esercito dall’altra. Ma sono state anche un involontario colpo alla narrazione del Cremlino che tendeva a sminuire la portata della sconfitta di Lyman – subita nello stesso giorno in cui veni va dichiarata l’annessione delle quattro zone – E, soprattutto, sono state un colpo nei confronti dello stesso Putin.
Sembra esserci una situazione di caos e confusione anche nel circolo ristretto del Cremlino. Saldo al potere, visto il suo apparato repressivo, Putin però è in un angolo. In Ucraina, la Russia sta ormai conducendo solo una guerra difensiva dei territori occupati, la mobilitazione dichiarata dal Cremlino rischia di essere inefficace sul fronte bellico, ma soprattutto un clamoroso autogol politico sul fronte interno. Cosa farà Putin per rompere questa spirale è una domanda che tutti si pongono con grande angoscia.
Confindustria si schiera contro la flat tax. Un’altra sconfitta per Salvini
(di Anna Bredice)
La flat tax, tra l’altro applicata solo sui redditi incrementali, è una delle voci nel programma di Giorgia Meloni, ma non è tra le prime e probabilmente dalle parole di oggi del responsabile del programma di Fratelli d’Italia Fazzolari, uno dei punti sacrificabili. “Non c’è tempo per fare altro”, ha detto riferendosi alla flat tax in versione Meloni, che è diversa e meno incisiva di quella di Salvini, che invece su questo punto, come sui prepensionamenti, si è giocato la campagna elettorale e non solo l’ultima.
Da anni sono le due bandiere leghiste, sono i due obiettivi di Salvini che oggi però Confindustria ha smontato in nome dell’emergenza energetica e dei rincari, salutando così il capo della Lega, che da mesi non è più un riferimento per il sistema industriale.
Il Veneto ha voltato la faccia dall’altra parte, regalando voti a Giorgia Meloni, in un crescendo di insoddisfazione delle piccole imprese nei confronti della Lega, che nell’ultimo governo si è dimostrato un partito poco affidabile, saltando tra governo e opposizione, alla fine difendendo più gli interessi dei balneari che delle grandi imprese. C’era Mario Draghi e ora c’è Giorgia Meloni alla quale il presidente di Confindustria Bonomi sembra voler dare un’apertura di credito. Del resto Giorgia Meloni, nel silenzio di questi giorni e nel primo intervento alla Coldiretti, non ha mai citato né la flat tax né le pensioni, la sua preoccupazione è di dare risposte ai rincari e alle bollette delle famiglie e delle aziende e in quella frase “non faremo tutto da soli, crediamo nei corpi intermedi”, promette di riprendere la concertazione con i sindacati e con Confindustria. Per ora poco si sa delle scelte economiche del prossimo governo, ma appare inevitabile seguire la linea tracciata da Draghi. Confindustria prende atto, salutando Salvini e aspettando il nuovo governo.
La marcia indietro del governo britannico sul piano di taglio delle tasse
Una clamorosa marcia indietro del governo britannico sul piano di taglio delle tasse, che ha mandato nel panico i mercati finanziari e fatto crollare la sterlina quando la neo-premier l’ha annunciata solo dieci giorni fa. Oggi il dietro front: anticipato dalla stessa Truss e confermato dal ministro dell’economia.
Il maxi taglio delle tasse sui redditi alti, che era stato presentato come una spinta per l’economia, non si farà. Una buona notizia per quella parte del paese in grave difficoltà economica e per i mercati che temevano una destabilizzazione del bilancio pubblico dato che il taglio sarebbe stato fatto praticamente tutto in deficit.
Una pessima notizia, invece, per il partito conservatore sempre più in crisi, con una leader appena eletta e già messa in discussione. Dalla Gran Bretagna, Daniele Fisichella: