Approfondimenti

La catastrofe annunciata a Gaza, i dubbi sulla manovra blindata dal governo e le altre notizie della giornata

Valico di Rafah

Il racconto della giornata di lunedì 16 ottobre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il punto della situazione in Medio Oriente a dieci giorni dall’inizio del conflitto. Il governo ha presentato la nuova manovra finanziaria e i dubbi che lascia sono più delle risposte date, e l’invito alla maggioranza a non presentare gli emendamenti mette a rischio la centralità del Parlamento. A Roma si è tenuta la cerimonia in occasione dell’80esimo anniversario del rastrellamento degli Ebrei di Roma, una marcia lenta e silenziosa dal Campidoglio al Portico d’Ottavia.

Gaza ancora senza aiuti umanitari

“Sarà una guerra lunga”, ha detto oggi il governo israeliano attraverso il suo ministro della Difesa. Netanyahu non ha ancora ordinato l’inizio dell’operazione di terra a Gaza. Nella Striscia la situazione della popolazione civile continua a peggiorare. La comunità internazionale non ha ancora trovato un accordo per l’invio di aiuti umanitari, anche se nelle ultime ore potrebbe essersi mosso qualcosa al valico di Rafah tra Gaza ed Egitto. Nella regione prosegue la missione del Segretario di Stato americano Blinken, anche per evitare un allargamento della guerra. Nelle ultime 24 ore è aumentato il fuoco anche sul fronte nord, tra Israele e Libano.

(di Emanuele Valenti)

L’ultimo bilancio da Gaza è di oltre 2.800 morti, più di 10.000 feriti, 1.000 i dispersi sotto le macerie. Ricordiamo che in questi dieci giorni ci sono stati anche 58 morti palestinesi in Cisgiordania. I raid israeliani sono andati avanti anche oggi, così come sono proseguiti i lanci di razzi dalla Striscia verso Israele. Nel pomeriggio sono entrate in azione le sirene a Tel Aviv e a Gerusalemme.
Questa mattina l’agenzia Reuters aveva scritto di un accordo per un cessate il fuoco nel sud di Gaza, dove si sono spostati molti profughi interni e dove c’è il valico di Rafah verso l’Egitto. La notizia è stata poi smentita. L’invio di aiuti umanitari non è ancora stato concordato, anche se secondo la CNN – non ci sono altre conferme – nella Striscia sarebbero entrate cinque autocisterne con del carburante carburante, fondamentale per i generatori e per le pompe di acqua. Domani in Medio Oriente arriverà anche il responsabile ONU per gli aiuti umanitari, Martin Griffiths: l’OMS ha detto che senza aiuti importanti nelle prossime 24 ore la situazione a Gaza sarà catastrofica per quanto, aggiungiamo noi, non lo sia già.
Infine, rimane attivo il fronte nord tra Israele e Libano. Gli israeliani hanno evacuato diversi villaggi sul confine. Hezbollah ha detto di avere colpito almeno cinque obiettivi. Un paese occidentale, il Canada, ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare il Libano. Da tenere sotto controllo l’Iran, che supporta Hamas e muove Hezbollah. Il tempo per una soluzione politica, ha detto Teheran, sta per terminare.
Al valico di Rafah si sono ammassate oggi migliaia di persone. Meri Calvelli della ONG Cooperazione e Solidarietà, ha vissuto per tanti anni a Gaza ed è in contatto con gli operatori sul posto:


 

2mila militari dagli USA per assistere gli israeliani via terra?

Gli ostaggi in mano ad Hamas a Gaza, secondo gli israeliani, sarebbero 199. L’amministrazione Biden prosegue la sua azione diplomatica, ma non è ancora chiaro con quali risultati. Il segretario di Stato Blinken non è tornato a Washington come previsto, ma sta andando invece ad Amman, in Giordania. Secondo i media americani, gli Stati Uniti manderanno 2.000 militari per assistere gli israeliani durante l’operazione di terra. E non è escluso, però, un viaggio in Israele a breve dello stesso Biden. Roberto Festa:


 

Una manovra che lascia più domande che risposte

(di Massimo Alberti)

La prima novità rilevante riguarda il Fisco: l’accorpamento delle prime due aliquote, necessario per non vanificare gli effetti del taglio del cuneo fiscale, sarà finanziato solo un anno. È un dato importante perché conferma l’impostazione tutta elettorale della manovra, volta a scavallare le elezioni europee. Di fatto i due provvedimenti principali, il primo passo della delega appunto e il taglio del cuneo contributivo, sono a tempo. E non genereranno crescita, come messo nero su bianco nella Nadef. L’altra novità in questo campo è la franchigia di 260euro sopra 50mila di reddito, necessaria per evitare che della riforma fiscale si avvantaggino anche i redditi più alti. Poi c’è la clamorosa sconfessione di una delle promesse elettorali del governo: via Quota 103 e Ape sociale. Andare in pensione prima, per chi per anni ha fatto lavori duri, sarà più costoso e difficile. Lavorerete meno, diceva la destra in campagna elettorale per conquistare il voto operaio, lavorerete di più, è la realtà. I 3 miliardi sulla sanità, uno in meno di quanto chiesto dal ministro Schillaci, andranno per le liste di attesa, dice Meloni, stringendo ancora più i rapporti col privato. Il pacchetto famiglia, ridotto ad un miliardo rispetto alle aspettative, si salva col colpo a sorpresa dei nidi gratuiti dal secondo figlio. Quello che non è chiaro, sono le coperture extra deficit. In conferenza stampa il Ministro dell’Economia è stato molto fumoso, parlando di 9 miliardi di tagli di spesa. Non è chiaro come né dove, e non è detto che le sorprese, qui, siano molto negative. La manovra lascia più domande che risposte, a partire da cosa accadrà il prossimo anno, quando il nuovo patto di stabilità, la crescita sotto le stime, daranno un quadro reale molto diverso. Ma intanto le elezioni saranno passate. Ora però è tempo dei giudizi: quello di Bruxelles, e venerdì il primo delle agenzie di rating.

Il no del governo agli emendamenti della maggioranza

(di Anna Bredice)

Una manovra blindata che, prima di essere respinta dalle opposizioni, rischia di trovare parecchi malumori anche nella maggioranza, visto che il Ministro dell’Economia Giorgetti chiede, tradotto ordina, ai gruppi di maggioranza di non presentare emendamenti. Visti i numeri così sbilanciati in Parlamento a favore della destra e la bocciatura scontata degli emendamenti dell’opposizione, è una manovra che in sostanza si direbbe già chiusa. Imposta, senza possibilità di modifiche, con buona pace della centralità del Parlamento. Ma la volontà di Giorgetti trova già qualche dubbio dentro Fratelli d’Italia e Forza Italia che non vogliono avere le mani legate, considerando che si tratta della manovra di bilancio che porta direttamente alle elezioni europee dell’anno prossimo: unica occasione per realizzare qualche promessa in più, ma a quanto pare promesse che restano nel cassetto, a favore di grandi annunci su asili nido gratis e cuneo fiscale. Il primo però che vede le sue bandiere svanire è Matteo Salvini, che non porta a casa nulla su pensioni e flat tax. Il ministro Giorgetti è stato chiaro nel dire che i pensionamenti anticipati vedranno una stretta. Si accontenta del sempre presente Ponte sullo Stretto e della riduzione del canone Rai, venti euro in un anno. Giorgia Meloni dopo mezz’ora di conferenza stampa scappa, ormai è un’abitudine. Per le risposte ai giornalisti restano gli altri, lei come altre volte giustifica il “non si può” con il deficit prodotto dal superbonus del passato. Si vedrà quindi se quella presentata oggi sarà la manovra che arriverà in Parlamento, dove solo l’opposizione potrà tentare di cambiarla. L’opposizione che oggi definisce la legge di bilancio “senza visione strategica”, dice Elly Schlein, “insignificante e dannosa”, per Giuseppe Conte.

La marcia silenziosa per l’80esimo anniversario del rastrellamento degli ebrei di Roma

(di Alessandro Gilioli)

È stata una marcia lenta, silenziosa e bagnata da un filo di pioggia quella che oggi, al tramonto, ha coperto i 500 metri dal Campidoglio al Portico d’Ottavia, dove ottant’anni fa più di 1200 ebrei romani di cui 200 bambini furono rastrellati dai nazisti tedeschi e dai fascisti italiani per essere deportati ad Auschwitz.
Ne tornarono vivi in sedici, su 1200. “Siamo i figli e i nipoti della Shoah”, dicevano oggi gli ebrei romani, e in effetti molti dei presenti alla marcia avevano un papà, un nonno o qualche altro parente fra le vittime di quel rastrellamento. La marcia, a cui ha partecipato un migliaio di persone, ha assunto ovviamente un significato particolare per quello che sta succedendo in questi giorni in medio oriente. E tra gli ebrei romani ho colto stati d’animo diversi su quello che ha fatto seguito alla strage del 7 ottobre e non mancava chi esprimeva dolore anche per i bambini palestinesi che sono morti e stanno morendo a Gaza.
In testa alla marcia c’era il sindaco di Roma Gualtieri, insieme ai vertici della comunità ebraica. Al Portico d’Ottavia poi è arrivato anche il presidente Mattarella che ha deposto una corona di fiori.

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    A partire da poesie e racconti originali, Pippo Delbono mette in scena un gesto di solitaria ribellione, mosso dalla volontà di continuare a vivere, allargando lo sguardo verso ciò che ci circonda, a costo di trovarsi di fronte a una realtà peggiore di quella da cui si era fuggiti. Attraverso il racconto salvifico delle proprie debolezze, paure e speranze, l’artista crea uno spettacolo che è un’invocazione alla rinascita e che, a partire da un’esperienza personale, sfocia nella rappresentazione universale di quel “sentimento di perdita” che riguarda tutti. Il risveglio è un lavoro sulle cadute e i risvegli, dedicato a chi si è addormentato e poi risvegliato, e a chi ancora non lo ha fatto. Attorno a Pippo Delbono, gli attori della Compagnia danzano sulle note struggenti che suonano lamenti di amore e tenerezza evocando un rito sacro, un funerale forse. Sulle note del virtuoso violoncellista Giovanni Ricciardi, in scena con il suo strumento, e su brani che provengono dalla memoria degli anni Settanta, Delbono si ripete: «Devi danzare, danzare nella tua guerra». Ira Rubini l'ha raggiunto per Cult il giorno dopo il debutto milanese del suo spettacolo Il risveglio

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