Il racconto della giornata di lunedì 15 gennaio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Hamas ha diffuso un video con i corpi privi di vita di due ostaggi. Un missile Huthi ha colpito una nave commerciale americana senza causare vittime. Secondo Oxfam negli ultimi anni la ricchezza dei ceti meno abbienti si è dimezzata, mentre quella dei più benestanti è rimasta inalterata. Oggi Ignazio La Russa ha visitato il Binario 21. Nelle prossime ore potrebbe arrivare la sentenza della Corte di Cassazione sulla strage di Viareggio.
Hamas ha diffuso un nuovo video con i corpi senza vita di due ostaggi
Questa sera Hamas ha pubblicato un video nel quale sarebbero ripresi i cadavederi di due ostaggi. Al loro fianco una ragazza israeliana, anche lei in mano ad Hamas, che dice che i due sono stati uccisi da un raid israeliano sulla Striscia.
Non è possibile verificare l’autenticità del video, che conferma comunque quanto questa sia anche una guerra di propaganda per mettere alla prova la psicologia del nemico.
A Gaza ci sono state anche oggi decine di vittime.
Dall’inizio del conflitto, dicono le autorità locali, i morti sarebbero ormai più di 24mila.
In tarda mattinata nel centro di Israele, a nord di Tel Aviv, c’è stato un attentato.
Due macchine hanno investito un gruppo di persone.
C’è un morto e 17 feriti, 3 in condizioni gravi.
Fermati due cittadini palestinesi.
Nonostante la pesantissima campagna militare a Gaza la società israeliana continua a sentirsi vulnerabile.
In Israele abbiamo raggiunto Gabriele Segre, presidente della Fondazione Vittorio Dan Segre…
Cresce il rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente
(di Emanuele Valenti)
Stati Uniti e Israele da una parte, Iran dall’altra.
Sono i due fronti della crisi in Medio Oriente. Crisi cominciata lo scorso 7 ottobre con l’attacco di Hamas nel sud di Israele e proseguita poi con la feroce rappresaglia israeliana sulla Striscia di Gaza. La rappresaglia è ancora in corso e a oggi, secondo le autorità locali palestinesi, ha fatto più di 24 mila vittime.
Il rischio è che la crisi in Medio Oriente diventi una guerra su larga scala.
È possibile?
Al momento sembra una possibilità ancora lontana, visto che nonostante il quadro peggiori di giorno in giorno, tutte le parti in causa, almeno americani e iraniani, sono determinati a evitare uno scontro diretto.
In fondo, con tutte le differenze del caso, che sono tante, è una situazione simile a quella dell’Ucraina. Ricordate? Biden chiese ai suoi di dare a Kyiv tutto l’appoggio necessario – soldi e armi, con l’incognita dell’opposizione dei repubblicani trumpiani – ma ha sempre sottolineato come le armi americane non debbano essere usate in alcun modo per colpire in territorio russo. Proprio per evitare un allargamento del conflitto.
Ma a rendere i due contesti – Ucraina e Medio Oriente – molto diversi tra loro c’è anche la natura dei rapporti tra i due fronti. Come durante la Guerra Fredda Mosca e Washington hanno dei canali di comunicazione. Non c’è alcuna fiducia tra russi e americani, ma entrambi sanno che eventuali incidenti o errori di calcolo verranno subito comunicati.
Tra Stati Uniti e Iran questi canali di comunicazione non ci sono. Nessuno vuole una guerra aperta ma eventuali errori di calcolo o possibili incidenti non potrebbero essere gestiti come lo sarebbero tra Russia e Stati Uniti.
In Medio Oriente quindi il gioco è ancora più pericoloso.
E in fondo di gioco si tratta. Entrambe le parti stanno facendo di tutto per evitare un contatto diretto e lo scontro passa infatti attraverso gli alleati nella regione.
Israele viene attaccato dagli Hezbollah libanesi. Il commercio mondiale, con importanti interessi occidentali, è attaccato dagli Houthi dello Yemen. È successo anche oggi. E poi ci sono gli attacchi contro le basi americane in Iraq e in Siria da parte di milizie sciite filo-iraniane e le risposte degli Stati Uniti sempre in quei due paesi.
Tehran sta cercando di far lievitare i costi che gli americani devono pagare per il supporto a Israele, ma stanno cercando di farlo senza colpire direttamente le forze degli Stati Uniti nella regione. Allo stesso modo Israele, quando a inizio gennaio ha ucciso a Beirut uno dei leader di Hamas ha fatto in modo di non colpire – almeno in quell’occasione – i miliziani di Hezbollah, l’alleato libanese dell’Iran. La logica è sempre stata la stessa: avvicinarsi il più possibile ma non colpire mai direttamente il vero nemico.
Ma cosa succederebbe se ci fossero tanti morti americani? Quali carte avrebbe la Casa Bianca? E allo stesso modo cosa farebbero gli ayatollah se venissero colpiti con ancora più forza gli Hezbollah libanesi? Oppure il territorio iraniano?
Le domande sono aperte. Ma sicuramente il quadro non potrebbe rimanere fermo.
Il divario tra ricchi e poveri nel mondo si sta allargando
Il rapporto della Ong Oxfam è stato presentato oggi proprio in occasione dell’inizio del forum economico di Davos. Le grandi multinazionali prosperano: in particolare nell’ultimo anno quelle di alimentari ed energia hanno visto triplicati i loro profitti, complici le tensioni geopolitiche. La nuova ricchezza generata a partire dal 2020 ammonta a 42mila miliardi di dollari: 26mila sono stati incassati dall’1% più ricco della popolazione mondiale.
In Italia la situazione ricalca esattamente questo trend. E il primo anno del governo Meloni ha peggiorato la situazione.
(di Alessandro Principe)
Secondo il rapporto Oxfam pubblicato oggi negli ultimi anni la ricchezza dei ceti meno abbienti si è dimezzata, mentre quella dei più benestanti è rimasta sostanzialmente inalterata: il risultato è un aumento delle disuguaglianze. Un andamento analogo ai redditi lo hanno avuto i patrimoni, con l’1% dei cittadini italiani che ha un patrimonio di oltre 80 volte più cospicuo del 20% degli italiani più poveri. Dal rapporto emerge dunque un paese più diseguale, dove chi è più povero resta inchiodato a livelli di reddito e patrimonio sempre più lontano da chi sta meglio. Allo stesso tempo, cresce l’incidenza della povertà assoluta nel 2022, destinata a peggiorare nel 2023 secondo Oxfam. Nel 2022 circa 5,6 milioni di persone erano in condizioni di povertà assoluta. La Ong critica le misure del governo, giudicate inadeguate ad affrontare questa situazione in particolare dal punto di vista fiscale e delle politiche per il lavoro. Il primo anno del governo Meloni è stato caratterizzato da politiche del lavoro incapaci di ridimensionare il fenomeno della povertà lavorativa, da una riforma fiscale che riduce l’equità e l’efficienza del sistema impositivo italiano e dall’abbandono dell’approccio universalistico alla lotta alla povertà: la fine del reddito di cittadinanza e il rifiuto del salario minimo.
Ignazio La Russa non riesce ancora a definirsi antifascista
(di Michele Migone)
Quando esce dal Memoriale della Shoa di Milano, alle sue spalle il muro con la scritta indifferenza, davanti il muro delle telecamere, un cronista gli chiede: “Oggi si sente un po’ antifascista” ? Ignazio La Russa sfoggia un sorriso e ribatte: “Non svilire queste occasioni con queste cose”. Poi se ne va. La visita al Binario 21 per lui si chiude così. Anche in questa occasione, la seconda carica dello stato, non è riuscito a definirsi antifascista. E neanche ha voluto indicare nella complicità dei fascisti di Salò la responsabilità dell’Olocausto. Il presidente del senato era stato invitato a visitare il Binario 21 da Liliana Segre diverse settimane fa, durante la Prima della Scala. Un invito dalle venature pedagogiche, si potrebbe intuire, visto i continui tentativi di La Russa di riscrivere la storia d’Italia. Un’occasione a cui si sono associati i senatori, membri della commissione sui crimini di odio, presieduta dalla stessa Segre. E’stata lei ad accompagnarli nella odierna visita; a raccontare loro quel viaggio di deportazione verso Auschwitz, a ricordare l’indifferenza dei milanesi attorno alla persecuzione degli ebrei, a indicare nei nazisti e nei fascisti i responsabili della Shoa. Nel breve intervento fatto dopo quello di Liliana Segre, Ignazio La Russa ha parlato di Male Assoluto, è ritornato sulla questione dell’indifferenza, ma non ha mai pronunciato la parola fascismo, omettendo ancora una volta una parte fondamentale della Storia della Shoa, che così nascosta, viene manipolata. Liliana Segre al termine, alla domanda sul perché La Russa non riesce a definirsi antifascista, ha risposto così ai cronisti. Una sola frase, ma molto significativa: Chiediamolo a lui”
Si attende la sentenza definitiva sulla strage di Viareggio
Nelle prossime ore potrebbe arrivare la sentenza definitiva sulla strage di Viareggio. I
giudici di Cassazione sono in questo momento in camera di Consiglio. Dopo 14 anni e
diversi gradi di giudizio, il verdetto è atteso in serata, a meno che non venga accolto un
ricorso alla Corte Costituzionale da parte degli imputati. Tra questi c’è anche l’ex
amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana e di Ferrovie dello stato, Mauro
Moretti che in appello bis era stato condannato a 5 anni di carcere. Le accuse sono a vario
titolo disastro ferroviario, incendio e lesioni mentre era caduta in prescrizione l’accusa di
omicidio colposo. Nell’incidente ferroviario del giugno 2009 morirono 32 persone,
centinaia furono i feriti. Di fronte al Tribunale oggi c’è stato un sit dei familiari delle
vittime. Daniela Rombi è la presidente del loro comitato, “Il mondo che vorrei”.