Approfondimenti

L’operazione di terra a Rafah in pieno svolgimento, l’avanzata russa e le altre notizie della giornata

Soldati israeliani con veicoli militari in una posizione nel campo profughi palestinese di Jabalia.

Il racconto della giornata di lunedì 13 maggio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Un veicolo dell’Onu è stato colpito da una sparatoria vicino al valico di Rafah a sud di Gaza. Un villaggio dopo l’altro, l’avanzata russa verso Kharkiv continua. Giovanni Toti, attualmente agli arresti domiciliari, non si dimetterà da governatore della Regione Liguria. Gli studenti pro Palestina hanno occupato una facoltà e due atenei a Torino, in Piemonte.

Rafah e Jabalia sotto il fuoco israeliano

Un’indagine immediata e approfondita su quanto accaduto nel pomeriggio a Rafah: a chiederla è il segretario generale delle nazioni unite Guterres, dopo che oggi un’auto che trasportava membri dell’Oms è stata colpita mentre viaggiava nei pressi del valico. Almeno un operatore è morto, mentre un altro sarebbe ferito. L’esercito israeliano ha confermato l’episodio, ma messo in dubbio che a sparare siano stati i suoi soldati.

Dalla città rifugio dei profughi sono scappate, dal primo ordine di evacuazione di una settimana fa, oltre 360mila persone. La maggior parte di loro si sono diretti verso Khan Younis, dove sorgono nuove tendopoli improvvisate negli spazi tra le case bombardate. E dove manca tutto, come racconta Mohamad, cittadino palestinese.

 

L’operazione di terra a Rafah, a lungo presentata come una linea rossa dalla comunità internazionale, è dunque in pieno svolgimento. Andremo avanti fino alla vittoria, ha detto Netaniahu, la scelta è tra “noi, Israele o i mostri, Hamas”. Questa di Rafah, nei piani di telaviv, avrebbe dovuto essere l’ultima parte dell’offensiva su Gaza, dopo che il nord e il centro della striscia erano stati dichiarati “bonificati” o “ripuliti”. Ma negli ultimi giorni, e questo è molto significativo, le operazioni nel nord sono riprese. Emanuele Valenti.

 

L’esercito russo avanza verso Kharkiv

Un villaggio dopo l’altro, l’avanzata russa continua. “Vovchasnk sta diventando una nuova Bakhmut” hanno dichiarato le autorità di Kiev ammettendo un nuovo successo di Mosca lungo la linea del fronte. Nei dintorni di Kharkiv i russi attaccano con almeno 30mila uomini.
A mosca intanto il presidente Putin ha annunciato qualche cambio ai vertici: il figlio del suo più stretto sodale, Patrushev, è stato nominato vicepremier, mentre il ministro della difesa Shoigu è stato sostituito da un economista, Andrei Belusov, segno dell’ormai completa riconversione dell’economia russa a un’economia di guerra.
Sul campo, gli ucraini attendono gli aiuti militari occidentali: qualche munizione è arrivata, ma il grosso delle forniture potrebbe non arrivare prima della fine della settimana prossima. Sabato Angieri.

 

Giovanni Toti rimarrà al suo posto, almeno per ora

(di Luigi Ambrosio)
A un certo punto oggi l’avvocato di Giovanni Toti ha voluto smentire le dimissioni del presidente della Regione Liguria, ai domiciliari dalla scorsa settimana.
“Escludo al 100% che si sia dimesso, non so perché si mettono in giro certe voci, domani mattina fisseremo il giorno dell’interrogatorio, poi vedremo” ha affermato l’avvocato.

Nella maggioranza che sostiene Toti ci sono zone d’ombra e ambiguità, soprattutto in casa Fratelli d’Italia. Ma oggi il motivo di preoccupazione maggiore, per i coinvolti nell’inchiesta, arriva dalle parole dell’imprenditore Aldo Spinelli, accusato di essere l’erogatore principale di tangenti in cambio di favori per la sua attività al porto di Genova e per altri interessi finanziari.
“Ho detto tutto, tutto” ha dichiarato ai cronisti dopo il suo interrogatorio di garanzia stamattina.
Il suo avvocato ha confermato che Spinelli ha risposto a tutte le domande della Giudice per le Indagini Preliminari.

Al di là del contenuto dell’interrogatorio di stamattina, il profilo di Spinelli che emerge dalle carte degli investigatori è quello di un uomo che sta al centro della presunta rete di complicità, favori e corruzione. Quindi, potenzialmente, potrebbe dire molte cose. E fare preoccupare molte persone.

Intanto continuano a venire pubblicate le intercettazioni telefoniche dell’inchiesta. In una di queste, Toti dice al presidente dell’autorità del porto, Signorini: “la diga è sostanzialmente per Spinelli”.

Tende per la Palestina in due atenei e una facoltà a Torino

(di Rita Rapisardi)
L’hanno chiamata “intifada studentesca” gli studenti che questa mattina in tre momenti diversi hanno deciso di occupare con le tende il cortile del Politecnico, la sede di Fisica e Palazzo nuovo sede delle facoltà umanistiche, tutto questo in solidarietà con il popolo palestinese e contro la collaborazione degli atenei torinesi con le istituzioni e le università di Tel Aviv. “Tende contro la complicità di politecnico e governo con il genocidio”, è uno degli striscioni affissi a ingegneria dai collettivi dietro la protesta tra cui Cambiare rotta, Studenti indipendenti, Progetto Palestina e le transfemministe di Non una di Meno. L’occupazione con le tende non è nuova in Italia, ci sono già state altre città che hanno seguito i campus universitari statunitensi. Al centro anche la vendita delle armi: “Nel 2023 l’Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7 milioni di euro. Queste morti sono sulla nostra coscienza”, hanno spiegato gli studenti di Fisica. “All eyes on Rafah” è invece l’urlo che arriva dalle facoltà umanistiche: “Sono passati più di duecento giorni dall’invasione di Gaza e dall’inizio del genocidio. Dal 7 ottobre abbiamo visto come le nostre istituzioni hanno mostrato solo complicità”, hanno spiegato gli studenti. L’occupazione, che non intacca lo svolgimento delle lezioni, inaugura la settimana di manifestazioni studentesche che culminerà nel corteo pro Palestina a Torino il 18 maggio, organizzato da Torino per Gaza per i 76 anni l’esodo forzato dei palestinesi dai territori occupati.

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    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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