Il racconto della giornata di lunedì 10 gennaio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Durante la conferenza stampa di questa sera Draghi ha voluto mostrarsi ben saldo alla guida del governo e recuperare lo stile da decisore finale dei primi mesi. Nel giorno del rientro a scuola in classe mancavano circa il 10% degli studenti. La crescita del Pil non si è tradotta in posti di lavoro, secondo gli ultimi dati ISTAT il 90% dei nuovi contratti sarebbero a termine. I colloqui tra Stati uniti e Russia non hanno ancora portato a nessun compromesso sull’Ucraina. Spagna e Gran Bretagna si preparano a passare da una fase pandemica a una fase endemica della malattia. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.
Draghi difende le scelte del suo esecutivo: “La scuola va tutelata non abbandonata”
(di Anna Bredice)
“Rispondo alla parte accettabile della domanda”, così dice Mario Draghi ad un certo punto della conferenza stampa. Ha glissato ogni domanda diretta sulle sue mire quirinalizie, non voleva parlarne aveva detto e non l’ha fatto, ma ha voluto mostrarsi ben saldo alla guida del governo, che dice “sta andando avanti bene. E poi per recuperare lo stile dei primi mesi, quello del decisore finale a Palazzo Chigi, risponde piccato “non decido più? La scuola aperta mostra il contrario, per noi è una priorità, non era il modo in cui questo tema è stato affrontato in passato”: un colpo diretto a chi l’ha preceduto a Palazzo Chigi, non solo Conte, ma una buona parte della sua attuale maggioranza. E la scuola è stato il punto più importante della conferenza stampa, una promessa, quasi una sfida, quella di riaprire, che rivendica come scelta sua e del governo, non frutto di mediazione, sostiene, ma come bisogno di arrivare ad un accordo unanime. “La scuola va protetta, tutelata non abbandonata”, dice Draghi, “può essere che ci saranno più studenti in Dad, ma non vogliamo una chiusura generalizzata”. Questo era l’obiettivo, più in generale si coglie nelle parole di Draghi il tentativo, attraverso tutte le misure prese, di convincere il più possibile i non vaccinati a farlo, per la loro sicurezza e per non premere troppo sul sistema sanitario. La conferenza stampa arriva dopo settimane di silenzio, chiede scusa per aver sottovalutato l’attesa che c’era sul decreto sull’obbligo vaccinale e arriva dopo quella sorta di autocandidatura al Quirinale che è sembrato averlo reso meno indipendente dai partiti. Oggi cerca di scrollarsi questa impressione, “non ho cercato compromessi perché debole, ma per unanimità”, il governo è ben saldo e a decidere è lui, questo è ciò che gli premeva dire. E sul Quirinale a questo punto restano le ultime parole di fine anno, quel “nonno a disposizione delle Istituzioni”, che però per ora preferisce il basso profilo
Scuola, circa il 10% degli studenti non è potuto rientrare
(di Guglielmo Vespignani)
Il caso più clamoroso è senza dubbio quello della Campania: la scorsa settimana il governatore Vincenzo De Luca aveva firmato un’ordinanza per tenere chiuse le scuole elementari e medie. Ebbene è di poche ore fa la notizia che il TAR ha accolto il ricorso del governo proprio contro questa decisione di De Luca, che ora dovrà adeguarsi alla decisione del tribunale e riaprire gli istituti rimasti chiusi oggi.
Ma in che contesto si inserisce questa decisione? La stima dell’Associazione Nazionale Presidi è di una media di uno studente assente su 10 al rientro in classe in Italia. Lo riferisce il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli, che parla di difficoltà soprattutto a trovare supplenti dei prof assenti, in particolare di quelli sospesi perché non vaccinati.
Dati che trovano conferma in Lombardia, dove l’associazione nazionale presidi riporta una media di assenze nelle classi di circa il 10%. Una percentuale che, però, è destinata a salire, dice il presidente della sezione regionale Matteo Loria, in quanto sono molto probabili nei prossimi giorni nuovi referti di studenti positivi e quindi nuove quarantene.
E in alcuni casi i numeri sono già molto più alti: al liceo Salvemini di Bari, dove questa mattina si è recato in visita il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, alla campanella mancavano circa il 15% degli studenti perché positivi o in quarantena.
Più contenuta la situazione nel Bolognese, dove sono poco più di 4.500 su 104 mila gli studenti che sono rimasti a casa, pari circa al 5% del totale, mentre a Firenze i sindacati CGIL Firenze e FLC/CGIL riferiscono di una media di quattro/cinque studenti assenti negli istituti di tutta la provincia, con picchi del 25/30% in alcune scuole, e di un personale docente ridotto di almeno il 10% in ogni istituto.
Una situazione che ha generato non poco malcontento tra gli studenti di tutta Italia: a Milano i ragazzi e le ragazze del Liceo Classico Manzoni hanno occupato l’istituto contro le politiche del Governo Draghi, parlando di “scuola strumentalizzata e abbandonata”. Anche a Bari gli studenti di undici licei hanno scioperato, mentre a Napoli la protesta del Classico Sannazaro si è riversata nella piazza davanti alla scuola, con gli studenti che hanno chiesto di poter rientrare in presenza in sicurezza.
Cresce il numero degli occupati, ma i nuovi contratti sono quasi tutti a termine
(di Massimo Alberti)
Il 2021 finisce come era iniziato, con l’esplosione del lavoro precario. Gli ultimi dati ISTAT di novembre confermano che il contratto a termine è l’unica forma in netta crescita. La crescita del Pil non si è tradotta in posti di lavoro, che restano ancora al di sotto del periodo pre pandemia.
Ottobre aveva dato un pizzico di speranza, con i contratti a tempo indeterminato tornati a crescere di qualche migliaia. Ma in queste statistiche, un mese non fa primavera, e sul lavoro è già ricalato il gelo invernale. A novembre 2021 gli occupati sono cresciuti di 64mila su ottobre, risultato di una crescita di 66mila indipendenti (che dopo mesi di continuo calo tornano ad aumentare) di 19mila a termine, con un calo di 21 mila tempo indeterminato. In un anno sono 494mila posti in più che riportano gli occupati sopra i 23 milioni, ma ancora sotto di 115mila rispetto al gennaio 2020. Il tasso di occupazione femminile cresce ma resta ancora sotto il 50% e il numero di inattivi rimane il più alto d’Europa. I posti di lavoro vacanti sono circa 1 ogni 8 disoccupati. La stragrande maggioranza degli occupati in più è a termine: 448mila sui 494mila, il 90% in un anno. Parliamo di contratti che solo per i più fortunati durano oltre 6 mesi, solo 1 su 4. 3 su 10 durano meno di un mese, uno su dieci dura un giorno. Sono anche effetti della deregolamentazione dei contratti a termine del governo, che -lo dicono i numeri – ha prodotto lavoro povero e accumulo di ricchezza nelle tasche di pochi. La crescita della ricchezza, i fondi del PNRR e quel più 6,3% del pil che ha portato gli indicatori delle imprese come il fatturato già al di sopra del periodo pre pandemico, non si è tradotta in investimenti e quindi in posti di lavoro, e neppure è stata redistribuita, sotto forma di salari diritti, o stabilità.
Ucraina, ancora nessun accordo tra Stati Uniti e Russia
(di Emanuele Valenti)
Nessun accordo, come previsto, nell’incontro Stati Uniti-Russia che si è tenuto oggi a Ginevra.
Entrambe le parti hanno confermato che i colloqui sono stati importanti ma che al momento si è trattato di prendere atto delle posizioni reciproche e di fare delle prime proposte.
I colloqui proseguiranno anche nei prossimi giorni, attraverso il Consiglio NATO-Russia e il Consiglio Permanente dell’OSCE.
Al momento questo passaggio diplomatico sembra comunque segnare un punto a favore di Putin, che ha portato al tavolo Stati Uniti e NATO. E per il Cremlino non si tratta dell’unico risultato internazionale ottenuto in questi giorni.
“Abbiamo difeso il Kazakhstan da una rivolta orchestrata dall’esterno e le altre ex-repubbliche sovietiche potranno sempre contare sul nostro aiuto”.
Così Vladimir Putin, commentando quanto successo la scorsa settimana in quello che fino a pochi giorni fa era considerato il paese più stabile di tutta l’Asia Centrale. Il presidente russo ha parlato durante una riunione dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, una delle organizzazioni che tengono insieme molti ex-paesi sovietici, e con una narrazione consolidata ha quindi puntato il dito su non meglio precisate forze esterne.
L’intervento in Kazakhstan – poco più di 2500 uomini – ha consolidato il ruolo di Mosca a livello internazionale, non solo nella sua area di influenza. Oltretutto il Kazakhstan è famoso per aver sviluppato una diplomazia economica che non ha escluso nessuno – Russia, Cina e Occidente.
Ma in quello che considera il suo primo spazio geopolitico Putin c’è, e ribadisce che la Russia, anche a trent’anni dalla fine della Guerra Fredda, è un attore globale importante, con il quale bisogna confrontarsi. Lo aveva già fatto in modo diverso e in un contesto radicalmente diverso in Siria.
E con altri strumenti lo fa in Bielorussia oppure nella delicatissima Ucraina, al centro degli incontri Russia-Occidente di questa settimana.
Ci sono motivazioni interne e rischi sulla scena internazionale. Ma a Mosca stanno cercando di tenere un punto di equilibrio.
Covid, Spagna e Gran Bretagna puntano sulla convivenza con il virus
In base agli ultimi dati, la Gran Bretagna ha superato il picco dei contagi da variante Omicron. Oggi sono stati accertati circa 140mila casi, ma la curva è in discesa da alcuni giorni. Anche il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva resta contenuto. Adesso – ha fatto sapere il governo di Londra – comincia la convivenza con il virus. L’obiettivo del governo, che non ha mai adottato misure troppo drastiche, è quello di passare da una fase pandemica a una fase endemica della malattia. Una strategia che adotterà anche la Spagna. Il premier Sanchez ha confermato oggi che il governo sta lavorando a un piano di gestione del Covid più simile a quello che si mette in atto per l’influenza.
Com’è dunque realizzabile questa strategia e quanto può essere efficace?
Lo abbiamo chiesto a Giorgio Gilestro, docente di neurobiologia all’Imperial College di Londra.
L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
In Italia sono 2 milioni le persone attualmente positive al Covid. Il numero è stato raggiunto con il bollettino dei nuovi casi di oggi. Sono 101mila i contagi verificati nelle ultime 24 ore, con un tasso di positività al 16,6%, in leggero aumento rispetto a ieri. 227 i decessi.
🔴 #Covid19 – La situazione in Italia al 10 gennaio: https://t.co/9bTOsOiTgh pic.twitter.com/4XzGpiitya
— Ministero della Salute (@MinisteroSalute) January 10, 2022
🔴 A fronte di 86.367 tamponi effettuati, sono 17.581 i nuovi positivi (20,3%).
📉 Consulta online la piattaforma con i dati quotidianamente aggiornati sull’andamento dell’epidemia di Coronavirus in Regione Lombardia.
➡️ https://t.co/eR0PI6N6JG pic.twitter.com/ABSzKXlBcc— Regione Lombardia (@RegLombardia) January 10, 2022