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Le proteste in Francia per l’uccisione di Nahel, i nuovi dettagli sulla rottura tra Prigozhin e Mosca e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 29 giugno 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Continuano le proteste in Francia dopo che un ragazzo di soli diciassette anni è stato ucciso da un poliziotto durante un controllo stradale a Nanterre, nella periferia di Parigi. Il presidente del Comitato di Difesa della Duma, Karta-polov, ha rivelato che Prigozhin si è rifiutato di firmare un contratto imposto dal Ministero della Difesa russo. Il governo ha dato il via libera a un ordine del giorno del Pd che impegna l’esecutivo a sanzionare Visibilia, la società di Daniela Santanchè. La delega fiscale del governo è stata approvata dalla Commissione Finanze della Camera e sarà discussa in aula il 10 luglio. In seguito all’ultimo caso di femminicidio a Roma, diverse parlamentari hanno sollecitato l’attivazione immediata della commissione d’inchiesta sul femminicidio, istituita alcuni mesi fa ma mai diventata operativa.

Le proteste in Francia per il diciassettenne assassinato dalla polizia

In Francia monta la rabbia dopo l’uccisione, due giorni fa a Nanterre, periferia di Parigi, di un ragazzo di appena 17 anni, Nael, da parte di un poliziotto, durante un controllo stradale. L’agente è accusato di omicidio volontario ed è stato arrestato ma questo non sembra per ora placare le polemiche e le proteste. La prossima notte sarà cruciale, oltre 40mila poliziotti saranno schierati in tutta la Francia. Gli scontri sono però già iniziati, nel pomeriggio, proprio a Nanterre, durante la marcia di lutto e di rivolta, così l’hanno chiamata, convocata da familiari e amici del ragazzo ucciso.

(di Luisa Nannipieri)
Sono venuti in 6200, secondo la polizia. Gli organizzatori non hanno ancora parlato di cifre ma è facile pensare che fossero molti di più a sfilare nelle vie di Nanterre, giovedì pomeriggio, per mostrare il loro sostegno alla famiglia di Nahel. Il diciassettenne è stato ucciso martedì da un poliziotto proprio a pochi passi dalla prefettura, dove la marcia bianca si è dispersa sotto i tiri dei lacrimogeni.
La polizia uccide non è solo uno slogan urlato ripetutamente dalla folla che si è radunata nel quartiere dove abitava il ragazzo, e che chiede “Giustizia per Nahel”. Per molti manifestanti è una realtà quasi quotidiana. Al punto che oggi, molti mi dicono di non avere “il cuore” di parlare. Perché quella di Nahel è una storia che si ripete troppo spesso e che se anche marciano oggi a Nanterre è per la famiglia del ragazzo e per tutti i morti che non sono stati mediatizzati che lo fanno. Di certo non perché si aspettano che le cose cambino: dopotutto, quando si tratta di ragazzi di periferia le cose stanno così, è un fatto.

Anche la rapida richiesta della procura di incriminare e trattenere in custodia cautelare il poliziotto che ha sparato, confermata dai giudici a fine pomeriggio, non suscita grandi aspettative. Vedremo se pagherà, mi dicono poco convinti. Altri fanno notare che ce n’erano due di poliziotti, non uno solo. E che la versione che gira sui social di uno dei passeggeri indicherebbe che Nahel non è scappato ma che ha mollato il pedale della macchina con il cambio automatico di riflesso, quando il poliziotto gli ha dato tre colpi con il calcio della pistola. Fatelo sapere, mi dicono.
La violenza che ha infiammato la Francia? Quella non la giustificano. Dobbiamo farci sentire pacificamente, come oggi, mi dice un’amica della madre di Nahel. Per un’altra madre di famiglia, che arriva da una cittadina dove nella notte hanno bruciato il municipio, però, è la rabbia dei giovani che si esprime in questo modo e, anche se non è d’accordo, pensa che sarà difficile trattenerli, visto come sono degenerate le cose.

Gli appelli alla calma del governo? Inutili per questo sedicenne che dice di venire spesso a Nanterre da Parigi e che in quanto giovane razzizzato si sente coinvolto in prima persona: “è ovvio che lo dicano, ma non dobbiamo ascoltarli perché sono questo governo e questa polizia che hanno ucciso Nahel. Ci chiedono sempre di stare calmi ma continuano a mandare la polizia a ucciderci e a far passare leggi orribili che ci tolgono anni di vita.”
Slima, la cinquantina, spera un ritorno alla calma ma sa che sarà dura. Forse, dice, se lo chiedesse la madre della vittima le violenze smetterebbero. Il governo? E chi ci crede più. “Non ci fidiamo di nessuno, perché vediamo bene che i figli dei politici non sono mai neanche sanzionati. E noi, in quanto genitori, abbiamo paura per i nostri figli. È per questo che sono qui”.

Si annuncia una notte di proteste e scontri, non solo a Parigi. Ieri durante le proteste sono rimaste ferite 170 persone, 150 sono gli arrestati, decine i commissariati date alle fiamme. Il video dell’uccisione di Nael è talmente esplicito nel dimostrare la gratuità e la leggerezza della condotta della polizia che ha generato e continua a generare sdegno, non solo nelle banlieue. La sinistra francese chiede ora la revoca della legge Cazeneuve del 2017, approvata durante la presidenza Hollande, che consente agli agenti di sparare anche non per legittima difesa. Da Parigi, il corrispondente.

 

La Wagner non combatterà più in Ucraina

Dalla Russia arrivano nuovi dettagli sui rapporti tra il Cremlino e il capo della Wagner Prigozhin: il presidente del comitato di Difesa della Duma,
Andrey Karta-polov, ha reso noto che, giorni prima della ribellione dei mercenari, Prigozhin non ha voluto firmare il contratto che il ministero della Difesa russo ha imposto a tutti i gruppi combattenti sul campo, pena la perdita di finanziamenti o forniture.
Per questo motivo la compagnia Wagner non combatterà più in Ucraina, ha aggiunto l’alto funzionario del parlamento russo.
L’episodio riportato mostra come la rottura tra Prigozhin e Mosca fosse ormai conclamata. Ma può anche indicare che il Cremlino ora non ha il controllo dei mercenari della wagner?

Intanto si è chiusa la missione di due giorni del cardinale Matteo Zuppi a Mosca.
Prima di rientrare in Italia, l’inviato del Vaticano per mediare la pace ha visto il Patriarca di Mosca Kirill; poco prima aveva incontrato la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Llova Belova, che con Putin è ricercata dalla Corte penale internazionale con l’accusa di deportazione di bambini dall’Ucraina.
La mediazione per il ritorno in patria dei minori ucraini è l’unica trattativa che sembra segnare dei passi in avanti: il Cremlino ha infatti dichiarato che non ci sono stati accordi specifici raggiunti con il Vaticano, e che le condizioni per una pace negoziata ancora non ci sono.

Il conflitto in Ucraina e la situazione in Russia sono stati i due principali elementi sul tavolo del vertice Unione europea e Nato che ha aperto il consiglio europeo a Bruxelles. Dopo quanto accaduto con la milizia Wagner “è chiaro che Putin è indebolito e un Putin più debole è un pericolo più grande. L’unica risposta che possiamo dare è continuare a supportare l’Ucraina”, ha detto l’alto rappresentante della politica estera europea Josep Borrell arrivando all’incontro.
Le sue dichiarazioni sono indicative della preoccupazione, condivisa da tutti i leader europei, di una situazione di instabilità in Russia.

Il governo ha approvato un ordine del giorno per sanzionare Visibilia, l’azienda di Daniela Santanchè

“Un errorino di percorso”. Il presidente del senato Ignazio La Russa, sponsor politico di Daniela Santanchè, ha definito così quello che è successo alla camera, quando il governo ha dato parere favorevole a un ordine del giorno del Pd ostile alla ministra del turismo, che resta in difficoltà per le indagini giudiziarie e giornalistiche su alcune società legate a lei. Da Roma Anna Bredice

 

Delega fiscale, passi indietro e regali a piccoli gruppi d’interesse

(di Massimo Alberti)
La delega fiscale del governo è stata approvata dalla commissione finanze della camera. Il 10 luglio sarà in aula. Poche le modifiche apportate in commissione, perlopiù passi indietro rispetto all’obbiettivo dichiarato del governo: quella flat tax per cui tutti gli organismi di controllo stanno ripetendo che non ci sono risorse.
Tra passi indietro e regali a piccoli gruppi d’interesse, la delega fiscale del governo arriva al testo che andrà in parlamento. L’obiettivo, ormai nella lontana campagna elettorale, è quello della flat tax entro fine legislatura di fatto un taglio di tasse ai redditi alti a scapito delle fasce più deboli. Un piano che comporta una cospicua riduzione del gettito fiscale che non è sostenibile, come hanno spiegato diversi organi, da bankitalia, all’ufficio parlamentare di Bilancio, nel contesto dei rigidi vincoli europei di bilancio, senza tagli pesantissimi allo stato sociale. Già decimato dal suo provvedimento più importante di sostegno alla povertà, il reddito di cittadinanza cancellato ieri con l’approvazione definitiva del decreto lavoro. Il primo pezzo che si è perso in commissione è la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti. Il governo ha inserito la detassazione delle tredicesime e dei premi di produttività, che non riguardano però tutti i lavoratori, solo la minoranza con accordi di secondo livello.
Passo indietro anche sulla cancellazione del superbollo sulle auto potenti. Si vedrà come rimodularlo, senza oneri per lo stato. Col il rischio cioè, che senza coperture, per abbassare il bollo alle auto dei ricchi, si aumenti quello per le utilitarie, in perfetta logica con i provvedimenti del governo. Resta il passaggio alla cedolare secca per gli esercizi commerciali, alla rateizzazione dell’Irpef per gli autonomi. Per le riforme strutturali, si sperano tempi migliori. E infatti il governo scrive di “una complessiva valutazione, anche a fini prospettici” della flat tax. Forse prepara il terreno a direi a parte del suo elettorato che non se ne potrà fare nulla. Auspicabilmente.

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