Il racconto della giornata di giovedì 26 ottobre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Sono settemila i morti palestinesi nella striscia di Gaza. I bombardamenti non si fermano e le testimonianze dei cittadini raccontano di un fuoco costante, senza sosta. Dopo 10 aumenti consecutivi, oggi il primo stop. La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. La rivalità tra Meloni e Salvini continua, messa in ombra nell’ultima settimana dalla vicenda Giambruno, ma la competizione c’è da tempo e si è vista. Pietrangelo Buttafuoco è stato designato come nuovo presidente della fondazione La Biennale di Venezia dal ministro della cultura Sangiuliano.
Settemila morti in venti giorni a Gaza
Sono settemila i morti palestinesi nella striscia di Gaza. I bombardamenti non si fermano e le testimonianze dei cittadini raccontano di un fuoco costante, senza sosta. Nelle ultime ore i raid hanno colpito il campo profughi di Jabalya, nel nord, alcune aree nell’est e Khan Younis, nel sud, dove un ultimo attacco ha totalmente raso al suolo un intero quartiere.
Secondo il New York Times, l’intensità dei colpi lanciati da Israele sulla striscia di Gaza in questi nemmeno 20 giorni porta questo attacco ad essere uno dei più intensi del 21esimo secolo.
La situazione umanitaria è ormai catastrofica, come ha detto oggi nuovamente l’OMS.
Tra poco torniamo su questo punto, ma in questo momento sono in corso una serie di vertici che hanno al centro la situazione in medio oriente, a partire dal consiglio d’Europa a Bruxelles, iniziato questo pomeriggio. I leader dei 27 dovrebbero firmare un documento finale prima di cena, ma sulla bozza circolata emergono alcune divisioni.
In studio Martina Stefanoni
“Il Consiglio europeo esprime la massima preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli e che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresi i corridoi e le pause umanitarie”. Queste, secondo quanto si apprende, sono le parole scelte dai leader europei. L’ultima parte – in particolare – è frutto di giorni di discussioni e mostra le grosse divisioni che si sono create nell’Unione su come reagire alla guerra. Il punto centrale qui è la scelta di usare la parola pause, al plurale e non pausa o tregua. Parlare di pause, infatti, implica che i membri dell’unione non chiedono a Israele di fermare i bombardamenti, ma solo di aprire delle brevi e temporanee finestre per permettere agli aiuti umanitari di entrare nella striscia ed essere distribuiti. Già alcuni giorni fa, anche i ministri degli Esteri dell’Unione avevano cercato di trovare un accordo su un comunicato che invocasse una «pausa umanitaria» (al singolare), ma non c’erano riusciti.
Oggi però è in corso anche un altro incontro internazionale importante che ha al centro il medio oriente. All’assemblea generale dell’Onu si sta discutendo su una risoluzione per il cessate il fuoco presentata dalla Giordania. Risoluzione che ha già scatenato l’ira di Israele che l’ha definita ridicola, mostrando ulteriori divisioni su questo tema a livello globale.
Un ultimo vertice di cui è importante dare notizia oggi, di cui però sappiamo ancora poco, è quello che si è tenuto a Mosca tra rappresentanti di Iran e Hamas. Il Cremlino lo ha confermato, ma non ha fornito molti dettagli se non che si è discusso della liberazione degli ostaggi. A dimostrazione dei tentativi della Russia di porsi come possibile intermediario fra Hamas e Israele.
Come dicevamo poco fa la situazione umanitaria a Gaza è disperata. L’agenzia delle Nazioni Unite dedicata ai rifugiati palestinesi ha detto che le sue attuali scorte di carburante a Gaza sono quasi completamente esaurite, “costringendo i servizi salvavita a fermarsi”. Circa il 45% delle case nella striscia è stato completamente o parzialmente distrutto e più della metà della popolazione è sfollata. E’ il caso ad esempio di Fatima, un’insegnante che viveva nel nord della striscia e ora sfollata nel centro, che ci ha mandato questo messaggio.
Come raccontava Fatima la situazione è ancora più difficile per i bambini, che rappresentano quasi la metà della totalità delle vittime. Una situazione che oggi il direttore generale dell’Unicef per il medio oriente ha definito “una macchia crescente nella nostra coscienza collettiva”.
Sara Milanese:
Delle tante immagini drammatiche che arrivano dalla striscia di gaza, quelle che ritraggono i minori sono le più difficili da accettare
i video e le foto mostrano bambini senza vita, avvolti per terra in teli bianchi; o sui letti in ospedale, dove vengono riconosciuti grazie al nome che i genitori hanno scritto in pennarello sulle gambe e le braccia, in un gesto insieme di amore e disperazione che va al di la della nostra capacità di comprensione.
Ma la disperazione vera è quella che si legge nei volti dei bambini che almeno finora sono sopravvissuti. Bambini feriti e sanguinanti, da soli in mezzo alle macerie di città distrutte; oppure inermi e sfiniti in braccio ai genitori o ai loro casuali soccorritori
Le ferite più profonde però non sono quelle visibili: uno dei video che sta circolando di più sui social mostra un bambino di forse di 3 anni, coperto di polvere e sangue, che trema in silenzio sotto shock, dopo essere stato estratto dalle macerie di un palazzo distrutto.
Le testimonianza che anche qui in radio raccogliamo quotidianamente raccontano di bambini e ragazzi che non riescono a dormire per la paura dei bombardamenti, che vivono nell’ansia, perché costretti a spostarsi continuamente per cercare un rifugio e perché hanno perso parenti e famigliari.
Sono bambini debilitati, che bevono acqua non potabile quando la trovano, e che non hanno accesso al cibo.
L’unicef afferma che a Gaza ogni giorno muoiono 400 bambini, e che il numero non farà che aumentare se non verrà permesso l’ingresso di aiuti adeguati nella Striscia. Senza il carburante a breve verranno spente anche le incubatrici che tengono in vita 120 neonati prematuri.
La priorità però è prima di tutto il cessate il fuoco. Un’ipotesi che Israele non prende nemmeno in considerazione, e sulla quale anche l’Europa non riesce a mettersi d’accordo.
E proprio le immagini che nonostante la mancanza di giornalisti arrivano da Gaza stanno scuotendo le coscienze dell’opinione pubblica internazionale.
Il direttore di radio popolare Sandro Gilioli:
Sono passate meno di tre settimane dalla strage di civili israeliani, dalla mattanza di civili perpetrata da Hamas, e già il governo Netanyahu è riuscito a dissipare il patrimonio di solidarietà che aveva abbracciato Israele e il suo popolo.
Ci è riuscito scatenando a sua volta una strage di civili innocenti, di donne e di bambini, e le immagini che arrivano da Gaza non sono meno cruente e spaventose di quelle dei kibbutz assaliti da Hamas.
Immagini che stanno uscendo soprattutto su Instagram, ma che dopo giorni di imbarazzo vengono finalmente riprese e verificate dai grandi media occidentali – dal Guardian al New York Times, per quanto siano ancora ignorate da quasi tutti i giornali italiani, che hanno confuso i fatti con le opinioni.
Ma con buona pace dei giornali italiani, il racconto della mattanza di Gaza sta comunque uscendo e cambiando la percezione internazionale su torti e ragioni in medio oriente, soprattutto torti in verità.
Per non dire dell’effetto di quelle immagini nel mondo arabo e musulmano in genere, dove gli stessi governi locali faticano a contenere la rabbia dei loro popoli e rischiano di esserne invece trascinati
Per anni si è detto, non senza fondamento, che Hamas era il peggior nemico della causa palestinese. Sarebbe ora di aggiungere adesso che anche Netanyahu è il peggior nemico del futuro del suo popolo.
BCE, lo stop al rialzo dei tassi
Dopo 10 aumenti consecutivi, oggi il primo stop. La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. Il tasso principale resta fermo al 4 e mezzo percento. “Nonostante l’inflazione sia ancora troppo elevata, c’è stato un calo a settembre”, questa la motivazione della Bce. Anche se la presidente Lagarde non ha escluso altri rialzi in futuro. “Siamo in pausa ma è prematura parlare di tagli ai tassi”, ha detto. A pesare sulla decisione sono state soprattutto le ripercussioni che la politica monetaria restrittiva ha avuto sull’economia europea e tedesca.
Andrea Di Stefano:
Malumori nella maggioranza
(di Anna Bredice)
Si dice contento Salvini, ma questa manovra per lui è solo un calice amaro, per nulla edulcorata dai continui cambiamenti frutto delle pressioni degli alleati, ma che non modificano la sostanza della legge di bilancio. Tanti piccoli tagli, una manovra che non guarda in avanti e che tradisce le più grandi promesse elettorali, soprattutto quelle della Lega. In previsione dell’arrivo tra domani e dopodomani della manovra economica al Senato, il ministro dell’Economia Giorgetti propone piccole modifiche: sulle pensioni, si tratta di agevolare se pur di poco le donne negli indicatori per l’uscita anticipata con il sistema contributivo. Ma le penalizzazioni per quota 104 restano, ed è un boccone difficile da digerire per Salvini che aveva fatto del superamento della Fornero la sua ragione politica principale. Giorgetti e meloni conducono insieme questa battaglia contro gli appetiti elettorali degli altri ministri, Giorgetti ministro sembra aver dimenticato il partito da cui proviene, mai tanta distanza tra lui e Salvini, che difficilmente potrà rimanere in silenzio di fronte a tanti voltafaccia. Ora la Lega alza la voce sull’altra novità della manovra, l’intervento sui conti correnti per chi evade le cartelle esattoriali. Chissà se questa misura rimarrà fino alla fine, di fronte ai malumori della Lega e di Forza Italia. E non è l’unica difficoltà per il capo leghista, che ha sempre sentito l’urgenza di tradurre in consensi ogni provvedimento o promessa. Le pensioni è quello più importante, c’è poi la Flat tax, e tra un po’ il Mes, se Giorgia Meloni per trattare sul patto di stabilità dirà di sì, la Lega che è sempre stata contraria che cosa farà? La rivalità tra Meloni e Salvini continua, messa in ombra nell’ultima settimana dalla vicenda Giambruno, ma la competizione c’è da tempo e si è vista sull’altro dossier importante come le pensioni, l’immigrazione, e le bordate contro i giudici per le ordinanze contro il decreto Cutro.
Nel Maine prosegue la ricerca al militare autore della strage
È ancora in fuga Robert Card, riservista dell’esercito ed esperto di armi, autore dell’ennesima strage di civili nel paese: ieri sera per ben due volte con un fucile semiautomatico, ha sparato sulla folla a Lewiston, nel Maine, prima in una sala da bowling e poi in un ristorante; 18 le vittime, 13 i feriti. Card ha 40 anni, questa estate è stato ricoverato per problemi mentali, ma è rimasto legalmente in possesso del porto d’armi.
“Una strage tragica e senza senso”, l’ha definita Joe Biden, che ha chiesto ai repubblicani in congresso di approvare il divieto per le armi d’assalto.
Pietrangelo Buttafuoco nuovo presidente della fondazione La Biennale di Venezia
Pietrangelo Buttafuoco è stato designato come nuovo presidente della fondazione La Biennale di Venezia dal ministro della cultura Sangiuliano. Dovrebbe prendere il posto di Roberto Cicutto, che resterà in carica fino a fine mandato a marzo 2024. Ora la proposta di nomina passerà dalle Commissioni cultura di Camera e Senato. Buttafuoco è un giornalista e scrittore originario di Catania. Ha cominciato la sua carriera nei giornali al Secolo d’Italia e ha lavorato a Panorama e al Foglio, oltre a collaborare, tra gli altri, con la Repubblica e il Fatto Quotidiano. Intellettuale di destra, ha scritto numerosi romanzi e diretto il Teatro Stabile di Catania e quello d’Abruzzo. La sua designazione è stata accolta con favore dalla maggioranza: Fratelli d’Italia ha parlato di un altro tetto di cristallo infranto in un feudo della sinistra. Dall’opposizione arrivano gli auguri a Buttafuoco ma anche la critica a una concezione della cultura come lottizzazione, dimostrata dalla destra anche negli attacchi al direttore del museo egizio di Torino.