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Il giorno dopo l’Autonomia differenziata, il rapporto “Mare interrotto” e le altre notizie della giornata

soccorsi Mediterraneo ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 20 giugno 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Le reazioni della politica il giorno dopo il via libera all’Autonomia differenziata, con Zaia sceso a Roma per celebrare la vittoria. Il 18enne Pierpaolo Bodini è morto questa mattina a Lodi mentre era al lavoro nell’azienda agricola Bassanetti di Brembio. Oggi a Roma manifestazione in solidarietà con gli studenti aggrediti e picchiati da militanti di estrema destra a Colle Oppio. In occasione della Giornata mondiale del rifugiato è stato pubblicato il rapporto Mare interrotto che racconta la brutalità della Guardia marittima tunisina, responsabile di respingimenti, naufragi e morti in mare. Un sondaggio delle Nazioni Unite, il più grande mai realizzato sul clima, rivela che l’80% degli intervistati vorrebbe che i propri governi intraprendessero azioni più forti per affrontare la crisi climatica.

Il giorno dopo il via libera all’autonomia differenziata

(di Anna Bredice)

Appena approvata la riforma, il Presidente del Veneto Zaia è sceso a Roma per una conferenza stampa, più vicino al Parlamento. Più facile intestarsi la vittoria politica dell’Autonomia differenziata, un progetto che nel suo Veneto persegue da sempre. “È l’alba di un giorno storico”, ha detto il governatore che sta già organizzando per domani nel tardo pomeriggio in un comune del vicentino la festa per il traguardo raggiunto. Lì si voterà anche per il ballottaggio, arriverà anche Salvini a condividere gli applausi con una Lega che, come in molte realta del Veneto, si è anche divisa nell’ultimo anno sulla linea da seguire. Vince quella del Nord, dell’autonomia che ha sostituito negli anni il sogno della secessione. Salvini è contento, ha conquistato la sua bandiera, mettendosi in pari con il premierato di Giorgia Meloni, ha portato ai governatori del Nord, Fontana e Zaia tra gli altri, quello che volevano, ma a scapito del suo progetto, quella Lega nazionale che ora perde colpi e forse voti nel Sud. La Calabria in particolare sta diventando il laboratorio della fronda sia in Forza Italia, in maniera molto chiara, che nella Lega, dove corre sotto traccia un grande malumore. Alle Europee il partito di Salvini ha raggiunto un buon risultato, il 9%, ma ora rischia di perdere alcuni consiglieri regionali e di creare fratture nel territorio, con un fuggi fuggi verso Forza Italia, un partito che ogni caso a Roma l’Autonomia differenziata l’ha votata. È vero che alcuni in dissenso non hanno partecipato al voto ma Tajani oggi si aggrappa a tre ordini del giorno per poter rendere la legge più equilibrata. Un po’ poco, a dire il vero. Il presidente del Consiglio regionale calabrese, il leghista Mancuso definisce la legge un “pasticciaccio” perché è stata votata in tutta fretta, senza affrontare le conseguenze che ci saranno nelle regioni del Sud. Politicamente per Salvini una promessa raggiunta, ma dovrà affrontare il referendum in quelle regioni e una Lega che come Forza Italia potrebbe non fare molto per aiutare la campagna referendaria del governo.

Roma, manifestazione di solidarietà con gli studenti aggrediti da militanti di estrema destra

Oggi a Roma manifestazione in solidarietà con gli studenti aggrediti e picchiati da militanti di estrema destra a Colle Oppio. Il presidio è stato organizzato dall’Anpi e dalla Cgil. Gli aggressori sono stati identificati e denunicati: si tratta di quattro militanti di Casapound, che in quella zona ha il proprio quartier generale.
L’aggressione è avvenuta martedì sera, mentre i ragazzi tornavano dalla manifestazione delle opposizioni in difesa della Costituzione. I ragazzi vittime del pestaggio avevano subito parlato di “aggressione di stampo neofascista”. Alcune voci raccolta al presidio di oggi da Anna Bredice:


 

Lodi, incidente sul lavoro: morto il 18enne Pierpaolo Bodini

Sul suo profilo Instagram le prime foto sul trattore sono di tre anni fa, marzo 2021. La passione per l’agricoltura e i mezzi agricoli Pierpaolo Bodini l’aveva probabilmente eredita dal nonno, che aveva lavorato proprio nell’azienda agricola dove, appena diciottenne, Pierpaolo è morto. Oggi sarebbe dovuta partire la semina dopo questi mesi di pioggia e insieme a un collega di vent’anni Pierpaolo stava sistemando il macchinario per la semina, quando una delle pesantissime ali si è abbassata schiacciandolo a terra. È morto sul colpo, schiacciato dal pesante componente del macchinario su cui sono in corso accertamenti tecnici a cura dell’Ats di Milano. Le indagini sono seguite dal Pm della Procura lodigiana Roberto Fedelini. Per la Flai Cgil di Lodi il ragazzo stava facendo un lavoro che non avrebbe dovuto fare. Una manutenzione, o forse la riparazione di un guasto, sulla quale non avrebbe dovuto lavorare una figura così giovane. Pierpaolo Bodini era dipendente della Eurosio Bassanetti da qualche mese, forse un anno secondo quanto ricostruito dal sindacato. La mamma ha detto che “è morto facendo il lavoro che amava”, a 18 anni è qualcosa di ancora più inaccettabile.

La riunione al Ministero del Lavoro dopo la morte di Satnam Singh

Procede l’inchiesta sulla morte di Satnam Singh, il bracciante indiano deceduto in ospedale dopo essere stato abbandonato col braccio amputato dai datori di lavoro
la procura di Latina ha sequestrato una parte dell’azienda a Borgo Santa Maria e ha dato l’incarico per eseguire l’autopsia. Il datore di lavoro Antonello Lovato, è accusato di lesioni colpose e omissione di soccorso.
Domani al Ministero del lavoro su questo tema ci sarà una riunione organizzata dai ministri del Lavoro Calderone e dell’Agricoltura Lollobrigida che vedrà la partecipazione delle rappresentanze sindacali e datoriali; martedì prossimo invece la comunità indiana del Lazio ha organizzato una manifestazione contro lo sfruttamento e il caporalato a Latina.

I bombardamenti su Gaza non si fermano

A Gaza i bombardamenti israeliani hanno provocato 35 vittime e oltre 130 feriti nelle ultime 24 ore. I raid aerei hanno colpito il centro e il sud dell’enclave.
Resta caldo anche l’altro fronte, quello tra Israele e Libano, dove continuano gli scambi di razzi al confine e dove cresce il timore di un allargamento del conflitto:
Hezbollha ha minacciato di colpire anche l’isola di Cipro, se dovesse aiutare Israele.
nella regione si trova in visita l’americano Amos Hochstein, il suo obiettivo dichiarato è scongiurare l’escalation; la sua è la prima missione in Medio Oriente per conto della Casa Bianca.

Mare interrotto, il rapporto sulle pratiche violente e illegali della Guardia marittima tunisina

(di Mattia Guastafierro)

“La guardia costiera tunisina ha colpito la nostra barca che si è capovolta. 29 i dispersi. Tutti i bambini sono morti”. “Ho visto la guardia costiera tunisina speronare un’imbarcazione, bambini annegare, le loro madri urlare… non riesco più a dormire”.
Queste sono solo due testimonianze di chi ogni giorno prova a percorrere la rotta tra Tunisia e Italia. Voci di terrore raccolte da Alarm Phone tra il 2021 e il 2023 e pubblicate oggi in un rapporto, “Mare interrotto”, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Racconti che provano la brutalità della Guardia marittima tunisina, responsabile di respingimenti, naufragi e morti in mare. Un’autorità militare, denuncia il documento, sostenuta e finanziata dalle politiche europee, come accade da tempo per la Libia. Lo schema è lo stesso: soldi in cambio dello stop ai migranti, da fermare con la forza anche con mezzi e imbarcazioni militari donate dai paesi membri. Le ultime in ordine di tempo: le sei motovedette che l’Italia vorrebbe cedere alla Tunisia, nell’ambito del memorandum firmato col paese nordafricano. Un trasferimento che però il Consiglio di Stato ha deciso oggi di sospendere. I giudici hanno infatti ritenuto plausibile il ricorso di un cartello di ong, tra cui ASGI, ARCI, Mediterranea, secondo cui “l’atto potrebbe comportare possibili violazioni dei diritti umani”. Non è il verdetto finale, che verrà emesso l’11 luglio, ma se la Corte lo dichiarerà illegittimo si tratterebbe comunque di un segnale. Un primo, seppur limitato, colpo al memorandum, innalzato a modello, da Meloni e Von der Leyen.

Cambiamento climatico, cosa emerge dal grande sondaggio della Nazioni Unite

Tra i rifugiati a livello globale, 20 milioni di persone ogni anno sono costrette a scappare dalle proprie case a causa dei cambiamenti climatici. Un tema che resta centrale in tutto il mondo, anche più di quanto i risultati politici sembrerebbero mostrare. Lo rileva un’indagine condotta dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, il People’s Climate Vote, il più grande sondaggio sul clima mai realizzato.

(di Martina Stefanoni)

Una fotografia globale del mondo degli ultimi anni lo mostrerebbe sempre più frammentato, diviso e accartocciato su nazionalismi crescenti e pericolosi. La cooperazione tra paesi sembra un’utopia lontana e una politica polarizzante dipinge una popolazione non interessata ai grandi temi globali, primo tra tutti il cambiamento climatico. Un sondaggio delle Nazioni Unite, il più grande mai realizzato sul clima, mostra però un’altra fotografia. Su 75mila intervistati in 77 paesi in tutto il mondo, l’80% vorrebbe che i propri governi intraprendessero azioni più forti per affrontare la crisi climatica. Quattro cittadini del mondo ogni 5. La percentuale sale all’86% dei cittadini che vorrebbero che i propri paesi mettessero da parte le differenze geopolitiche e lavorassero insieme sul cambiamento climatico. In più, se i paesi più poveri del mondo chiedono in grande maggioranza l’aiuto dei più ricchi, allo stesso tempo i più ricchi sono – in larga maggioranza – disposti a darlo. Tra il 60 e il 70% degli intervistati in Stati Uniti, Australia, Germania, Canada e Regno Unito hanno detto che i paesi producono più ricchezza, dovrebbero aiutare quelli in via di sviluppo ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico. Anche in Europa, dove i risultati delle recenti elezioni europee sembravano andare in un’altra direzione, la maggior parte della popolazione crede che bisognerebbe andare verso una rapida transizione energetica, con un picco proprio in Italia dove l’89% pensa dovrebbe essere rapida o molto rapida. I risultati del sondaggio non potrebbero essere più chiari: il cambiamento climatico è un tema centrale nella vita delle persone e anche se non è semplice comprendere come questo si concretizza nelle urne elettorali, la maggioranza della popolazione è d’accordo: i governi devono fare di più.

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    Redazione
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