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L’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni, l’apparente apertura di Zelensky a delle cessioni territoriali e le altre notizie della giornata

zelensky

Il racconto della giornata di giovedì 2 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi è stata una giornata di combattimenti a Severodonetsk. E per la prima volta il presidente ucraino Zelensky in un videomessaggio evoca la possibilità di trattare anche su cessioni territoriali ai russi. L’Ue sembra aver trovato un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni: l’embargo graduale al petrolio russo ci sarà, ma non alle condizioni iniziali che avrebbero voluto la maggioranza dei paesi dell’Unione europea. A maggio l’inflazione in Italia è salita del 6,9%. Un livello che non si toccava dal 1986. Salvini insiste nel voler incontrare le autorità russe.  15 mila persone stanno partecipando a una marcia pacifista per protestare contro la costruzione di una nuova base militare nel borgo naturale di Coltano. Il governo yemenita e i ribelli sciiti Houthi hanno concordato di rinnovare la tregua in vigore dal 2 aprile. Secondo gli ultimi dati ufficiali le vittime delle inondazioni in Brasile sono 121. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

 

L’Unione europea ha trovato un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia

Alla fine l’embargo graduale al petrolio russo ci sarà, ma non alle condizioni iniziali che avrebbero voluto la maggioranza dei paesi dell’Unione europea, bensì a quelle del presidente ungherese Orbàn: stop solo al greggio trasportato via mare dal 2023 e dal pacchetto di sanzioni personali sarà escluso il patriarca di Mosca Kirill.

I meccanismi di voto dell’Unione Europa prevedono l’unanimità e l’approvazione al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia è arrivato aprendo alle richieste ungheresi per non frantumare l’Unione.

Oggi pomeriggio si sono riuniti gli ambasciatori dei paesi della UE che hanno definito i termini dell’accordo. Entro le 9 di domani mattina -questa la deadline fissata- arriverà la firma al sesto pacchetto di sanzioni.

Se da un lato si avvia l’embargo parziale al petrolio russo, dall’altro il compromesso è al ribasso rispetto alla proposta iniziale della maggioranza dei paesi europei. Orbàn è riuscito a ritagliarsi un ruolo centrale anche in questa vicenda.

A Stefano Bottoni, docente di Storia dell’Europa Orientale a Firenze e autore del saggio “Orbàn un despota in Europa” abbiamo chiesto perché il presidente ungherese ha difeso il patriarca di Mosca Kirill, oligarca vicinissimo a Vladimir Putin…

Quanto peserà questo graduale embargo europeo al petrolio russo e quali possono essere i riflessi negativi per i paesi europei, sentiamo il nostro collaboratore Andrea Di Stefano

 

La battaglia per la città di Severodonetsk

(di Roberto Maggioni)

Sul campo anche oggi è stata una giornata di combattimenti a Severodonetsk, la città strategica per il controllo della regione di Lugansk.
E per la prima volta il presidente ucraino Zelensky in un videomessaggio evoca la possibilità di trattare anche su cessioni territoriali ai russi.

“Tutti in Ucraina vogliono che tutti i nostri territori, tutta la nostra gente venga liberata oggi, il prima possibile” dice Zelensky. “Il nostro obiettivo è il completo ripristino dell’integrità territoriale del nostro stato. Ma bisogna procedere con cautela, valorizzando la vita” ha detto il presidente ucraino.

Parole che possono essere interpretate come l’apertura a cessioni territoriali ai russi.

Zelensky oggi ha anche ribadito che i russi controllano il 20% del paese. Ha anche detto che circa 300mila chilometri quadrati dell’Ucraina sono contaminati da mine e ordigni inesplosi. Questa è una delle eredità che la guerra lascerà in Ucraina, interi territori da sminare.

Si è avuta notizia che circa 800 persone sono rifugiare in diversi bunker antiaerei nei sotterranei della fabbrica chimica Azot di Severodonetsk. Una situazione sempre più simile a quella vista fino a pochi giorni fa all’acciaieria Azovstal di Mariupol.

Un ultima cosa sul fronte diplomatico e del futuro dell’Ucraina.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha frenato su un ingresso accelerato dell’Ucraina nell’Unione Europa. “È un nostro dovere morale” ha detto Von Der Leyen “ma gli standard e le condizioni devono essere rispettati, nessuna scorciatoia” dunque ha precisato la presidente della Commissione oggi in una dichiarazione.

Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina

(di Mattia Guastafierro)

L’inflazione, i rincari energetici, il rialzo dei prezzi alimentari. Dopo 100 giorni, le conseguenze economiche della guerra in Ucraina, finora solo nelle analisi degli esperti, pesano sulle tasche degli italiani. Come ci hanno raccontato alcune persone all’uscita di un noto supermercato di Milano.

A maggio l’inflazione in Italia è salita del 6,9%. Un livello che non si toccava dal 1986. A trainare gli aumenti è il costo delle bollette, con una percentuale di rincaro del 28%. Seguono poi i trasporti (11%) e le spese alimentari (quasi 6%). Dopo l’intervento del governo sulle accise, che ne aveva fatto calare il prezzo temporaneamente, la benzina è tornata alle soglie dei 2 euro al litro.
La perdita del potere d’acquisto, in un paese in cui i salari sono fermi da 30 anni, obbliga a trovare nuovi espedienti.

È stato calcolato che alla fine dell’anno la somma dei rincari costerà 2.300 euro in più a una famiglia media, composta da quattro persone. Le più colpite sono – come sempre – le fasce a basso reddito. Secondo Assoutenti, 25 milioni di persone in Italia rischieranno di scivolare in condizioni di grave disagio.

Salvini insiste: “Voglio incontrare Lavrov”

(di Luigi Ambrosio)

Salvini insiste nel voler incontrare le autorità russe: “spero che ci sia un’occasione per incontrare il ministro degli esteri russo Lavrov” ha detto. E ha attaccato Di Maio: “avessimo un ministro degli Esteri operativo e credibile, non mi sembra che in tutti i Paesi del mondo sia ritenuto tale quindi tutti devono fare la loro parte” ha detto.
Di Maio ha risposto evocando il Papeete: “ricordate quando fece cadere il governo Conte 1?” ha detto Di Maio che ha poi continuato: “spero di non rivedere lo stesso film. Chi spiegherà poi agli italiani che, a causa di una crisi estiva immotivata, abbiamo bruciato i 200 miliardi del Pnrr?”.
L’atteggiamento di Salvini sta mettendo in difficoltà il governo.
Il leader leghista oggi ha detto che i contatti con la Russia continuano e che dal Copasir, il comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti, ha ricevuto “minacce inaccettabili”.
Contro la sua intenzione di andare in Russia si erano mossi i vertici dello Stato, e il Copasir aprirà una indagine formale
Salvini ha problemi anche dentro la Lega, nei giorni scorsi il numero 2 Giorgetti aveva smentito la sua linea filo russa, e oggi Salvini ha cercato di negare i problemi: “La Lega è assolutamente compatta. Qualcuno ha detto che non era informato ma è perché alcune scelte le prendo io”

Le manifestazioni contro la costruzione di una base militare nel borgo naturale di Coltano

In 15 mila secondo gli organizzatori, una marcia pacifista che sta ancora sfilando nel borgo naturale di Coltano, in provincia di Pisa.
Il movimento No Base sta protestando contro il progetto del Governo di costruire una nuova base militare in quel territorio naturalistico.
Pochi minuti fa abbiamo raggiunto Simone Sisti del movimento No Base

 

Il sit in pacifista di Roma

Un sit in pacifista si è tenuto a Roma stamattina mentre ai Fori Imperiali sfilavano le Forze Armate italiane nella parata militare per la festa della Repubblica. E quest’anno, mentre imperversa la guerra in Ucraina e mentre anche il nostro Paese ha inviato armi a Kiev, la parata assume un significato particolare.
La parata è stata anche il ritorno alla normalità dopo due anni di sospensione delle celebrazioni con il pubblico a causa della pandemia da covid.
Oltre a Draghi e al governo, hanno assistito alla celebrazione anche i rappresentanti di medici, infermieri e del settore sanitario.
Mattarella, il Capo dello Stato, come da cerimoniale ha deposto la corona di fiori in onore del milite ignoto all’altare della patria.
“La pace non si impone da sola ma è frutto della volontà e dell’impegno concreto degli uomini e degli Stati” ha affermato Mattarella

Yemen: la tregua è stata rinnovata per altri due mesi

Il governo yemenita e i ribelli sciiti Houthi hanno concordato di rinnovare la tregua in vigore dal 2 aprile per “altri due mesi”, ha annunciato oggi l’inviato delle Nazioni Unite Hans Grundberg.
La proroga è entrata in vigore alle 17 italiane.
Una notizia che è stata accolta positivamente dalle organizzazioni umanitarie che operano in Yemen. Il rischio concreto infatti è che alle distruzioni e ai morti causati dalla guerra si sommino gli effetti della crisi internazionale.
Paolo Pezzati, di Oxfam, intervistato da Chawki Senouci a Esteri, il magazine quotidiano di Radio Popolare dedicato all’informazione dal mondo

 

Il drammatico bilancio delle inondazioni in Brasile

È drammatico il bilancio delle inondazioni in Brasile, nello stato di Pernambuco. Secondo gli ultimi dati ufficiali le vittime sono 121.
La causa sono le forti piogge che hanno provocato frane e inondazioni. La maggior parte dei morti è stata registrata in quartieri e favelas situati sulle colline che circondano la città di Recife, uno dei capoluoghi più importanti del nord-est brasiliano. Si tratta della più grave tragedia ambientale degli ultimi cinque decenni che ha colpito Recife, la sua area metropolitana e le località boschive di Pernambuco.
Oltre 7mila persone hanno dovuto lasciare le loro case allagate o distrutte.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i buoni pasto: “Abbiamo chiesto 1,50 euro in più, non la luna, ma l’azienda ci ha detto di volerli spalmare sui prossimi tre anni”. Il caro-vita però non aspetta e insieme ad altre questioni come il premio di risultato insufficiente, i ritmi di lavoro e il clima interno hanno portato a uno stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto e a questa giornata di sciopero nazionale. Secondo i delegati in piazza l’adesione è stata dell’80% negli store più grandi e del 70% in quelli più piccoli. Il gruppo Feltrinelli ha ribadito la sua posizione: “Siamo aperti a proseguire la negoziazione con l’obiettivo di giungere a una soluzione condivisa e sostenibile sulle questioni ancora aperte”. Oggi ci sono stati una decina di presidi in altrettante città italiane convocati da Cgil, Cisl e Uil di categoria, noi siamo stati a quello di Milano, dove la manifestazione fuori dalla Fondazione Feltrinelli in via Pasubio è diventata un corteo fino agli uffici Feltrinelli di via Quadrio. Le interviste sono di Roberto Maggioni.

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