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Lo strappo di Macron sulla riforma delle pensioni, le prime prove di opposizione unita e le altre notizie della giornata

Proteste a Parigi - riforma pensioni

Il racconto della giornata di giovedì 16 marzo 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. In Francia, Macron ha forzato la mano per far passare la riforma delle pensioni. Il presidente francese si è appellato alla costituzione per bypassare il Parlamento. Il consiglio dei ministri di oggi ha dato il via libera alla legge delega sul fisco e al decreto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Le forze dell’opposizione si sono riunite a Rimini per discutere delle priorità e delle future iniziative comuni. La Polonia ha annunciato l’invio di quattro jet militari a Kiev, in risposta alle richieste di Zelensky. Otto persone sono state arrestate a Napoli in seguito agli scontri avvenuti ieri, prima e dopo la partita di Champions League, che era stata vietata ai tifosi dell’Eintracht Francoforte.

Francia, il governo vara la riforma delle pensioni senza voto

In Francia, quella che doveva essere la giornata della riforma delle pensioni in Parlamento, è diventata quella del colpo di mano di Macron. La legge doveva essere infatti votata oggi all’assemblea nazionale, ma per paura di non avere la maggioranza, il presidente ha deciso all’ultimo minuto di appellarsi ad un articolo della costituzione, il 49.3, che permette di bypassare il Parlamento e legare la legge solo ad un voto di fiducia.
Con la scelta di oggi del governo, di fatto, la riforma delle pensioni è diventata legge. A patto però che le mozioni di censura che saranno presentate entro 24 ore e discusse lunedì, non raccolgano la maggioranza dei voti. In questo caso, il governo cadrebbe e con esso anche la legge sulla quale ha messo la fiducia. Intanto migliaia di persone si sono radunate spontaneamente a Parigi e in tutta la Francia per protestare e i sindacati hanno già annunciato nuove mobilitazioni.
Il servizio da Parigi.

 

Il via libera alla legge delega sul fisco e al decreto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina

Temi economici anche sul tavolo del consiglio dei ministri che si è svolto oggi. È stata approvata la legge delega sul fisco, che porterà alla riforma dell’Irpef su tre aliquote in vista della successiva introduzione della flat tax. Secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore nella bozza allo studio del governo c’è anche un sostanzioso alleggerimento delle sanzioni per chi evade il fisco, a patto che chi ha evaso lo abbia fatto senza dolo e lo comunichi al fisco tempestivamente. Ma il consiglio dei ministri di oggi ha dato anche un altro importante via libera, quello al decreto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Il governo la considera un’opera strategica. Il viceministro Rixi ha detto oggi che per la realizzazione serviranno circa 5 anni. Una previsione quantomeno ottimistica, secondo Giovanni Saccà, ingegnere, in passato consulente del ministero delle Infrastrutture per la fattibilità del ponte.

 

L’opposizione verso una comunanza d’intenti anti-destra

(di Alessandro Braga)
Non è un’alleanza, come subito si è affrettato a specificare Giuseppe Conte, perché “sarebbe prematuro”, ma di sicuro è un passo verso una possibile comunanza d’intenti tra le varie opposizioni in chiave anti-destra. Oggi, al congresso della Cgil, è stata la neosegretaria del Partito Democratico Elly Schlein a buttare lì l’ipotesi.
Salario minimo, sanità e scuola pubblica, una legge di rappresentanza. è su questi presupposti che nasce, o meglio potrebbe nascere, quello che Lucia Annunziata, sul palco coi leader dell’opposizione, ha ribattezzato un “coordinamento anti-Papeete”. Se la proposta avrà le gambe per camminare è presto per dirlo. L’ala sinistra, Nicola Fratoianni, ha di fatto già detto sì. Il Movimento5stelle e Giuseppe Conte Nì, più concentrati sul mantenere la primogenitura sulle proposte che portarle avanti. La faccia perplessa di Carlo Calenda, e le sue parole, hanno già fatto capire che, se mai sarà, sarà senza di lui.

Chi sarà il nuovo leader dell’opposizione?

(di Anna Bredice)
Un coordinamento anti Papeete oppure il nuovo Cln. I nomi proposti oggi sono tutti evocativi di una opposizione unita, ma la domanda è chi guida questo coordinamento. Oggi si è visto, il perno di una coalizione di opposizione sembra essere tornato al partito democratico, ma un partito diverso rispetto a quello che arrancava solo un anno fa. Ora è in mano a Elly Schlein che propone temi che finora erano stati quasi di uso esclusivo della sinistra e dei Cinque stelle. e questo costringe gli altri partiti a fare buon viso a cattivo gioco. Non sono solo i sondaggi a dare in ascesa Elly Schlein e in lieve discesa i Cinque stelle, può essere considerato questo solo l’effetto di un nuovo inizio, ma ieri al question time la situazione è diventata anche politicamente evidente. Poco prima che Giorgia Meloni arrivasse alla Camera dei deputati, Giuseppe Conte faceva sapere che era appena stata calendarizzata la proposta del suo partito sul salario minimo, subito dopo Elly Schlein nel primo confronto diretto con Giorgia Meloni l’aveva sfidata proprio sul tema del salario minimo, aggiungendo una frase molto chiara, “lei è al governo e sono io ora all’opposizione”, e in quell’io è sembrata intestarsi la leadership di tutta la coalizione, come segretario del primo partito all’opposizione. In questo momento appare chiaro che la neo segretaria propone temi di sinistra e Conte e Fratoianni devono inseguirla, diverso per il terzo polo che forse farà una partita a metà, a seconda degli argomenti. Oggi Elly Schlein ritorna ad intestarsi l’iniziativa, “chiudiamoci in una stanza e troviamo qualcosa da fare insieme, piuttosto che far vincere gli altri”, ha dettando poi l’agenda: salario minimo, diritti civili, immigrazione, mettendoci anche il corpo. Elly Schlein rivendica come suo obiettivo politico essere nelle piazze, “usare il corpo è importante, dice, nel Pd questo non c’è stato”, aggiunge annunciando che domani sarà a Napoli contro l’autonomia differenziata della destra, e poi a Milano per i diritti dei bambini delle coppie omogenitoriali.

Varsavia invierà quattro jet militari a Kiev

Dopo l’incidente tra il drone usa e il jet russo, gli Stati Uniti hanno annunciato che le operazioni di sorveglianza per la sicurezza dell’Ucraina non si fermeranno. Secondo Washington il video dell’accaduto ripreso dal drone stesso e pubblicato oggi dimostra la veridicità della versione statunitense e le menzogne russe. Il portavoce del consiglio di sicurezza John Kirby, ha spiegato che a loro giudizio “Lo scarico di carburante e il volo aggressivo intorno al drone sono stati intenzionali, mentre non si potrà mai sapere quale fosse l’intenzione del pilota in relazione alla collisione, che mosca continua a negare sia avvenuta.

Intanto Varsavia ha annunciato che tra pochi giorni invierà 4 jet militari a Kiev. Questo fa della Polonia il primo paese a inviare a caccia tanto chiesti da Zelensky, ma Washington ha subito specificato che questo non cambierà la posizione statunitense sugli F16.

Oggi c’è anche stata una telefonata tra i ministri degli esteri cinese e ucraino. Pechino avrebbe invitato Russia e Ucraina a far ripartire i colloqui “il prima possibile”. La prossima settimana, secondo indiscrezioni di stampa, Xi dovrebbe recarsi a Mosca e incontrare il capo del Cremlino Vladimir Putin, e potrebbe avere subito dopo un video colloquio con Zelensky, che sarebbe il primo contratto diretto tra presidenti dall’inizio della guerra.

Napoli-Eintracht, otto arresti dopo gli scontri

Otto arresti a Napoli dopo gli scontri avvenuti ieri, prima e dopo la partita di Champions League, vietata ai tifosi dell’Eintracht Francoforte. Gli inquirenti stanno completando l’identificazione delle centinaia di ultras che hanno danneggiato il centro di Napoli. Il prefetto Claudio Palomba ha detto che “la polizia ha evitato il contatto tra le due tifoserie, se avesse cercato di bloccare il corteo dei tedeschi sarebbe stato peggio”. In Parlamento, le opposizioni hanno chiesto al ministro Piantedosi di riferire sull’accaduto. Sotto accusa c’è l’inefficace politica dei divieti decisa dal ministero dell’Interno.

(di Luca Parena)
I lanci di oggetti e i danni degli ultras dell’Eintracht nel centro di Napoli hanno lasciato non solo un’auto incendiata, vetrine rotte e gazebo divelti. A uscire ammaccata è anche una linea politica, quella che pensa di poter scongiurare i problemi di ordine pubblico vietando la vendita dei biglietti di una partita.
L’incontro tra la squadra di Francoforte e il Napoli era una sfida a rischio, poteva e doveva essere considerata tale fin dal momento del sorteggio dello scorso novembre. Da oltre 20 anni gli ultras dell’Eintracht sono gemellati con gruppi dell’Atalanta, storici nemici di quelli del Napoli, spesso accostati nei cori razzisti all’attività vulcanica del Vesuvio. Negli incroci di rivalità che travalicano i confini nazionali e dopo gli scontri avvenuti nella partita d’andata con decine di arresti, era prevedibile che i più convinti ad arrivare a Napoli da Francoforte per scatenare il caos non si sarebbero scoraggiati per un divieto di trasferta. Eppure la scelta della Prefettura, quindi del ministero dell’Interno, è andata comunque in quella direzione: meglio lo stop per evitare incidenti e scontri, era stato detto. I contatti diretti tra le tifoserie, almeno quelli, sono stati impediti. Le devastazioni a pochi metri da cittadini e turisti inermi, invece no. Una dimostrazione di come, di fronte ai problemi, i divieti più che vere risposte rischiano di essere scorciatoie, inutili quando non dannose.

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    Il conto alla rovescia è iniziato, tra un anno ci sarà l’inaugurazione dei Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina. Erano stati assegnati all’Italia nel 2019 con un dossier di candidatura che puntava tutto sulla parola “sostenibilità”, sia ambientale che economica. Riutilizzo degli impianti sportivi esistenti, investitori privati, attenzione all’impatto ambientale, costi contenuti, eredità legata al territorio. Il piano economico aggiornato dal governo prevede 3,6 miliardi di costi. Rispetto al dossier di candidatura le spese sono generalmente triplicate, come nel caso della pista da bob passata da 46 a 120 milioni. Siamo andati a vedere come procedono i lavori a Cortina d’Ampezzo e in Valtellina, per capire da vicino la (in)sostenibilità di queste Olimpiadi. Questa è la seconda puntata, il reportage dalla Valtellina e da Bormio di Luca Parena.

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