Il racconto della giornata di domenica 17 settembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Meloni e Von der Leyen a Lampedusa, più che una visita è stata un’apparizione fugace. La propaganda della destra sulla pelle dei migranti. Salvini e Le Pen al raduno della Lega. Negli ultimi giorni gli ucraini hanno attaccato più volte la Crimea, l’ultima settimana è stata tra le più intense della guerra.
La visita a Lampedusa di Meloni e Von der Leyen
(di Diana Santini)
Più che una visita è stata un’apparizione fugace, consumata nell’arco di un paio d’ore: l’arrivo alle dieci di mattina, due parole con gli isolani sul corso, un’occhiata al centro di Contrada Imbriacola, un’altra al Molo Favaloro. E poi via di corsa verso l’aeroporto, la conferenza stampa come da copione senza domande, saluti ringraziamenti e arrivederci alla prossima crisi.
La ricetta del governo per fronteggiare l’immigrazione illegale, per come l’ha illustrata oggi Meloni, si compone di: nuovi cpr, allungamento dei tempi di permanenza nei centri per facilitare i rimpatri, aumento delle pene per i cosiddetti scafisti. Domani il pacchetto di misure avrà il via libera dal consiglio dei ministri. La presenza sull’isola oggi di Ursula Von del Leyen e della commissaria Johanson è, dal punto di vista comunicativo, un successo per il governo. Ma, nonostante l’ottimismo dichiarato dalla premier su possibili sviluppi positivi nel corso del prossimo consiglio europeo, il piano in dieci punti illustrato da Von der Leyen a Lampedusa è un minestrone di impegni generici e in parte contraddittori, così vago e già sentito da non riuscire nemmeno a farci un titolo.
Dopo una notte di lavoro senza sosta dei volontari della croce rossa per ripulire Contrada Imbriacola dai resti del bivacco dei giorni scorsi, l’hotspot è tornato al suo caos di sempre, al suo disordine strutturale. Il cordone di polizia all’ingresso ha ripreso a bloccare chi cerca di uscire e i migranti sono tornati ad ammazzare il tempo chiacchierando tra i cespugli e a chiedere sigarette ai giornalisti attraverso le grate di ferro. Qualche metro più in là i cani randagi frugano svogliatamente tra i sacchi di spazzatura nascosti dietro un autobus arrugginito che pare parcheggiato lì da decenni. E Lampedusa, i lampedusani, se restano lì con la loro lista di richieste lunga così tra le mani, coi loro morti senza nome al cimitero, e con la stagione turistica da portare a termine.
Fino alla prossima emergenza.
La propaganda della destra sulla pelle dei migranti
(di Massimo Alberti)
L’epopea dell’agosto 2023 di Lampedusa sembra chiudersi in una domenica sera di settembre, con l’hotspot tornato a numeri gestibili. In cui il governo esulta per aver trascinato Von der Leyen davanti alle telecamere italiane. Meloni e Salvini si sono giocati la concorrenza politica a chi alzava più i toni, come ai tempi dell’opposizione. Per un mese il ciclico picco di arrivi è stato concentrato sull’isola: oltre ai barchini autonomi, le navi militari che effettuavano salvataggi venivano indirizzate là: una scelta calcolata, in tutta evidenza. Questo ha fatto in breve tempo esplodere la situazione, lontano da telecamere che gridassero all’invasione. Anche perché, nel frattempo, le navi a distribuire gli immigrati sulla terraferma venivano centellinate, visto che una struttura di accoglienza non esiste più, smantellata negli anni dalla destra stessa. E’ durata fino a quando qualche sindaco, di destra e opposizione, non ha iniziato a gridare all’allarme. E la Lega ha fiutato l’affare per dar contro l’alleata. Lo scenario è cambiato, il nemico è diventato l’Europa che non aiuta, per distogliere l’attenzione dall’implicita ammissione di incapacità nel gestire il fenomeno, che la destra non da oggi focalizza sull’irrealistica promessa di decidere le partenze, che per altro sono minima parte dell’immigrazione in Italia. Le prossime elezioni europee, che potrebbero vedere Salvini e Meloni su versanti diversi, hanno aiutato la sponda di Von der Leyen,più che altro a parole:i numeri dicono che l’Italia accoglie molto meno degli altri paesi europei,a Bruxelles lo sanno benissimo. In Europa e in Italia nella maggioranza, ognuno sulla pelle dei migranti ha giocato la sua partita politica. Che a Roma si concluderà domani, col consiglio dei ministri che sancirà il vero obbiettivo della destra: la gestione militare dell’immigrazione.
Salvini e Le Pen a Pontida
(di Alessandro Braga)
È un Salvini in modalità Giano bifronte quello che sale sul palco di Pontida. Un po’ ministro tuttofare, come gli chiedevano i suoi colonnelli, concentrato sugli obiettivi di governo, con toni moderati e accondiscendenti nei confronti di Giorgia Meloni, dopo le tensioni degli ultimi giorni. Un po’ arringatore di folle, come pretendeva il suo popolo, che ha riempito, solo parzialmente, il prato di Pontida. Insomma, il leader leghista da un lato tende la mano alla presidente del consiglio, e assicura che l’esecutivo andrà avanti cinque anni (anzi dieci, specifica a un certo punto), dall’altro marca le distanze, nell’ottica della campagna elettorale per le prossime europee e della competizione a destra che ha deciso di intraprendere. La presenza di Marine Le Pen sul palco serve anche a questo. A dimostrare che se davvero si vuole cambiare in Europa il solo voto utile è alla Lega e ai suoi alleati del gruppo Identità&Democrazia. La leader del Rassemblement National scalda i presenti con le solite frasi, sentite da tempo: la difesa dei confini, la lotta all’immigrazione, l’Europa dei popoli contro quella dei burocrati e via dicendo. Il segretario leghista ringrazia, e urla che tra Macron e Le Pen lui e i suoi militanti non hanno dubbi. Per il resto, è il solito elenco salviniano, con slogan buoni solo a strappare applausi. Sotto la grande scritta “A difesa delle libertà”, Salvini fa la lista delle sue priorità: l’invasione da fermare con ogni mezzo necessario, l’eliminazione della legge Fornero e del reddito di cittadinanza, la difesa dei prodotti italiani, la tassazione sugli extraprofitti delle banche. E ancora, la cosa più richiesta dal prato, l’autonomia. Salvini la cita appena, lasciando a chi parla prima di lui il compito di rassicurare il suo popolo, in particolare il ministro Calderoli, che butta li una data per l’approvazione del provvedimento simbolo per la Lega, il 2024. Poi il leader leghista chiude dicendo che vuole regalare agli italiani la libertà più grande, quella di sognare. Applausi. Anche se, in quel prato, se non vedranno concretezza e certezze, in molti si sveglieranno delusi.
Ucraina: l’ultima settimana è tra le più intense della guerra
(di Emanuele Valenti)
Negli ultimi giorni gli ucraini hanno attaccato più volte la Crimea.
Da questo punto di vista l’ultima settimana è stata tra le più intense dall’inizio della guerra.
Kyiv punta sul serio a riprendere la penisola annessa da Mosca nel 2014?
Non sul breve periodo, ipotizzando che salvo colpi di scena sul piano diplomatico la guerra duri ancora parecchio tempo.
Quale allora l’obiettivo di questi attacchi sempre più sofisticati?
Tra mercoledì e venerdì, per esempio, sarebbero stati messi fuori uso: un sottomarino usato per lanciare missili su obiettivi ucraini, almeno due navi militari, componenti importanti del sistema di difesa anti-aereo.
Primo. La Crimea è il punto di passaggio per una buona parte dei rifornimenti, di ogni tipo, per le truppe russe che combattono nel sud dell’Ucraina, in questo momento il fronte più caldo della contro-offensiva di Kyiv.
Colpire la penisola vuol quindi dire indebolire le difese russe più su, soprattutto intorno a Tokmak e Melitopol.
Secondo. L’altro obiettivo è il controllo, seppur parziale, sulla zona nord-occidentale del Mar Nero, e qui la questione sono le rotte navali e le famose esportazioni di grano.
L’arrivo di nuove armi a lungo raggio potrebbe facilitare gli attacchi.
Ufficialmente Zelensky ha promesso di liberare tutti i territori occupati, Crimea compresa. Ma sappiamo che sul campo le difficoltà sono molte, così come sappiamo che alcuni sponsor occidentali inizino a essere stanchi. In sostanza non sappiamo fino a dove si spingerà la contro-offensiva. Prima di un vero e proprio attacco alla Crimea gli ucraini dovranno comunque liberare tutta la fascia di territorio che collega la penisola alla Russia. L’unico vero successo di Putin in questa guerra.
Il tracollo di Evergrande
(di Andrea di Stefano)
Da sabato notte un numero imprecisato di manager di Evergrande Wealth Management sono stati posti agli arresti dalla polizia di Shenzen che ha diffuso un comunicato sollecitando chi fosse a conoscenza di reati a mettersi in contatto con gli inquirenti. La divisione finanziaria del colosso immobiliare finito in bancarotta è quella che gestiva la raccolta dei fondi per lo sviluppo immobiliare ed è quindi quella al centro delle proteste di decine di migliaia di cittadini cinesi (si stima almeno 200.000) che avevano investito nei fondi e hanno perso i loro risparmi. Sul banco degli accusati uno degli astri nascenti dell’impetuosa e forsennata bolla immobiliare, Du Liang, noto alle cronache perché diventato gestore di miliardi di yuan, pari a centinaia di milioni di dollari. La scorsa settimana anche la divisione assicurativa del gruppo è stata travolta dalla bancarotta e venerdì scorso è stata nazionalizzata con l’intervento di tre società statali. Il crack del più grande sviluppatore immobiliare cinese ha trascinato diversi altri operatori nella crisi, sia privati come Country Garden, sia statali. Sabato anche Sino Ocean ha sospeso il pagamento di 4 miliardi di dollari di obbligazioni collocate all’estero e chiesto ai creditori un piano di riscandenzamento del debito. L’agenzia Moody’s ha tagliato il rating del comparto immobiliare cinese da stabile a negativo nonostante i molti interventi del governo per tamponare la crisi.