Approfondimenti

Le modalità di voto per il Quirinale ai tempi del COVID, la revoca del visto di Djokovic e le altre notizie della giornata

quirinale omicron ANSA

Il racconto della giornata di domenica 16 gennaio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La corsa al Quirinale sta per entrare nel vivo e oggi il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato le modalità di voto a gruppi di 50 grandi elettori alla volta per mantenere protocolli di sicurezza. Quello di Salvini a Enrico Letta è un no che non rappresenta una chiusura definitiva, ma potrebbe forse segnare il via alla trattativa vera sul Presidente della Repubblica. Il caso Djokovic si è chiuso con la revoca del visto di ingresso in Australia per il tennista, che ha già lasciato il Paese, ma le proteste non si sono ancora fermate. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Le modalità di voto per il Quirinale ai tempi del COVID

La corsa al Quirinale. Oggi il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato le modalità di voto a gruppi di 50 grandi elettori alla volta per mantenere protocolli di sicurezza, i positivi non potranno votare – al momento sarebbero almeno 35 tra Camera e Senato – i non vaccinati invece sono ammessi al voto col tampone. Il presidente della Camera conta che l’elezione avvenga entro il 3 febbraio quando Mattarella decadrà.
Sul piano politico oggi PD e 5Stelle hanno ribadito l’impossibilità dell’elezione di Silvio Berlusconi, “è un vicolo cieco” ha detto Enrico Letta, “cerchiamo un nome, cerchiamo insieme…” ha aggiunto il segretario del PD: quali nomi potrebbe proporre il centrodestra, allora? Anche un outsider come in fondo era Mattarella ci ha risposto… Alessandro Campi, politologo e docente all’Università di Perugia:


 

Chiunque salga al Colle, nessuno vuole governare la fine legislatura e il PNRR

(di Claudio Jampaglia)

Arrivare al 2023 con Draghi Presidente del Consiglio, come suggerisce Enrico Letta, o fare un quarto governo in questa legislatura con tutti i leader dei partiti, come vorrebbe Salvini, la morale è la stessa: tutti i partiti hanno paura di governare e stanno pensando a questo finale di legislatura già in vista del dopo, del 2023, ignorando le urgenze del Paese adesso.

I partiti sono deboli, i loro leader altrettanto e le strategie di piccolo cabotaggio: Salvini concentrato ancora a recuperare consensi nei sondaggi (o a non perderne) divincolandosi dalle mediazioni di governo, fa il paio di Enrico Letta attento a non inciampare negli sgambetti delle correnti e dei maggiorenti. I Cinque Stelle, persi nella rieducazione del nuovo timoniere Conte, non hanno più quirinarie, candidati e autonomia e rischiano di rimanere un manipolo di eletti. Li controllerà tutti l’avvocato del popolo? Partiti e politici sembrano nascondersi nei tatticismi, più che nella necessità e urgenza di governare il paese e si capisce perché Draghi ambisca più al Colle che a rimanere a Palazzo Chigi a fare da mediatore per altri 18 mesi intestandosi un probabile ritardo di riforme, obiettivi e spesa proprio sui fondi europei… non proprio un gran finale di carriera. Ma per il Quirinale i partiti posso trovare anche questa volta la strada della figura di salvezza, non di primo piano ma dalla carriera istituzionale candida. Mentre chi governa rischia di aver già perso le prossime elezioni, questa la paura che sembra accomunare lo stallo in cui ci troviamo.

Salvini-Letta, la relazione decisiva per il Quirinale

(di Luigi Ambrosio)

Quello di Salvini a Enrico Letta è un no che non rappresenta una chiusura definitiva, ma potrebbe forse segnare il via alla trattativa vera sul Presidente della Repubblica. 

Alla proposta del segretario del PD, un nome condiviso che potrebbe essere Draghi, o Mattarella, la Lega ha alzato il muro. Salvini ha ribadito il suo pensiero: per la prima volta da tanto tempo dobbiamo essere noi a proporre il nome. 

Un accordo Letta Salvini si gioca su due piani: l’ingresso di nomi politici nel Governo, magari gli stessi leader e soprattutto sul profilo del nuovo Presidente. Draghi, di nuovo Mattarella o sullo sfondo Giuliano Amato sono i nomi che si fanno dal PD. Salvini vuole qualcuno che sia espresso dal centrodestra. 

Rimane l’ostacolo ingombrante di Berlusconi. Per il centrosinistra è improponibile ma Salvini non vuole e non può scaricarlo adesso. Si interpretano così i segnali: in nessuna delle dichiarazioni di ieri dei leghisti, in risposta all’assemblea del PD, si fa il nome di Berlusconi. 

A otto giorni dall’inizio del voto in Parlamento, le possibilità che non si vada a uno scontro pericoloso passano da una strada stretta: un accordo, nonostante, i no, tra i due protagonisti di ieri, Letta e Salvini.

Il caso Djokovic e la durissima politica dell’Australia sull’immigrazione

(di Luca Gattuso)

Una cosa va subito chiarita: la sentenza dei tre giudici della Corte Federale dell’Australia che ha respinto questa mattina il ricorso presentato da Djokovic contro la decisione del Governo di revocare il visto di ingresso nel paese è una sentenza che ha poco di giudiziario e molto di politico.
Il dibattimento è durato parecchie ore e le due parti, sia gli avvocati di Djokovic che quelli del governo australiano, hanno presentato ben poche prove ma molte valutazioni su come è stata vissuta e gestita la vicenda. Davanti alla Corte Federale non era in discussione la veridicità dei documenti presentati da Djokovic per ottenere il visto che gli era stato concesso. Non si discuteva di questo. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

Il braccialetto elettronico come aiuto concreto per le donne vittime di violenza

C’è stato un femminicidio in provincia di Catanzaro, nel comune di Motta Santa Lucia. Nella tarda serata di ieri un uomo ha ucciso la moglie soffocandola. Poi ha confidato il delitto al proprio datore di lavoro che ha avvertito i carabinieri. Nel 2021 sono state oltre cento le donne uccise, molte delle quali per mano del partner o dell’ex compagno. Una misura che può dare un mano concreta alle donne vittime di violenza è quella del braccialetto elettronico. Di questo dispositivo si parla molto in queste ore per quanto accaduto a Tivoli, dove il braccialetto elettronico ha contribuito a fermare lo stalker di una 37enne che aveva violato il divieto di avvicinamento. Francesco Menditto è procuratore di Tivoli, una delle procure maggiormente impegnate nella lotta alla violenza di genere:


 

La protesta delle donne afghane contro il regime dei talebani

In Afghanistan i talebani hanno disperso con la forza un gruppo di donne che manifestavano a Kabul per chiedere diritto al lavoro e all’istruzione. Una ventina di loro si erano riunite davanti all’università con striscioni di protesta, ma sono state allontanate dai miliziani che hanno spruzzato spray al peperoncino e puntato loro contro le armi. Ogni giorno le donne afghane protestano contro il regime, non solo a Kabul ma in diverse province del paese. A mesi di distanza dalla presa del potere dei talebani le loro condizioni sono peggiorate. Oltre ai diritti negati, alcune giovani manifestanti vengono poi uccise nel silenzio a giorni di distanza dalle proteste. Gabriella Gagliardo è la presidente del Cisda, il coordinamento italiano per il sostegno alle donne afghane:


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

L’Italia è vicina al picco della quarta ondata di COVID, prodotta dalla variante Omicron. A dirlo è stato oggi il direttore dell’OMS per l’Europa Hans Kluge. Una previsione che si inizia a intravedere nei dati quotidiani che certificano un rallentamento della crescita dei contagi. Sono stati 149.500 i casi accertati nelle ultime 24 ore, in calo rispetto ai 180mila di ieri. In totale oggi sono due milioni e mezzo gli italiani attualmente positivi al coronavirus. I morti oggi sono stati 284, mentre continua la lieve crescita dei pazienti in terapia intensiva nel saldo tra entrate e uscite.
Questi dunque i numeri di oggi. A confermare la previsione secondo cui Italia abbia quasi oltrepassato la fase più acuta è oggi il Consiglio nazionale delle ricerche: Toscana e Umbria hanno da poco superato il picco, Lombardia e Abruzzo lo hanno appena raggiunto. I dati li ha analizzati Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr:

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    "Irène Némirovsky. La scrittrice che visse due volte". Il saggio di Cinzia Bigliosi

    In questo saggio, Cinzia Bigliosi ripercorre la vita e l’opera di Irène Némirovsky, autrice di successo degli anni Trenta, tornata alla ribalta, dopo decenni di oblio, con il clamoroso postumo "Suite francese" (2004). Scrittrice dell’esilio, testimone spietata di un mondo abitato da loschi affaristi, madri affette da bovarismo, balie spaesate e figlie neglette ed egoiste, Irène Némirovsky domò, non senza contraddizioni, i temi costanti nella sua opera – come la negazione delle origini, l’ereditarietà, il terrore dell’invecchiamen­to, l’arrivismo e il sacrificio – con un marchio personale frutto dell’orgogliosa consapevolezza di una originalità del tutto unica. Oggi a Cult, Ira Rubini ha intervistato l'autrice del libro, Cinzia Bigliosi.

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