Il racconto della giornata di domenica 16 aprile 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Nei prossimi giorni il Parlamento inizierà a discutere il disegno di legge che prevede il carcere fino a 3 anni per chi imbratta monumenti o edifici pubblici e multe fino a mille euro. Il governo già nel prossimo Consiglio dei ministri, in settimana, potrebbe esaminare il decreto lavoro, basato su due pilastri: le modifiche al reddito di cittadinanza e l’abrogazione del decreto dignità. Notte di sparatorie negli Stati Uniti con diversi morti. A Louisville, in Kentucky, un uomo ha sparato sulla folla in un parco uccidendo due persone, ora è ricercato. Sempre la scorsa notte, due studenti sono rimasti feriti in una sparatoria al campus dell’università di Lincoln in Pennsylvania. La più grave è avvenuta durante una festa di compleanno a Dadeville, in Alabama. Quattro i morti, oltre 20 le persone ferite, tutti adolescenti che partecipavano alla festa. In Sudan secondo giorno di combattimenti tra l’esercito e i paramilitari. Il punto sulla guerra in Ucraina.
I climattivisti sono diventati il nemico pubblico numero uno
Da vandali a criminali il passo è stato breve. Nei prossimi giorni il Parlamento inizierà a discutere il disegno di legge che prevede il carcere fino a 3 anni per chi imbratta monumenti o edifici pubblici e multe fino a mille euro. Disegno di legge che fa il paio con quanto sta accadendo in alcune procure dove agli attivisti per il clima di Ultima Generazione vengono contestati reati abnormi. A Padova è stata contestata l’associazione a delinquere, a Pavia la sorveglianza speciale. Accuse pesantissime accolte come manna dal cielo dalla maggioranza di destra che usarle per distrarre l’opinione pubblica da altre questioni.
(di Roberto Maggioni)
Ci sono i disegni di legge in Parlamento che nei prossimi giorni inizieranno a essere discussioni dalle due Camere, ci sono le procure che in una fase bassissima di conflitto sociale hanno individuato nei climattivisti il nemico pubblico numero uno.
Minacciare il carcere, alzare le multe, ipotizzare reati associativi serve anzitutto a spaventare, a scoraggiare la partecipazione e l’attivismo. La storia italiana è ricca di leggi speciali e accuse abnormi poi ridimensionate nei processi e nelle sentenze. Un esempio su tutti: la procura di Torino che qualche anno fa accusò quattro attivisti No Tav di terrorismo per l’incendio di un compressore. A processo l’accusa venne ridimensionata a danneggiamento, che in effetti era quanto successo al compressore: era stato danneggiato. Ma intanto i quattro No Tav avevano dovuto scontare mesi in carcere in attesa dell’inizio del processo con quell’infamante accusa appiccicatagli addosso anche da una stampa sempre schierata dalla parte dei giudici e dei governanti di turno.
Oggi tocca agli attivisti per il clima e prima di loro ai sindacalisti degli invisibili che lottano in contesti lavorativi da inizio ‘900. E come allora chi governa ha un solo obbiettivo: sorvegliare, intimidire e punire.
La strategia del governo sul lavoro: più soldi alle imprese, meno ai lavoratori
(di Massimo Alberti)
In sordina e senza proclami il governo già nel prossimo Consiglio dei ministri, in settimana, potrebbe esaminare il decreto lavoro, basato su due pilastri: le modifiche al reddito di cittadinanza e l’abrogazione del decreto dignità. Dalle pagine del Corriere della Sera il segretario della Cgil Landini critica l’ipotesi di riforma: “Salari fermi e profitti delle imprese in crescita, le politiche del governo sono sbagliate”.
Dalle bozze circolate sulla stampa emerge un quadro di “redistribuzione alla rovescia”. Da una parte le restrizioni per l’accesso al sussidio per la povertà estrema, dall’altra l’ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro.
Il decreto lavoro delinea una visione ideologica piuttosto chiara. Da una parte si punta a fornire alle imprese quel lavoro dequalificato e a basso costo che sembra facciano fatica a trovare – nonostante i dati indichino un record del lavoro stagionale – attraverso la stretta sul reddito di cittadinanza. In quei settori a basso valore aggiunto, turismo, ristorazione, dove la competizione tra imprese avviene proprio sulla riduzione del costo del lavoro. Non è affatto detto che accadrà, perché al di là dei proclami ideologici, son pezzi di società che “occupabili” lo sono solo per imposta definizione. E se non funziona, ci sono sempre gli ingressi di migranti, sia chiaro senza diritti, messo nero su bianco nel Def. Dall’altra si punta a ridurre i costi per le imprese, e rendere i lavoratori più ricattabili, con l’abrogazione del decreto dignità e la liberalizzazione del contratto a termine, già ora contratto prevalente nelle nuove assunzioni. Ultimo tassello, gli sgravi per chi assume stagionali, ex percettori di reddito, o under 30 disoccupati, che possono arrivare fino al 60% dello stipendio, ma senza vincolo sulla tipologia di contratto. Il quadro è quello di un enorme trasferimento di fondi pubblici dallo Stato alle imprese, e di uno spostamento di ricchezza dal lavoro sempre verso le imprese. Era già successo, del resto, nel post pandemia quando in piena crescita il governo Draghi aveva introdotto le deroghe al decreto dignità ed avviato la stretta sui contratti a termine. Non è certo un caso se le imprese italiane sono, in Europa, quelle con la quota più alta di profitto e la più bassa destinata ai salari. Gli ultimi dati Istat e le speculazioni con l’inflazione confermano questa tendenza, che il governo Meloni non ha alcuna intenzione di invertire.
In Sudan continuano i combattimenti tra esercito e paramilitari
In Sudan l’esercito e i paramilitari stanno combattendo per il secondo giorno consecutivo. Nel pomeriggio entrambe le parti si erano dette disponibili all’apertura temporanea di corridoi umanitari come chiesto dall’Onu, ma si continua a sparare.
La sede della tv Al Arabiya nella capitale Khartoum è stata colpita poche ore fa. Secondo una prima stima nel paese da ieri sarebbero un’ottantina i morti civili.
Il governo ha bloccato internet e ha chiuso lo spazio aereo. Secondo la Mezzaluna Rossa molti ospedali nel paese rischiano il collasso per il continuo afflusso di feriti.
L’esercito e i paramilitari stanno combattendo per il controllo del paese, i combattimenti sono iniziati ieri mattina nella capitale Khartum. Perché la situazione è precipitata? Sentiamo Angelo Ferrari, della rivista Africa
Il punto sulla guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina. Nel giorno della Pasqua ortodossa c’è stato uno scambio di prigionieri di guerra tra Kiev e Mosca. Lo hanno comunicato le autorità ucraine. Circa 130 militari ucraini sono stati rilasciati non è ancora chiaro quanti russi siano stati liberati. Uno scambio di prigionieri che non ha fermato scontri e bombardamenti, che si sono intensificati nelle ultime ore. Nella regione di Zaporizhia è stata colpita dai russi la chiesa ortodossa di San Michele Arcangelo a Kushuhum. Mentre le forze filo russe hanno denunciato il bombardamento nei pressi di Dontesk di una chiesa ortodossa dove era in corso una veglia pasquale. Non è ancora chiaro il numero delle vittime, ci sarebbero diversi feriti.
Epicentro del conflitto resta Bakmut. “Sono in corso combattimenti sanguinosi e senza precedenti”, ha dichiarato il portavoce del comando militare dell’Ucraina orientale. I vertici dell’esercito di Kiev sostengono che la città non è ancora caduta nelle mani dei russi. Secondo fonti occidentali le truppe di Mosca anche se lentamente controllano ormai gran parte della città. L’esercito ucraino starebbe indietreggiando per rafforzare le proprie difese più a ovest.
Foto | Un sit in organizzato da Ultima Generazione a Roma, novembre 2022