Approfondimenti

Il ritiro di parte delle truppe russe, il via libera alla riforma delle concessioni balneari e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 15 febbraio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Una parte dei soldati russi dispiegati alle frontiere ha iniziato il rientro presso le proprie basi. Oggi è andato a termine l’accordo sulle concessioni balneari: verranno chiuse le proroghe al 31 dicembre 2023, dopodiché potranno essere affidate solo con gare pubbliche. A Fermo è stato aperto un fascicolo per la morte di Giuseppe Lenoci, il 16enne rimasto ucciso in un incidente durante uno stage di un centro di formazione professionale. Sofia Goggia ha vinto l’argento nella discesa libera a soli 23 giorni dall’incidente che le aveva devastato il ginocchio. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Crisi ucraina, una parte delle truppe russe ha cominciato a ritirarsi

Quella di oggi è stata una nuova giornata di incontri diplomatici ad altissimo livello: un nuovo colloquio telefonico tra il segretario di stato americano Blinken e il ministro degli esteri russo Lavrov, la telefonata di Mario Draghi al presidente ucraino Zelinsky mentre era in corso la visita di Di Maio a Kiev, ma soprattutto l’incontro a Mosca tra il cancelliere tedesco Scholz e Vladimir Putin. I tentativi di soluzione diplomatica alla crisi si intensificano e pur continuando a lamentare l’insufficienza delle risposte occidentali alle richieste russe anche Vladimir Putin riconosce l’esistenza di uno spazio possibile di mediazione.
È invece attesa per questa sera alle 21.30 una dichiarazione del presidente americano Biden. La grande parola di oggi è de-escalation. Una parte dei soldati russi dispiegati alle frontiere ha infatti iniziato il rientro presso le proprie basi. La Russia ha specificato che il ritiro segue il calendario delle esercitazioni programmate, che si stanno concludendo, e non ha a che vedere con le richieste della Nato di allontanarsi dai confini ucraini. Ma intanto si tratta del primo cambio di rotta da settimane, e oggi la soluzione della crisi sembra, se non a portata di mano, se non altro più vicina, come spiega Gianluca Pastori, docente di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano.

 

Le continue frizioni tra i partiti minacciano la maggioranza

(di Anna Bredice)

Mediare, cercare accordi e soluzioni che vadano bene a tutti i partiti del governo, ma nello stesso tempo andare avanti, senza farsi bloccare da veti che risentiranno sempre di più di una campagna elettorale imminente, per le amministrative e per i possibili referendum, entrambi in tarda primavera. Questa sembra essere la linea di Draghi, consapevole dopo la fase dell’elezione del Capo dello Stato che la navigazione ora potrà essere diversa. Passo dopo passo, oggi è andato a termine, non senza difficoltà, l’accordo sulle concessioni balneari: verranno chiuse le proroghe al 31 dicembre 2023, dopo potranno essere affidate solo con gare pubbliche, proseguiranno quelle concessioni per le quali si sono già rispettati i criteri stabiliti dall’Unione europea, ci sarà poi la legge delega per riordinare il settore degli stabilimenti balneari, salvaguardano l’occupazione, le aziende famigliari e garantendo a tutti l’accesso alla spiaggia libera. I cinque stelle hanno voluto una sospensione per valutare l’accordo, la Lega annuncia modifiche in Parlamento. Matteo Salvini è tirato da una parte dalle spinte di opposizione di Giorgia Meloni, dall’altra dai ministri del suo governo che vogliono un accordo sui temi più importanti. Per la Lega sarà così nei prossimi mesi e lo sarà più o meno su tutto. Salvini non può certo lasciare a Giorgia Meloni la battaglia per chi si intesterà per primo l’abolizione del green pass, il governo grazie anche alla fine dello stato di emergenza eviterà probabilmente su questo tema il muro contro muro. Ci saranno poi i referendum, se questi verranno ammessi dalla Consulta, temi da sempre divisivi, giustizia, eutanasia, che da vent’anni interrogano il Parlamento senza riuscire ad approvare una legge condivisa. La riforma del Csm presentata pochi giorni fa proprio per indebolire il referendum già è oggetto di discussione tra i partiti, per non parlare della separazione delle carriere, cavallo di battaglia di Forza Italia. La giustizia, può ricompattare la destra fino ai renziani, ma creare delle crepe nella maggioranza di governo. Draghi dovrà quindi navigare in acque difficili, oggi ha visto Enrico Letta, il Pd rischia di subire maggiormente le conseguenze della campagna elettorale di lotta e di governo che farà Salvini, senza riuscire a compattare un fronte progressista con i Cinque stelle di Conte.

L’inchiesta sulla morte di Giuseppe Lenoci

(di Massimo Alberti)

A Fermo è stato aperto un fascicolo per la morte di Giuseppe Lenoci, il 16enne rimasto ucciso in un incidente durante uno stage di un centro di formazione professionale. Il ragazzo era a bordo di un furgone uscito di strada, l’operaio che lo guidava è ricoverato in gravissime condizioni.
Restano ancora molti punti da chiarire sulle modalità dello stage. Intanto anche a Fermo venerdì manifesteranno studenti e sindacati.
Secondo la zia di Giuseppe Lenoci, lo stage non prevedeva un uscita come quella durante la quale è avvenuto l’incidente in cui è morto il 16enne. È una delle questioni che i magistrati devono accertare, cosa esattamente prevedesse l’attività in azienda, se l’Inail fosse stata avvertita dell’uscita, e se l’operaio ricoverato in gravi condizioni fosse il suo tutore. Per ora il fascicolo è a carico di ignoti, ma sotto indagine potrebbe finire proprio l’autista. Non è chiaro se l’accusa sia omicidio colposo od omicidio stradale, da questo potrebbe dipendere il nome dell’indagato. Anche perché l’incidente è avvenuto durante uno spostamento nell’orario di lavoro, durante lo svolgimento di mansioni lavorative, ed è dunque considerata morte sul lavoro a tutti gli effetti. Dal centro di Formazione professionale Artigianelli di Fermo, nessun commento, così come da parte dell’azienda termo idraulica coinvolta. I magistrati avrebbero già prelevato la documentazione per accertare la regolarità dello stage e di che natura fosse: nei bandi regionali a cui accede l’istituto si parla di alternanza scuola lavoro, mentre i cfp svolgono di norma la cosiddetta formazione duale o i tirocini, parte a scuola e parte in azienda. Venerdì anche Fermo si aggiungerà a nuove manifestazioni che gli studenti hanno convocato in tutta Italia, dopo le prime iniziative spontanee di ieri sera. Nel capoluogo marchigiano in piazza con loro ci saranno anche i sindacati.

Il miracoloso argento di Sofia Goggia

(di Luca Gattuso)

24 giorni fa Sofia Goggia si trovava in una clinica di Milano e aveva da poco fatto la risonanza magnetica alla gamba sinistra su cui era caduta la mattina nella discesa libera di Cortina. La sentenza sembrava mettere fine alle sue speranze di poter partecipare alle Olimpiadi: distorsione al ginocchio sinistro, con una lesione parziale del legamento crociato e, come se non bastasse, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolare. Insomma i termini più utilizzati in quelle ore al pensiero di Sofia Goggia al via della gara Olimpica erano del tipo: “Ci vorrebbe un miracolo”.
Questa notte la proprietaria di quel legamento crociato e di quel perone ha vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi in discesa libera non riuscendo per soli 16 centesimi (un battito di ciglia tanto per avere un termine di paragone) a salire sul gradino più alto del podio come era successo 4 anni fa a PyeongChang.
Sofia Goggia è così. Era stata criticata quel 23 gennaio a Cortina perché a differenza delle sue avversarie aveva dato tutto, rischiando e non si era trattenuta. Ma questa sua forza e ostinazione è stata quella che l’ha portata a gareggiare questa notte.
L’argento della Goggia arriva con il bronzo di Nadia Delago, 24 anni di Bressanone, al suo primo podio in carriera. Una piacevole sorpresa che proietta la disciplina delle discese veloci sulle prossime Olimpiadi quelle di Milano-Cortina fra 4 anni. Possiamo sbilanciarci e dire che il settore ha delle buone prospettive.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Oggi in Italia sono stati comunicati 71mila casi di covid con 388 morti. Stabile il tasso di tamponi positivi, intorno al 10%. Ancora in calo le persone ricoverate. Da stamattina chi è ultracinquantenne e non ha il super green pass non può lavorare, in base alle norme decise dal governo. Oggi in città come Milano, Torino e Genova alcune centinaia di persone hanno manifestato contro la nuova restrizione, ma nel complesso la sua entrata in vigore sembra essere avvenuta senza grosse tensioni.

(di Andrea Monti)

Se si chiede agli uffici stampa di Confindustria e Cgil com’è andato il primo giorno, la risposta è simile: nessun problema segnalato ma aspettiamo ancora un po’, anche perchè la sospensione senza stipendio è prevista dal quinto giorno di assenza. Alcuni Comuni, come Milano e Genova, fanno sapere che la questione riguarda un basso numero di lavoratori. Dal Lazio il segretario regionale della Cgil dice che l’incidenza è quasi nulla. Da Udine la Confindustria locale spiega che qualche problema c’è stato nelle aziende medio-piccole, dove anche la mancanza di poche persone si fa sentire. Dalle grandi imprese nessuna notizia di difficoltà: fonti interne a Stellantis dicono che il tema coinvolgerebbe poche decine di dipendenti negli stabilimenti che furono della Fiat. Gli uffici stampa di ex Ilva e Generali, contattati da noi, confermano uno scenario tranquillo. Stessa fotografia dai sindacati di categoria che abbiamo sentito, da cui emerge un tema: quello dello smart working. In teoria il super pass serve anche in questo caso, ma controllarlo è più difficile. Il lavoro da casa contribuisce a evitare contraccolpi, ci hanno detto in sostanza i segretari metalmeccanici di Cisl e Uil, citando anche le ferie come strumento per non arrivare almeno momentaneamente alla sospensione. “Se poi si pensa alla quota di persone in cassa – ha aggiunto il secondo – il problema diventa ancora più marginale”. Anche il numero uno della Cgil delle telecomunicazioni ci ha parlato di smart working e come i colleghi ha confermato l’assenza di grosse difficoltà per l’entrata in vigore dell’obbligo, anche perché c’è stato il tempo di prepararsi. Oggi il sottosegretario alla sanità Andrea Costa ha definito possibile l’eliminazione del green pass a fine marzo. Viene da pensare che una parte non irrilevante delle persone coinvolte possa arrivare ad allora senza grosse conseguenze, mantenendo lo stipendio o perdendolo per pochi giorni.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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