Si affermano i candidati renziani nelle due principali città dove si è votato per le primarie del Pd (anche se sulla carta a Roma si è trattato di una corsa di coalizione). Una vittoria con un margine più ampio delle previsioni quella di Roberto Giachetti nella Capitale, più contenuta nei numeri quella di Valeria Valente a Napoli, la quale però si confrontava con Antonio Bassolino che gode ancora di una personale rete di consenso.
A Roma nessuno nega che il crollo della partecipazione sia un dato preoccupante.
50mila persone significano quasi la metà di coloro che andarono a votare nel 2013. Depurato il dato dall’assenza di Sinistra Ecologia e Libertà e di tutta la galassia della sinistra, due fattori hanno inciso: lo scandalo di mafia capitale che ha coinvolto anche il Pd e il licenziamento del sindaco Ignazio Marino da parte del suo stesso partito con motivazioni che sono rimaste incomprensibili per molti.
E questo è un motivo di preoccupazione che anche il commissario Orfini, molto vicino a Renzi, sottolineava ieri sera.
L’astensionismo a Roma ha punito la sinistra interna del Partito Democratico in quello che è assomigliato anche a un anticipo di congresso dopo il commissariamento. Ha funzionato l’accordo politico tra Renzi e il presidente della Regione Lazio, Zingaretti. E forse molti oppositori di Renzi sono rimasti a casa.
Ha avuto ancora successo, a Roma come a Napoli, l’immagine di rinnovatore di Renzi a cui i suoi avversari hanno opposto, nella Capitale, un dirigente di lunghissimo corso del partito, mentre a Napoli il tentativo è stato effettuato, con una candidatura dai forti motivi personali, da un uomo che affonda la sua storia in quella del Pci e che è stato sindaco negli anni ’90 e successivamente presidente della Regione Campania. Il contrario della rottamazione.
Ora inizia la vera campagna elettorale con tre candidature a sindaco riconducibili alla maggioranza del Partito Democratico nelle tre principali città italiane. Giuseppe Sala a Milano, Roberto Giachetti a Roma, Valeria Valente a Napoli. Situazioni molto diverse: in particolare a Milano la destra prova a riconquistare la città mentre a Roma Orfini e Giachetti hanno già individuato nel Movimento 5 Stelle l’avversario.
Ma dappertutto esiste un comune denominatore: Renzi, per vincere, deve lavorare per tenere unito il Pd.