Il caso Boschi è stata la prima sassata sulla vetrata lucente della Leopolda.
La ministra delle Riforme è la madrina della manifestazione fiorentina e uno dei simboli del renzismo. Ecco perché la reazione di Renzi è stata tanto agguerrita:
“chi pensa di strumentalizzare persone morte, personalmente mi fa schifo”.
Se il rottamatore si sporcasse davvero con uno scandalo dove ci sono di mezzo malversazioni e persino un morto, per lui si paventerebbe l’incubo di essere accomunato a tutti gli altri politici. Quei manifestanti che ricordavano come lo scandalo sia scoppiato nelle regioni rosse, dove il suo partito prende tanti voti, erano un problema così grande che sono stati tenuti lontani dalla Leopolda al contrario dei manifestanti per i diritti delle coppie gay e quelli della strage di Viareggio. E la loro delegazione ha visto il ministro dell’Economia, a favore di telecamere, ma non il presidente del Consiglio. Il quale per la prima volta è stato costretto a difendersi: “non abbiamo scheletri nell’armadio”.
Renzi ha deciso di attaccare anche sull’altro caso che non lo lascia tranquillo, il padre indagato per bancarotta:
“ho fiducia nei magistrati ma provo grande solidarietà verso chi sfoga con allusioni e retroscena proprie frustrazioni personali”.
Renzi non può permettersi alcun danno di immagine. Perché inizia una stagione elettorale cruciale. L’anno prossimo ci saranno le amministrative e il referendum sulla Costituzione, a ottobre.
“Segnerà la storia di questa legislatura” ha detto. Tradotto, sa che sarà un referendum su di lui.
Renzi non può e non vuole fermarsi: la narrazione della Leopolda non può interrompersi né corrompersi. “Passare dal tempo dell’invidia al tempo dell’ammirazione” e ancora “Go big or go home, vai alla grande o vai a casa”.
Solo così pensa di arrivare alle urne, cruciali, del 2016 lasciandosi alle spalle le divisioni nel suo partito (“chi ci accusava di non portare qui le bandiere del Pd oggi è uscito dal Pd”) la fine progressiva del centrosinistra, i problemi e i guai nei comuni dove si vota, da Roma a Napoli a Milano, le polemiche sulle riforme. Per questo vuole una mobilitazione totale del partito, le “mille Leopolde” da organizzare in tutta Italia.
Cosa sia, la Leopolda, lo si è visto nei tre giorni di Firenze: un format veloce, che non lascia spazio all’incertezza. L’apologia della gioventù. Tutti alla Leopolda sono giovani, e Renzi quasi si lascia sopraffare dalla sua stessa carica emotiva quando parla dei nuovi leopoldini, i ventenni che rottameranno i rottamatori.