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Renzi “populista” per il Sì. E se vince il No?

Renzi ha deciso di cavalcare l’onda populista in vista del voto del 4 dicembre.

“Se vince il No non resto abbarbicato alla poltrona, chi pensa a strani pasticci li fa senza di me”.

I consiglieri del premier gli avevano suggerito di rendere meno netta l’associazione tra la sua figura e il referendum. Per un po’ lui lo ha fatto. Poi sono accadute due cose.

La prima è la vittoria di Trump. Renzi non vuole lasciare agli avversari, Grillo e Salvini in particolare, le possibili ricadute in Italia del voto statunitense. Ha iniziato con “il Sì è un voto antisistema” e ora continua con un linguaggio che vuole avvicinarsi a quello che si potrebbe definire “anticasta”: i “pasticci” da non fare, la “poltrona” a cui non restare “abbarbicato”. E ancora, no al “governicchio”: “Io non posso essere quello che si mette d’accordo con gli altri partiti per fare un governo di scopo o un governicchio”. Sono parole che potrebbe usare Grillo, o Salvini, o Berlusconi.

Berlusconi è il secondo fattore. Il capo di Forza Italia ha deciso a sua volta di stare nel mood trumpiano, mettendo da parte il progetto di affidare a Stefano Parisi la rigenerazione di Forza Italia, e ha ribadito la sua indicazione di voto per il No. Ma è un No timido, tant’è che l’ex Cavaliere non sta conducendo una campagna elettorale e soprattutto, ieri, ha affermato che Renzi è il solo leader politico italiano. Berlusconi lascia quindi la porta aperta a un rapporto politico con Renzi dopo il voto, e il premier-segretario rilancia: affermando di non voler guidare governi raffazzonati, vuole mettere Berlusconi sotto pressione, tirandolo nella direzione opposta rispetto a Salvini.

Uno scenario aperto, rispetto al quale è impossibile fare previsioni. Ma se il No vincesse il referendum e Renzi fosse davvero indisponibile a continuare a guidare il governo, nel Pd e al Quirinale dovrebbero trovare un’alternativa. Una di cui si parla da tempo è quella di Dario Franceschini e chi è vicino al ministro della Cultura fa intendere che a lui non dispiacerebbe affatto.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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