«Con un gesto di coraggio e dignità dico che se perdo il referendum sulle modifiche alla Costituzione smetto di fare politica».
Matteo Renzi lo ha ribadito oggi, dopo averlo già detto un paio di settimane fa nella conferenza stampa di fine anno del capo del governo. Renzi si gioca il tutto per tutto, una sfida alla ricerca di un plebiscito sul suo modello di seconda o terza repubblica: una democrazia decidente o, forse meglio, un governo “comandante” (che comanda anziché governare).
Memos ne ha parlato con due ospiti: Luca Alessandrini, storico, direttore dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna; e Christian Raimo, scrittore, giornalista e insegnante di storia. Per entrambi la sfida lanciata da Renzi non è nient’altro che un ricatto. Nel corso della puntata Alessandrini e Raimo discutono anche del destino di tutta l’area politica del centrosinistra-non-renziano che potrebbe trovarsi di fronte ad una precisa responsabilità: gestire un eventuale, non si sa quanto probabile, vuoto lasciato da Renzi nel caso vincessero i no al referendum sulle modifiche costituzionali. La puntata di Memos si conclude sul caso Milano, la lettera-appello di Pisapia (con Zedda e Doria) all’unità del centrosinistra (Pd e Sel). Infine, le primarie del centrosinistra milanese con i tre principali candidati tutti interni o prossimi al partito democratico. L’interrogativo sorge spontaneo: in terra ambrosiana si sta sperimentando una versione di sinistra del partito della nazione?
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