Renzi questa volta non ha fatto arrabbiare solo gli antirenziani organizzati.
La scelta di tenere una riunione politica con il giglio magico, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Francesco Bonifazi e i capigruppo al Senato e alla Camera, Andrea Marcucci e Graziano Del Rio, nello studio privato dell’azienda farmaceutica di proprietà della famiglia Marcucci, la Kedrion, è stata considerata inopportuna anche in ambienti del Pd non ostili all’ex segretario.
Con quel gesto, Renzi dimostra di considerare se stesso e il suo giro un partito all’interno del partito. Un potere con cui chiunque dovrà fare i conti. Del resto, l’elezione di Del Rio e Marcucci a capigruppo di Camera e Senato sono due suoi successi.
Di cosa hanno discusso giglio magico e capigruppo nelle stanze riservate della Kedrion? Di governo, di strategia congressuale. E di futura collocazione del Pd a livello italiano e internazionale.
Per il congresso, la strategia è nota. Renzi vorrebbe liberarsi di Martina, da sostituire magari con Lorenzo Guerini nel ruolo di traghettatore del Pd, in vista dell’elezione del segretario, dove l’ex rottamatore vedrebbe bene qualche suo fedelissimo. L’ultimo nome a circolare è stato quello di Debora Serracchiani. La partita per il potere nel partito si intreccia con quella per il governo. La durezza renziana nel dire no a qualsiasi ipotesi di collaborazione è relativa al rapporto con il Movimento 5 Stelle. Ma la scommessa è quella di puntare al fallimento delle trattative tra Di Maio e Salvini per rientrare in gioco in un ‘governo del Presidente’, di larghe intese.
Certo, Renzi dovrebbe scontrarsi con l’opposizione dei Cuperlo e degli Orlando e probabilmente anche con quella di Franceschini. Ma se fosse Mattarella a chiamare, è il calcolo, le altre componenti del Pd, alle prese con le loro debolezze e incapacità di produrre un’alterantiva forte al renzismo, non potrebbero che arrendersi. E poi, c’è il contesto ideologico. Il gruppo dirigente renziano è ormai irrimediabilmente distante dalla prospettiva del socialismo europeo. Da tempo Renzi coltiva il disegno di avvicinarsi a Emmanuel Macron per creare un’area liberale a livello europeo che si distacchi dal Pse. Quello che prima delle elezioni era tenuto celato, oggi è un progetto esplicito.
Renzi vorrebbe traghettare tutto il Pd nella sfera macroniana e liberale. Se tutto dovesse andare male, rimane l’opzione finale, la scissione dal Pd e la fondazione di un suo movimento