“La maggioranza silenziosa sta con noi. Noi non siamo la Casta.” Renzi attinge a un immaginario del linguaggio politico che dovrebbe, nelle sue intenzioni, smuovere quell’elettorato pronto a votare No per protesta, oppure ad astenersi, cercando invece di convincerlo a stare dalla sua parte perché chi vuole mantenere le poltrone sono altri.
Questo il messaggio renziano ripetuto ormai più volte al giorno, in diverse città e occasioni. I toni usati dal governo, e poche settimane ormai mancano al voto, risentono dello scossone ricevuto dall’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti.
Quel voto che si potrebbe definire “di pancia”, per punire il sistema di potere, e che Renzi teme possa essere imitato in Italia per punire il governo in carica, per puro spirito di protesta e opposizione alle scelte economiche e anti crisi.
Per questo ora Renzi parla di casta, di lotta al sistema, con un’acrobazia politica notevole, visto che è presidente del Consiglio e con la riforma vorrebbe mettersi alla testa di una battaglia contro il Sistema. Lo ha spiegato nel corso dell’ennesima intervista: “Ho 41 anni – dice – e non mi sembra di rappresentare il sistema con il mio governo e la mia generazione. Mi sembra che lo siano di più quelli che per trent’anni hanno avuto la possibilità di cambiare e non lo hanno fatto”.
Insomma, se è facile indicare D’Alema e Berlusconi, nel fronte del No Renzi, però, ha urgenza di metterci soprattutto la Lega e i Cinque Stelle, le vere forze politiche di cui teme l’ondata di protesta il 4 dicembre. Nei suoi incontri, oggi anche con gli studenti all’Università Cattolica di Milano, il presidente del Consiglio spinge sui temi di maggior impatto: il taglio del numero dei senatori, la riduzione dei costi e l’abolizione del Cnel.
Sul futuro non si sbilancia: non rimarrò a vivacchiare dice, ma non precisa fino a quando, se si dimetterà un minuto dopo l’eventuale sconfitta oppure se andrà avanti.