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“Reddito di cittadinanza dai 780 euro”

Claudio Cominardi, Sottosegretario M5S al Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Luigi Di Maio, spiega a Radio Popolare che la proposta di legge sul reddito di cittadinanza sarà presentata con la nota di variazione del Def il prossimo settembre.

Il DDL prevedrà una riforma dei Centri per l’impiego, che diventeranno i collettori e valutatori delle domande inviate dai cittadini. A loro volta i richiedenti dovranno dare 8 ore a settimana di disponibilità per lavori sociali e per la comunità e dimostrare periodicamente di essere attivamente alla ricerca di un lavoro.

L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.

L’Eurostat ci dice che chi è in povertà relativa è un individuo che ha un reddito che sta al di sotto di 780 euro, quindi l’obiettivo è quello. E quello che dice il reddito cittadinanza, il nostro riattivatore sociale, è anche un’integrazione al reddito. Faccio un esempio: se abbiamo un pensionato con un reddito inferiore ai 780 euro – e le assicuro che ce ne sono – quel reddito verrà integrato. Noi presentiamo una proposta di legge che sarà collegata alla nota di variazione del Def, che è il documento di economia e di finanza. Servono delle risorse e secondo noi quello delle risorse è l’ultimo dei problemi. Lo abbiamo già dimostrato nella scorsa legislatura depositando il ddl per il quale le coperture individuate sono state certificate sia dalla Ragioneria di Stato che dalla Commissione Bilancio competente per materia. Tutto il tema dello sforamento e del rapporto deficit/pil, noi cerchiamo di rimanere nell’ambito delle risorse e nell’ambito dei parametri. Qualora non ci dovessimo riuscire, ovviamente valuteremmo anche la strada di andare oltre il 3%, perchè metteremo sempre al centro il cittadino.

Quanto vale questa proposta di legge nei vostri primi calcoli? Si è parlato di 7-8 miliardi, cifre diciamo affrontabili.

Stiamo già lavorando anche sulla legge di bilancio per quantificare le risorse disponibili anche per altri interventi. In questa fase per noi è difficile dare una cifra precisa, però l’obiettivo è quello di definire una platea e mantenere la barra dritta relativamente a quelle che sono le intenzioni del governo. Non è che si vuole ampliare in maniera risibile la platea individuata dal reddito di inclusione, che per noi è totalmente insufficiente. È proprio una riforma del lavoro e anche una riforma economica.

Però così non ci aiuta a capire quanti saremo. Potremmo dire che 780 euro è la vostra speranza, il vostro punto di arrivo? Cioè allargarla a tutti coloro che hanno un reddito fino a 780 euro?

Sì, è quello. Questo è il punto di riferimento che non è determinato dal Movimento 5 Stelle, ma che è determinato da quelli che sono gli studi e i numeri che ci fornisce l’Eurostat. Voglio però aggiungere che proprio perchè di parla di riattivatore sociale, noi vogliamo investire moltissimo sui centri per l’impiego, ridando una centralità a questo istituto. E per questo prevediamo degli investimenti importanti.

2 miliardi di euro circa

Sì, due miliardi e mezzo o due miliardi di euro. Sicuramente saranno degli investimenti importanti e strutturali.

Chi gestirà le domande del vostro riattivatore sociale? Quale sarà la procedura?

Sicuramente il centro per l’impiego avrà un ruolo centrale e ovviamente gestirà le domande. Lo farà in una maniera integrata, anche attraverso delle banche date incrociati i cui dati possono essere messi a disposizione di altri enti, ad esempio dell’Agenzia delle Entrate per i controlli. Per quelli che sono i paletti legati al fatto di poter beneficiare del reddito di cittadinanza c’è innanzitutto questo discorso del limite reddituale dei 780 euro, cioè il livello di povertà per poter poi intervenire anche come integrazione al reddito. Tra gli altri paletti c’è anche il discorso che non è che si può rifiutare qualsiasi posto di lavoro: bisogna dare una disponibilità per la propria comunità di otto ore ogni settimana, bisogna dimostrare che si sta cercando effettivamente lavoro. Abbiamo anche individuato un reato penale di falsa dichiarazione per evitare le truffe in questo senso, perchè sappiamo proprio che questo è uno dei rischi.

Claudio Cominardi
Foto dalla pagina FB di Claudio Cominardi https://www.facebook.com/claudio.cominardi.m5s/

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intervista Claudio Cominardi

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    Il populismo d’Argentina. E’ quello che ha caratterizzato Jorge Maria Bergoglio durante i suoi dodici anni di pontificato. Scrive oggi sul quotidiano Domani, Nadia Urbinati, teorica della politica alla Columbia University di New York. «Figlio d’Argentina, culla del populismo, la retorica che taglia in due fatti e concetti, che arriva diritta alle emozioni, che non fa sconti perché il giusto e lo sbagliato devono stare o di qua o di là. Il populismo argentino fu social-nazionale in politica e conservatore nei valori. Così papa Francesco, che non ha avuto difficoltà a essere populista progressista nelle questioni sociali e conservatore in quelle morali, del resto coerenti ai principi della Chiesa di Roma». Bergoglio ha saputo tenere insieme lingue diverse. E non è detto che sia stata sempre una virtù. Papa Francesco ha tenuto insieme la lingua della Laudato Si’, che denuncia le ingiustizie contro l’ambiente, gli umani, che tiene insieme la crisi sociale e ambientale. Bergoglio ha tenuto insieme questa lingua con una lingua violentemente anti-abortista. Diceva nel settembre 2024: «un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», e «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari». Pubblica ha ospitato Rosa Fioravante, ricercatrice e docente di etica aziendale e delle organizzazioni; e Enrica Morlicchio, sociologa del lavoro, docente all’università Federico II di Napoli.

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