Garantire a tutti la possibilità di scegliere come vivere la propria vita, perseguendo la felicità personale senza il vincolo di dover fare qualcosa per sopravvivere. Riuniti alla Casa della Carità, “Gli Invisibili in Movimento” del sindacalista Aboubakar Soumahoro discutono e lanciano la loro proposta di reddito di base universale, forma di sostegno già sperimentata in 52 città statunitensi e in alcune zone di Brasile, Corea del Sud, India, Scozia.
Al contrario del reddito di cittadinanza italiano, la versione universale raggiungerebbe chiunque in quanto essere umano, senza vincoli legati alle proprie finanze, allo stato civile o alla ricerca di un lavoro. Abbatterebbe le barriere che causano molte forme di ingiustizia sociale. Ne è esempio l’aiuto che potrebbe dare alle donne che subiscono violenza economica dal partner: il reddito di base universale garantirebbe loro quell’autonomia che le metterebbe al riparo dal controllo del compagno.
Secondo Soumahoro, questo sostegno risponderebbe all’idea di un diritto di esistenza e darebbe nuova dignità a tutte quelle persone, soprattutto povere, accusate di trovarsi in stato di indigenza perché poco propense a impegnarsi per migliorare la propria condizione. Reddito di base universale significherebbe mutare paradigma di società; una società non più legata a logiche di profitto, ma al benessere dei membri che la compongono.
L’intervento dell’attivista sindacale e sociale Aboubakar Soumahoro all’Agorà popolare sul Reddito di Esistenza ospitato dalla Casa della Carità
Per noi il reddito di base universale è una forma di risposta al desiderio di felicità. Ci vuole un reddito che sia di esistenza e totalmente sganciato dal lavoro. Il salario minimo universale darebbe dignità alle persone e garantirebbe loro la possibilità di respirare e liberarsi dall’asfissiante condizione della precarietà, consentendo loro di uscire dalla miseria e osservare l’orizzonte con speranza.
Il reddito minimo universale sembra uno strumento anormale, ma è qualcosa che deve entrare a far parte della nostra quotidianità. È una questione di giustizia sociale, di dignità e servirà a ricordarci che facciamo tutti parte della stessa comunità umana.
Viviana Astazzi