È un documento di una trentina di pagine che indica le sei missioni a cui il governo destinerà i fondi europei del Recovery Fund. Sono bozze per ora, ma i singoli capitoli dovrebbero riguardare: digitalizzazione, transizione ecologica; salute, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione territoriale e sociale.
Il piano italiano, insieme a quelli degli altri Paesi che riceveranno fondi europei, dovrà essere approvato dal Consiglio Europeo, che poi vigilerà sulla coerenza dei piani nazionali con gli obiettivi generali dell’Unione.
Oggi il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha tenuto molto alta l’asticella degli obiettivi del Recovery Fund: “Non è un pacchetto di stimolo dell’economia – ha detto – ma è un modo per trasformare il nostro modello economico e sociale”. Un obiettivo ambizioso.
A ruota il commissario all’Economia Gentiloni ha detto che i costi del piano “verranno ripagati con risorse europee” (una eco-tassa o una tassa digitale), e non dei singoli stati. Una novità senza precedenti, quando fu annunciata la prima volta nei mesi scorsi. E poi – ha aggiunto Gentiloni – c’è “il ruolo dello stato in economia che sarà inevitabile e desiderabile”. Anche qui il Commissario europeo si distingue per un profilo attento al cambiamento. Su un punto, però, Gentiloni ha confermato che non ci saranno novità rispetto all’ortodossia europea del passato: è quello delle regole del patto di stabilità. “Oggi sono sospese – ha detto – ma non per sempre”. Dunque ritorneranno con tutto il vigore recessivo dei tempi dell’austerità.
Foto dalla pagina Facebook del Consiglio Europeo