Ramon Mantovani è un ex deputato di Rifondazione Comunista.
Da tempo vive a Barcellona e nel giorno in cui il Governo di Madrid decide la linea dura contro la Catalogna propone un punto di vista “da sinistra” della questione catalana. In questa intervista a Radio Popolare, Mantovani sostiene le ragioni dell’autonomia della Catalogna.
Mantovani, da sinistra ci sono diverse voci critiche nei confronti degli indipendentisti catalani, descritti come ricchi egoisti che non vogliono più contribuire al benessere del resto della Spagna
“Il movimento per l’autodeterminazione in Catalogna, che va dalla destra liberista fino all’estrema sinistra passando per tutti i partiti di sinistra è un movimento democratico -afferma Mantovani- ha un modello di società inclusivo, non è un nazionalismo etnico, è per esempio fortemente critico con il Governo di Madrid da decenni per le politiche sull’immigrazione. In Catalogna non sono mai stati d’accordo con le discriminazioni verso gli immigrati, qui gli immigrati sono integrati nella società. Già questo chiarisce che la situazione della Catalogna non c’entra nulla con altre parti d’Europa che hanno movimenti separatisti su basi etniche. Se qualcuno in Catalogna propugna una politica anti immigrazione è il Partito Popolare il cui massimo esponente è stato sindaco di Badalona con la parola d’ordine ripuliamo Badalona dagli immigrati”.
Il problema storico mai superato dei rapporti tra lo Stato centrale spagnolo e le comunità autonome, secondo Mantovani affonda le proprie radici nella genesi stessa della Spagna democratica. La transizione alla democrazia –sostiene in questa intervista- è stata fatta in continuità col regime franchista.
“La Costituzione spagnola è stata scritta da ministri di Franco e da gente che era venuta dall’esilio. E’ l’unica Costituzione d’Europa scritta dai fascisti. Certo, l’hanno scritta anche gli antifascisti ma gli antifascisti cosa avevano da mettere sul tavolo nel negoziato? Le loro Regioni e la mobilitazione della piazza. Gli altri (i franchisti, ndr) avevano l’esercito, la magistratura, la polizia, la guardia civil, cioè avevano tutte le strutture dello Stato intatte. Infatti qui la transizione alla democrazia è stata fatta in pura continuità con il regime fascista e il punto di saldatura è il Re che fu nominato da Francisco Franco”.
Sta sostenendo che esista un problema democratico oggi in Spagna?
“E’ evidente che in Spagna c’è la democrazia ma ci sono punti di continuità col regime fascista. Uno di questi è il diritto all’autodeterminazione dei popoli basco, catalano e galiziano. Il Partito Socialista Operaio di Spagna (Il Psoe, ndr) ad esempio allora rivendicava il diritto all’autodeterminazione per questi tre popoli. Poi, nel tempo, andando al potere è diventato monarchico e contro il diritto all’autodeterminazione”.