Genova 2001, le immagini di quel ragazzo sull’asfalto di piazza Alimonda ci riportano all’incubo di 20 anni fa: l’assassinio di Carlo Giuliani, rimasto impunito, era solo l’inizio.
Quel 20 luglio uno dei cortei più grandi previsti in città, quello dei disobbedienti, fu attaccato a freddo, 20 mila manifestanti scapparono nelle vie e nelle piazze tutt’attorno, come schegge impazzite. Il carabiniere Mario Placanica sparò sapendo che avrebbe potuto uccidere, di morti del resto ne erano stati messi in conto ben più d’uno.
Il giorno dopo una fiumana di persone decise che bisognava esserci, nonostante la paura. Nessuno si immaginava la macelleria per le strade, poi l’assalto alla scuola Diaz, e ancora giorni e giorni alla ricerca di figli, amici, parenti dispersi e rinchiusi nella caserma di Bolzaneto, torturati cantando Faccetta Nera. “Tutto questo ha un nome”, disse allora il nostro direttore Piero Scaramucci in un editoriale: “stato di polizia”. Se la strage di piazza Fontana fu la perdita dell’innocenza per una generazione, Genova lo fu per quella successiva.
C’era un movimento che faceva paura: era giovane, determinato, vario e tanto tanto numeroso. E aveva ragione, non era difficile capirlo, la Storia gli ha reso il giusto merito ma intanto andava fatto fuori. Il Governo Berlusconi – Fini si prestò all’operazione, ma è difficile credere che fosse tutta farina del loro sacco. Ci sono riusciti? Crediamo di no, perché quel movimento aveva seminato bene: lo abbiamo rivisto nei social forum, nell’opposizione alla guerra scatenata da Bush dopo l’11 settembre, nei ragazzi di Fridays For Future.
Oggi, 20 anni dopo, quelle idee sono ancora più forti, e più difficile è sostenere che siano sbagliate, un altro mondo non solo era possibile, era ed è necessario. Radio Popolare in questi giorni vi riporta a Genova 2001, a quel corteo da cui tutto è cominciato, in quella piazza, nelle strade, fino alla scuola Diaz. Fu quello l’episodio politicamente più rilevante, con Bolzaneto e piazza Alimonda. E oggi, il 20 luglio di 20 anni dopo, noi di Radio Popolare diciamo a Haidi, a Giuliano e ad Elena che Carlo non lo dimenticheremo mai.