Stiamo tutti vivendo una situazione mai vista.
Nella vita privata e in quella collettiva.
Con velocità diverse. Negli ospedali di alcune zone, come la bergamasca o il bresciano, il virus sta facendo pagare il prezzo già ora. In altre, come Milano, è la paura che cresce. In altre ancora, come al Sud, è solo il “tutto chiuso” e “tutti a casa”, per ora, tutti ad aspettare e sperare che non succeda.
Ma tutto è già cambiato, per tutti.
Ognuno ha dei cari a cui pensa, una vita quotidiana spazzata via nelle abitudini, e intorno una città deserta.
Ognuno a chiedersi quanto durerà, ognuno a modo suo.
Chi è chiuso in casa, chi è senza più il lavoro, chi al lavoro è obbligato e chiede giustamente garanzie, chi rimuove fin che può, chi ogni giorno ascolta un bollettino dell’epidemia.
Tutto in corso, tutto inedito, dal virus fino ai provvedimenti del governo e alle vite cambiate.
Ma tutto collegato, mai come ora: i comportamenti individuali e il loro effetto collettivo, la prova del nove per vedere che comunità siamo. Chi si affanna negli ospedali a salvare vite, chi deve restare a casa, se vuole aiutare, chi una casa non ce l’ha, chi prova a occuparsene.
Eppure, anche in questa situazione, una quotidianità la cercheremo.
E dipende quale sarà.
I fatti dimostrano che da soli non funziona.
Destini personali e destini collettivi sono connessi.
Mai come ora, mesi di sovranismo e individualismo potrebbero essere spazzati via dall’evidenza dei fatti e la solidarietà trovare un senso nuovo.
Cosi resistiamo, tutti.
Anche noi nel nostro piccolo.
Radio Popolare, anche in questa situazione, continuerà a informarvi in tutti i modi possibili, finché non ne usciremo.