“Io voglio farmi giudicare non solo perché ho fatto bene Expo e ho portato turismo e investimenti a Milano, ma anche perché di questo momento possano godere più cittadini possibile. Se ci riuscirò sarà giusto che mi ricandidi e che faccia di nuovo il sindaco, se non ci riuscirò sarà giusto che ci provi qualcuno d’altro più capace di me“. Ospite di Snooze il sindaco di Milano Beppe Sala ha parlato del piano quartieri da un miliardo e seicento milioni appena presentato, dell’assegnazione delle case popolari del Comune, del centro sinistra nazionale e della sua possibile ricandidatura.
“Forse il ruolo del sindaco è più adatto a me di altri ruoli più propriamente politici. Poi è un fatto di momenti, adesso sembra che la competenza conti di meno del dichiarato, io non riuscirei a dire ‘abbiamo abolito la povertà’. Se è questo il politico di cui c’è bisogno, io sono un po’ fuorigioco“. Sul paventato sgombero di Macao: “Noi non vogliamo mandare via nessuno. Ho chiesto ai miei di continuare nel dialogo e trovare delle formule per capire se possono stare lì“.
L’intervista di Alessandro Braga, Michele Crosti e Disma Pestalozza.
Piano periferie
Stiamo parlando di un piano di 1.616 milioni, 1.234 dei quali già allocati, mentre su 382 c’è un piano di coinvolgimento della città per decidere le cose da fare. I temi sono abbastanza importanti in questa proposta, per gli edifici scolastici ci sono ad esempio 305 milioni di euro o 192 milioni per la casa o 116 milioni per la manutenzione delle strade. Stiamo parlando di un piano che coinvolte 40 quartieri della città e tutti i nove municipi di Milano. A guardare gli interventi sono un po’ sparsi sul territorio, non c’è una grande localizzazione degli investimenti.
Era questa la volontà. Noi eravamo partiti coi cosiddetti cinque quartieri-bersaglio, cioè quelli dove a nostro avviso l’edilizia popolare meritava un maggiore intervento, ma poi abbiamo capito che bisogna, pure in maniera sparsa e con interventi micro, dare un segno a tutta tutta la città. Non vogliamo fare i giochi di prestigio passando dal piano periferie al piano quartieri. Le periferie esistono ancora, ma c’è una profonda volontà di far sì che tutti i quartieri abbiano la loro dignità. Ci vorrà del tempo, ma abbiamo già messo lì una capacità di investimento importante. Questi sono soldi approvati e che nessuno porterà via, non succederà come col piano periferie del governo. Si tratta di essere più rapidi nel fare le cose e questa è una responsabilità che mi sento. La vita è quella giusta, perchè se Milano in questa fase in cui le cose non vanno bene non alza l’ambizione verso la direzione di “un po’ tutti devono beneficiare di questo andar bene”, la battaglia è persa.
Io ho una piccola questione, quella dei 3mila alloggi di edilizia economica popolare, le case popolari che sono partite molto lentamente e che adesso stanno avanzando abbastanza. Certo, rispetto al piano originale siamo ancora molto indietro.
Quando abbiamo dichiarato il paiano di 3mila, cioè ad aprile, posso confermare e certificare che siamo in linea, siamo anche leggermente avanti. Siamo indietro rispetto a quanto avevamo dichiarato ad inizio mandato, è vero, ma a quel punto, essendomene accorto, ho voluto lanciare questo piano in maniera visibile, ad esempio mettendo un contatore sul nostro sito. Non solo. Ogni mese vado in due o tre di questi appartamenti che vengono consegnati e consegno io le chiavi, così gli uffici sanno che io su questo tema ci sono, che ogni lunedì guardo i numeri. E infatti i risultati si vedono.
Ora da qui a dire che la stessa cosa avverrà per il piano quartieri, e cioè che la mia attenzione farà magicamente accadere le cose, magari no. Però ribadisco che per me è una priorità. Il dichiarare quello che faremo dà il senso della responsabilità e io così mi metto un po’ a nudo e dico con certezza quello che vogliamo fare. Questo è il senso del piano quartieri.
Stiamo parlando di 356 milioni di investimenti. Anche se lei dice che non sono le periferie quelle che sono nemiche del sindaco, ma questi investimenti però sono messi a fuoco esattamente come prima o con quale priorità?
Il punto non è più definire cosa fare, il punto è come farlo e come farlo rapidamente. D’altro canto il 21 dicembre io sarà esattamente a metà del mio mandato e nella seconda metà non si inventa più nulla, si fa. A questo punto io ho voluto fare questo passaggio anche per dire “guardate, queste sono le cose. Adesso basta chiacchiere e cerchiamo di farlo”. Non dobbiamo vedere una città come dovrebbe essere, ma come è. E così cerchiamo di metterci mano.
Ricordiamo per l’11, il 18 e il 25 novembre e nove appuntamenti coi municipi, perché il tema della partecipazione è un elemento chiave per ricostruire una cosa di sinistra.
Il bilancio partecipativo è stato un buon viatico, un’azione propedeutica a questo piano, perchè oggi noi abbiamo fatto una provvista di 200 milioni da destinare a opere che i cittadini decideranno. Non sparo i numeri perché si tratta di numeri approvati dal consiglio comunale. Ripartiamo dall’esperienza del bilancio partecipativo, ma la espandiamo perchè ci sono cifre importanti a disposizione.
Partito Democratico e possibile ricandidatura
Nel racconto che ha fatto al Teatro del Buratto sul piano quartieri, citando quello che ha appena detto, qualcuno ha letto tra le righe una sua ricandidatura tra due anni e mezzo.
Io ragiono così, evidentemente è difficile immaginare il futuro, la vita del sindaco è una vita davvero faticosa. Se devo essere razionale, per quello che sono io, spero di riuscire a dimostrare di avere anche spessore politico. Poi saranno gli altri a dirlo, ma forse il ruolo del sindaco è più adatto a me rispetto ad altri ruoli più puramente politici. In questo momento sembra che la competenza conti di meno, sembra che conti più il dichiarato, ma io non riuscirei mare a fare come dice il nostro vicepremier, “abbiamo abolito la povertà“, non mi viene fuori proprio. Eppure in tanti lo apprezzano. Se è questo il politico di cui c’è bisogno, io sono un po’ fuori gioco. Avendo ancora voglia di far politica – perchè in caso contrario mi metterei a fare altro – la dimensione del sindaco è quella che mi sta bene. Da qui a dire che posso farlo, però, ci sta di mezzo il voto. È un po’ una balla che dire che la sinistra è forte in centro e che perde nelle periferie, ma i segni di tendenza ci sono e quindi io voglio farmi giudicare non solo perchè ho gestito bene l’Expo, portato il turismo o perché tanti investimenti stanno arrivando a Milano, ma perchè ne hanno goduto i più. Se ci riuscirò sarà giusto che mi ricandidi e che sia di nuovo sindaco. Se non ci riuscirò è meglio che lo faccia qualcuno più capace di me.
Lei ha detto che al Partito Democratico servirebbe un segretario mediano. Cosa dovrebbe fare?
Se noi avessimo a sinistra il fenomeno politico che può diventare in maniera indiscussa il un leader autorevole sarebbe ottimo. Io non sono contrario al fatto che ci sia uno che comanda, uno capace. La mia impressione, però, è che oggi abbiamo tanti buoni giocatori, ma non abbiamo il fenomeno. Le squadre sono fatte anche di tanti buoni giocatori. Quando dico che ci serve un segretario che fa la vita da mediano, intendo uno che sta poco a Roma e che se ne va in giro – il PD al sud ha il 5%, bisogna cominciare da lì – ed è capace di lavorare con gli altri. Per prima cosa, e l’ho anche fatta come proposta al PD, bisogna cancellare dallo statuto quella norma secondo la quale il segretario è anche il candidato sindaco. Cancelliamola, sono due cose diverse. Per me il segretario è il mediano che si mette lì e ricostruisce sul territorio quel tessuto che si è perso.
Linea 4 e ciclabile dell’Idroscalo
Due domande dagli ascoltatori: si può ipotizzare quando chiuderanno i cantieri della linea 4? E quando sarà pronta la pista ciclabile dell’Idroscalo?
Sulla linea 4 noi vorremmo riuscire ad aprire il primo tratto da Linate al collegamento con la ferrovia prima della fine del mandato. L’intera linea sarà completata intorno alla fine del 2022. Purtroppo quella linea lì attraversa molto il centro e va a sovrapporsi con altre linee esistenti e poi, come sempre, quando scavi e trovi dei resti e delle modifiche da fare. Rispetto ai piani iniziali siamo un po’ in ritardo, però negli ultimi mesi il ritmo è stato impressionante e stiamo anche leggermente recuperando. Diciamo che parliamo di fine mandato ed inizio del prossimo, chiunque sarà il sindaco. Sulla ciclabile non ho una data certa, però adesso magari metto un attimo a fuoco e ve lo dico.
Come contrastare i raduni di stampo fascista?
Ieri Predappio, giovedì 1° novembre il campo X del Cimitero Maggiore. Come si deve intervenire per evitare che ci siano questi raduni di chiaro stampo fascista?
Bisogna intervenire esprimendo ogni giorno che passa volontà politica e cercando un’alleanza con chi poi queste cose le deve fare, con la Prefettura e con la Questura. Io intervengo immediatamente perché non è che evoco fantasmi. Io amo parecchio il Brasile, ci sono stato per lavoro molto tempo, è un Paese da 200 milioni di abitanti e adesso come presidente hanno un personaggio che è veramente incredibile. Non evochiamo fantasmi, però non bisogna mai far scivolare le cose. Bisogna sempre avere il senso del momento e di fronte ad ogni segnale intervenire in continuazione, questo è quello che io continuerò a fare.
Olimpiadi 2026
Calgary sembra avviata dire di no, resta soltanto Stoccolma. Lei non si sente preoccupato del fatto che grandi città anche con esperienza di Olimpiadi facciano passi indietro?
Io non mi sento preoccupato perché ho vissuto così intensamente la questione Expo e so che c’è solo una regola: tenere duro. Le Olimpiadi costano al nostro Paese 400 milioni di euro, che sono due noccioline con tutto il rispetto, perché il Coni ci mette un miliardo. Sulla reputazione delle città, per avere benefici in termini turistici, lo sforzo è immenso e le Olimpiadi possono giocare un passo importante. Se dovessimo mettere 4 miliardi direi “ma siamo matti?”, ma stiamo parlando di 400 milioni. Ora, perchè gli altri le fanno o non le fanno non lo so, io guardo al concreto e credo che per Milano sia un’ottima possibilità. Teniamo duro, non facciamoci prendere da malinconie. I grandi eventi hanno senso. La vera domanda è: “li sapremo fare bene o meno?”
Diciamo che Milano con Expo ha dimostrato di saperli fare bene ed ha dimostrato che i cittadini hanno un atteggiamento positivo. Se non avessi quello sarei molto più preoccupato.
Macao
Noi non vogliamo mandare via nessuno, però rimane il fatto che la situazione dobbiamo regolarizzarla. Io ho chiesto ai miei di continuare nel dialogo, di trovare delle formule per capire se i ragazzi di Macao possono star lì. A conferma delle cose che dico credo che il mio atteggiamento sul Leoncavallo sia stato molto chiaro: trovare una soluzione nella massima collaborazione.
Non voglio fare il buonista, ma certamente non appartengo a quelli che dicono di risolverla con un colpo di spugna. Queste realtà hanno portato e stanno portando anche tanto valore in quei quartieri.
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