Nemmeno il tempo di formare ufficialmente i nuovi gruppi parlamentari di Italia Viva – a proposito, al Senato, grazie all’accordo con Nencini, il gruppo si chiamerà Psi, sì, proprio nel senso di Partito Socialista Italiano, e quando oggi due deputati del Movimento 5 Stelle lo hanno saputo le loro facce erano quelle di chi avrebbe voluto sotterrarsi – nemmeno i gruppi si sono formati e Renzi inizia a dettare le condizioni al Governo. La materia, lo avevamo già detto e non avrebbe potuto essere diversamente, è quella economica.
“Il Jobs Act non si tocca” ha detto Renzi subito dopo avere affermato che, per carità, condivide tutto del governo. Tutto, ma non le cose su cui i suoi interessi sono differenti.
La strategia è spietata: tenere sulla corda il governo, fare pesare il suo esser determinante, cercare di indebolire il dialogo che M5S e Pd, tra mille difficoltà, provano a creare. Imporre al tempo stesso i suoi temi. Una strategia utile anche ai fini della campagna elettorale permanente cui ormai è ridotta la politica italiana
Un altro tema è l’ambiente. Il governo ha annunciato il cosiddetto “Green New Deal”, un piano straordinario di interventi per la “riconversione ecologica” dell’economia. A parte che altri Paesi a economia ben più avanzata di quella italiana hanno piani ben più ambiziosi, a cominciare dalla Germania dove si discute di introdurre una tassa di 40 Euro per ogni tonnellata di CO2 prodotta, in Italia i progetti del governo Conte-bis rischiano di essere ulteriormente ridimensionati. Da Italia Viva si fa sapere ad esempio che occorre discutere del piano di riduzione progressiva degli incentivi all’industria fossile.
“Bisogna valutare gli effetti sull’occupazione” è l’argomento.
Sono le prime conseguenze concrete del nuovo assetto di governo, con Renzi che è libero di agire come crede ed è determinante per la tenuta della maggioranza.
Sarà dura, per il governo e i partiti che lo sostengono, dialogare con Renzi.
A complicare le cose, i problemi degli altri partiti. Nel Movimento 5 Stelle un picconatore dell’alleanza col Pd come Di Battista continua a bombardare. E all’interno si fa sentire la rabbia di chi non ha accettato che Di Maio prendesse per sé e i suoi fedelissimi tutti gli spazi possibili nel governo.
Nel Partito Democratico, invece, si dimostra come fosse un’illusione l’idea di coloro che credevano che una volta uscito Renzi si sarebbe fatta chiarezza anche dal punto di vista ideologico. Beatrice Lorenzin ha annunciato la sua adesione al Pd. La ministra del “Fertility Day”. La quale ha dichiarato: “voglio rafforzare l’area liberale del partito, il Pd non può guardare solo a sinistra”. Parole come sale sulle ferite per chi vorrebbe un Pd che virasse a sinistra