Prologis non costruirà più il polo logistico di Trivolzio, in provincia di Pavia, è ufficiale. Come avevamo raccontato nei mesi scorsi, la grande fretta della multinazionale dello sviluppo e gestione delle infrastrutture merci si era dissolta. Così come si erano fermate le relative pressioni su Comuni e Provincia di Pavia che avevano portato alla rapida approvazione dei pareri per realizzare la viabilità in deroga al piano territoriale provinciale. Anche a cavallo del rinnovo della presidenza di Palazzo Malaspina era stato dato il via libera senza assoggettamento alla valutazione d’impatto ambientale, facoltà consentita dalle norme.
L’annuncio ufficiale di Prologis afferma “che sono cambiate le condizioni del marcato immobiliare della logistica per la guerra in Ucraina e l’innalzamento dei tassi di interesse”. Per questo il colosso della logistica ha deciso di essere cauto negli investimenti. Tra le incognite che si sono presentate negli ultimi mesi anche il piano internazionale di riorganizzazione di Amazon, che era data come interessata alla prima parte dell’insediamento, 60.000 metriquadrati di capannoni su 240.000 di superficie.
La multinazionale delle consegne a domicilio in Italia ha già disdettato il nuovo polo realizzato a Cuneo, e non ci sono più notizie neppure per quello, altrettanto completato, di Chiuduno, nella Bergamasca.
Il comparto tra Trivolzio e Marcignano a Nord Ovest di Pavia è da mezzo milione di metriquadrati, oggi agricoli, già destinati alla trasformazione dai piani di governo del territorio comunali. E’ alquanto appetibile per il settore logistico, è adiacente all’autostrada Milano-Genova e al casello di Bereguardo per Pavia, non è quindi da escludere che un altro operatore possa subentrare nell’operazione, gli unici comuni contrari sono Torre d’Isola e Bereguardo.
Prologis aveva ottenuto il via libera alla viabilità in deroga con un investimento da 12 milioni di euro per costruire 2 chilometri e mezzo di connessione con le arterie provinciali e il casello di Bereguardo. Proprio questo aspetto aveva provocato un ricorso amministrativo di Milano Serravalle, secondo la concessionaria autostradale la sua infrastruttura di esazione non sarebbe in grado di reggere l’ulteriore traffico pesante. Altri 2 milioni di euro erano stati destinati dalla multinazionale della logistica a opere pubbliche scelte dai comuni.