Non è mai troppo tardi perché a questo mondo venga fatta giustizia.
Ci riferiamo al processo clamorosamente concluso in Italia sull’Operazione Condor: quel fatale sistema repressivo ideato negli anni ’70 dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon e dal suo segretario di stato Henry Kissinger che, con il coordinamento della CIA, aveva organizzato i servizi di sicurezza delle dittature del Sudamerica per catturare, torturare ed eliminare fisicamente gli oppositori politici in quei paesi.
Fra questi 23 persone con passaporto italiano che vivevano laggiù, i cui familiari si sono rivolti alla giustizia italiana.
La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha inflitto 24 ergastoli ad ex capi di stato e generali delle giunte militari di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay (fra essi l’ex presidente del Perù Francisco Morales Bermudez) ribaltando il processo di primo grado che aveva disposto solo otto ergastoli.
Senza contare poi le provvisionali esecutive di risarcimento danni: un milione di euro per la nostra presidenza del consiglio, che si era costituita parte civile; oltre a 250mila o 100mila euro a ciascuna delle altre 47 parti civili.
L’unico dei condannati che vive in Italia è il tenente di vascello Nestor Fernandez Troccoli, ex capo dei servizi segreti della marina militare uruguayana, assolto in primo grado e adesso condannato per omicidio volontario pluriaggravato.
Chissà se per gli altri ancora in vita sarà chiesta l’estradizione. Certo ora ci sarà il ricorso in Cassazione. Ma intanto qualcosa è stato fatto.
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