C’erano centinaia di persone, ieri sera, al comizio di Bernie Sanders a sostegno di Hillary Clinton in una high school di Portland, Maine.
C’era entusiasmo per il senatore. C’erano i suoi sostenitori, molti giovani, universitari. C’erano i temi tradizionali del suo discorso politico: la necessità di una maggiore eguaglianza sociale, la polemica contro l’1 per cento della popolazione statunitense che si appropria di gran parte delle ricchezze del Paese. E, ancora, la richiesta del college pubblico gratuito, dell’allargamento dell’assistenza sanitaria, dell’aumento tra i minimi salariali.
Tra i militanti di Sanders, e tra i tanti democratici pro-Hillary venuti ad ascoltarlo, c’era però anche preoccupazione. Gli ultimi sondaggi non sono positivi per Hillary Clinton.
Un rilevamento ABC NEWS Washington Post dà Trump in vantaggio di un punto, 46 contro 45. Due swing states fondamentali, Ohio ma soprattutto Florida, sembrano pendere ormai dalla parte del repubblicano. Anche il North Carolina, dove i neri non stanno votando con il voto anticipato come fecero nel 2008, mostra una dinamica pro-Trump.
Per Clinton non sono comunque tutti dati negativi. Più di 23 milioni di persone hanno già votato, e questo è un segno confortante per i democratici, che hanno una macchina di partito più rodata e più capace di portare la gente a votare. E ci sono altri stati contesi, New Hampshire, Colorado, Virginia, Pennsylvania, dove il vantaggio dei democratici è solido.
Proprio la macchina del partito si è messa in queste ore potentemente in moto. Bill Clinton e Joe Biden tengono comizi tra l’elettorato di Ohio e Florida, dove prevale la classe media e la working-class bianche, più sospettose nei confronti di Clinton. Barack Obama andrà venerdì per due comizi in North Carolina. E Bernie Sanders percorre il Nord e l’Ovest, per intercettare ancora una volta l’elettorato bianco.
La speranza democratica è che questa mobilitazione riesca a bloccare l’ultimo disperato tentativo di rimonta di Trump.