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    Gaza: arte, scuola, parkour per resistere

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    La redazione di Psicoradio

    ..Potete legarmi mani e piedi..Togliermi il quaderno e le sigarette..Riempirmi la bocca di terra..La poesia è sangue del mio cuore vivo..sale del mio pane luce nei miei occhi. ..Sara’ scritta con le unghie lo sguardo e il ferro..la cantero’ nella cella della mia prigione..al bagno..nella stalla..sotto la sferza..tra i ceppi..nello spasimo delle catene...Ho dentro di me un milione d’usignoli..Per cantare la mia canzone di lotta.. ..“Potete legarmi mani e piedi” di Mahmood Darwish.. ..Anche la poesia può essere una forma di resistenza e succede che per la loro arte poeti e poetesse vengano privati della libertà. E’ il caso di Mahmood Darwish, più volte arrestato anche solo per aver letto le sue poesie in pubblico; o di Dareen Tatour, arrestata nell’ottobre del 2015 dopo aver pubblicato una delle sue poesie su Youtube e Facebook...Parliamo ancora del conflitto israelo-palestinese, che continua a seminare vittime e orrore. .. ..Cosa vuol dire abitare in una terra perennemente in guerra? “Nessuno sa come è difficile la situazione, solo chi ci vive, solo chi sta a Gaza e non può vedere il figlio, la figlia, il nipotino andare e venire dal paese. Queste sono le piccole cose; poi c’è la situazione finanziaria. La disoccupazione a Gaza è sopra il 50%...e arriva a volte fino al 65% degli abitanti” ci spiega Mohammed Abu Shala, direttore del programma per la salute mentale di Gaza (Gaza Community Mental Health Programme)...Nonostante tutto i Palestinesi non smettono di sognare e desiderare la libertà “Il nostro sogno è vedere Gaza libera come il resto del mondo. Ridateci la libertà”.....Quali possono essere le prospettive di futuro di giovani che vivono in una striscia di terra perennemente in guerra? Cosa dicono gli adulti palestinesi ai loro figli? “Quello che direbbe ogni padre, e cioè che si meritano un futuro, ma un futuro non c’è. La tentazione di andarsene è forte, ma lo è anche la resistenza quotidiana. Pur essendo prigionieri nella loro terra, i giovani continuano ad andare a scuola, a creare, a fare cinema, teatro, parkour, a dipingere… impedendo ad Israele di fare quello che vorrebbe, ovvero distruggere l’identità palestinese.” A parlare è Luisa Morgantini, presidente di “Asso Pace Palestina”, associazione impegnata a diffondere la cultura e la resistenza non violenta palestinese... ..ITALIA: COME STA LA CURA DELLA SALUTE MENTALE?.. ..L’UNASAM, l’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale, assieme a molte altre realtà del settore, ha organizzato “La conferenza nazionale per la salute mentale” che si terrà all’Università La Sapienza di Roma il 14 e il 15 giugno 2019...La due giorni sarà la tappa conclusiva di un cammino iniziato nel dicembre 2018, con incontri in più di 20 città italiane...La conferenza apre uno spazio di confronto per valutare lo stato delle politiche e dei servizi per la salute mentale, discutere di un possibile aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e della creazione di un Nuovo Piano Nazionale, nel rispetto dei principi sanciti dalla legge Basaglia... ..Abbiamo intervistato Gisella Trincas, presidente dell’UNASAM, che ci spiega quali sono i problemi principali che deve affrontare chi soffre di un disagio psichico... ..Disuguaglianze tra regioni, “Nella maggior parte del territorio nazionale i CSM si riducono ad essere degli ambulatori psichiatrici; non è sempre colpa dei CSM, ci sono carenze di risorse umane, culturali e finanziarie.”..Residenzialità pesante, “Le persone stanno in strutture residenziali per un tempo indefinito, oppure escono, non hanno risolto i problemi, e vengono rimandate nelle comunità terapeutiche. In alcuni luoghi le persone vengono inviate anche in strutture fuori dalla regione di appartenenza.”..Pratiche coercitive, “Come le porte chiuse negli SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura), la pratica delle contenzione fisica e meccanica e un utilizzo eccessivo di psicofarmaci.

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    Un progetto di Mariangela Capossela. Parlare di rivoluzione Basaglia è pura idealizzazione del Paese che manca agli italiani all’estero o l'Italia ha inventato davvero qualcosa di unico? Come lo ha fatto ? Che cosa rimane? L’episodio traccia questa esperienza di trasformazione attraverso la testimonianza di uno psichiatra che ha vissuto sul campo tutta la trasformazione della riforma, Annibale Fanali.

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    A Pubblica oggi si è parlato di TECNOPOLITICA con una delle più autorevoli studiose del momento. Si tratta di ASMA MHALLA, che insegna a Parigi (a Science Po) e a New York (alla Columbia University). Mhalla è franco-tunisina. In Italia è stata appena pubblicata l'edizione italiana del suo principale lavoro di ricerca che si intitola appunto "Tecnopolitica. Come la tecnologia ci rende soldati", pubblicato dall’editore ADD. Che cos’è la tecnopolitica? La tecnopolitica è l'incrocio tra le Big Tech (i colossi della tecnologia che hanno sempre di più una loro agenda politica) e il Big State, lo Stato onnipotente che aspira alla forza e alla potenza. E noi cittadini? Come utenti delle ipertecnologie (smartphone, app, etc) siamo nel mezzo tra lo spazio civile e quello militare creato da queste tecnologie. Noi cittadini – racconta Asma Mhalla – possiamo diventare bersagli (di una guerra dell’informazione, di una propaganda, di fake news, di un tentativo di controllo). In quanto bersagli possiamo anche diventare cyber-combattenti.

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