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    Memos di ven 16/11

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Nino Di Matteo, ospite oggi a Memos, è stato uno dei pubblici ministeri del processo sulla trattativa Stato-mafia. Oggi è sostituto procuratore alla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Per rompere il muro di silenzio sulle vicende della trattativa ha scritto un libro, insieme a Saverio Lodato, dal titolo “Il patto sporco” (Chiarelettere, 2018). Quello sulla trattativa è stato un processo storico: 5 anni di dibattimento, oltre 5 mila pagine di motivazioni, e una sentenza di condanna. Secondo i giudici due ex boss di cosa nostra (Bagarella e Cinà, con i capi Riina e Provenzano nel frattempo deceduti), hanno ricattato lo Stato insieme a tre infedeli carabinieri dei Ros (Mori, Subranni, De Donno): o ci togli l’ergastolo, ci cancelli il carcere duro e ci dai altri benefici, oppure continuiamo con la stragi. Proprio così, perché la trattativa è avvenuta mentre – tra il 1992 e il 1994 – cosa nostra uccideva, compiva attentati e stragi. In un caso, hanno accertato i giudici di primo grado, mediatore del ricatto è stato l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, pure lui condannato. E’ una vicenda incredibile, per come l’ha ricostruita la sentenza della Corte d’Assise di Palermo: servitori infedeli dello stato (i tre dei Ros), insieme a boss di cosa nostra, ricattano almeno tre governi negli anni ‘92-’94 (Amato, Ciampi, Berlusconi) e nessuno dei massimi esponenti delle istituzioni ricattati denuncia il ricatto: né Amato, né Ciampi, né Berlusconi. Un coro di omertà istituzionale. Non solo. Uno dei tre capi di governo, Silvio Berlusconi, risulta finanziare cosa nostra proprio in quegli anni, in un patto di reciproco sostegno con la mafia. Incredibile. Ma vero. Ecco perché su tutta la storia della trattativa Stato-mafia, sulla portata della sentenza di primo grado dei giudici di Palermo, è in corso – come denuncia il magistrato Nino Di Matteo – una “grande rimozione”. E il libro “Il patto sporco” cerca di squarciare il velo di silenzio e oblio che ci separa dalla conoscenza dei fatti. Ospite oggi a Memos anche la giornalista e scrittrice Paola Natalicchio curatrice del quotidiano “messaggio nella bottiglia”.

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    con Vincent Lindon protagonista di “Noi e loro” di Delphine e Muriel Coulin; Emanuela Fanelli e Edoardo Leo tra gli interpreti di “Follemente” di Paolo Genovese; Igor Bezinovic regista del documentario “Fiume o morte!”; la voce di Mohammad Rasoulof su “Il seme del fico sacro”. Tra le uscite: “Anora” di Sean Baker; “L’erede” di Xavier Legrand; “Paddington in Perù” di Dougal Wilson; “In the mood for love” di Wong Kar Wai.

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    I paesaggi della Vacca Rendena è un presidio Slow Food tra l’omonima valle trentina che dà il nome alla razza e all’Altopiano di Asiago, in Veneto. Un animale molto adatto all’allevamento in montagna, tanto da avere anche il soprannome di bovino per la pace. Un appellativo dovuto alla capacità di questa vacca di adattarsi anche ai Balcani, dove, al termine della guerra nella ex Yugoslavia, era stata introdotta nella cooperazione per la ricostruzione. Il termine Equilibrio, come i prati stabili alpini, per Le parole dell’agroecologia del professore Stefano Bocchi dell’Università Statale di Milano. I prezzi dei fertilizzanti azotati sui mercati internazionali dopo il boicottaggio di quelli russi e bielorussi per la guerra all’Ucraina nelle Multinazionali del cibo, queste sconosciute di Andrea Di Stefano. La recensione del libro “9 miliardi di pasti a tavola” sull’agricoltura digitale nelle Storie Agroalimentari di Paolo Ambrosoni. Formaggi e territorialità. In Francia lo studio dei terroir è importante anche per le produzioni lattiero casearie di Samuel Cogliati Gorlier. Racconti di alcuni formaggi e loro alpeggi: zigher e fodom delle valli ladine delle Dolomiti, presidio Slow Food; il Tombea e le orchidee della Val Vestino, Lombardia orientale tra il Lago d’Idro e il Garda Bresciano; e il Bettelmatt dop della Piemontese Valdossola, al confine con il Vallese e il Canton Ticino. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti, con il supporto della Regione Lombardia, due brani delle Georgiche di Virgilio, uno dedicato alle antiche coltivazioni di lino, un altro ai vigneti. Selezionati dall’agricoltore filologo Niccolò Reverdini, letti dall’attrice Anna Nogara nella Sala degli Arazzi del Castello Sforzesco di Milano, durante una messa in scena di Marco Rampoldi.

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    Good Times è il trampolino per tuffarsi in bello stile nel weekend. Visioni, letture, palchi, percorsi, incontri, esperienze, attività. Gli appuntamenti fissati dal calendario, ma anche le occasioni offerte dall’ozio. Un dispenser di proposte e suggestioni per vivere al meglio il proprio tempo libero. Tutti i sabati, dalle 11.30 alle 12, Good Times è il nostro viaggio nelle proposte del fine settimana. E insieme il nostro augurio per trascorrere giorni belli e momenti felici. Conduce Elena Mordiglia.

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    Nel rugby il terzo tempo è il dopo partita, quando gli animi si rilassano, si beve e si mangia insieme: questo è lo spirito con cui nasce questa trasmissione, che potrebbe essere definita una sorta di “spin off” di Esteri – in onda tutte le sere dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 19:30 – oppure, prendendo in prestito la metafora sportiva, un “terzo tempo” di Esteri. Sarà una mezz’ora più rilassata rispetto all’appuntamento quotidiano, ricca di storie e racconti, ma anche di musica. A cura di Martina Stefanoni

    Terzo tempo – il settimanale di Esteri - 22-02-2025

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    Un dibattito a quattro voci sul Salva Milano, al termine della settimana in cui si sono concluse le audizioni in commissione ambiente al Senato. Come cambia Milano attraverso la sua popolazione residente: il professor Alessandro Rosina, docente di demografia all'università Cattolica, ci racconta di una città al bivio tra attrattività per i giovani e costi sempre più inaccessibili. La mensa per i bisognosi della Quercia di Mamre di Treviglio: oggi la prima parte del racconto a cura di Alessandro Braga.

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