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Memos di gio 14/05
A cura di:Raffaele Liguori
Lettera dal Direttore. Succede a Repubblica. Maurizio Molinari, in carica da tre settimane, scrive a tutte le redazioni e annuncia “il premio del Direttore”. Lo assegnerà tutte le settimane al miglior giornalista che gli verrà segnalato dalle strutture di governo del giornale. I quadri segnalano e lui decide. Il premio consisterà principalmente in 600 euro lordi in busta paga. Et voilà, il gioco è fatto: bentornati negli anni ‘50, nel paternalismo di casa Fiat, nell’esaltazione della gerarchia come unica relazione possibile sul posto di lavoro. E’ tutto drammaticamente vero, ed è tutto molto importante. Accade nel più grande gruppo in Italia che edita giornali di carta e informazione digitale. Che idea di giornalismo c’è dietro il “premio del Direttore”? Che idea di relazioni sindacali si vuole trasmettere alla FNSI (sindacato giornalisti) e ai redattori e alle redattrici del gruppo? L’arrivo di Molinari è il segno di una svolta, l’avvio dell’era Elkann-Agnelli-Fiat nel gruppo che fu l’Espresso di Caracciolo-Scalfari-DeBenedetti. Una stagione, quella Elkann-FCA, in cui forse rivedremo apparire un nuovo collateralismo tra la grande industria e i settori più conservatori, di destra, della politica e della società italiana. Di tutto questo Memos ha parlato oggi con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, scrive su Internazionale e Huffington Post; e con lo storico e politologo Marco Revelli. In chiusura di puntata il messaggio, oggi a cura della sociologa Giovanna Procacci.
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