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La povertà e il lavoro che non basta per uscirne. Intervista con Chiara Saraceno.
A cura di:Raffaele Liguori
Il prossimo primo maggio entrano in vigore le nuove norme sugli ammortizzatori sociali volute dal governo Renzi. Ci saranno nuove tipologie di sussidio per chi perde il lavoro, nuovi acronimi (Naspi, Dis-Call, Asdi) per definirli. In che direzione si sta muovendo il welfare italiano? Verso una copertura universalistica, per tutti, oppure verso una suddivisione degli aiuti per categorie? Chiara Saraceno, sociologa, ne ha parlato oggi a Memos: «la Naspi, il sussidio per i lavoratori dipendenti che perdono il lavoro, si muove verso una logica universalistica – sostiene la professoressa Saraceno – Limitazioni sono poste, invece, nell'indennità per i collaboratori coordinati e continuativi (Dis-Call) che ad esempio esclude le partite Iva. Ci sono poi altri provvedimenti come l'Asdi (assegno di disoccupazione per chi ha esaurito i benefici previsti dalla Naspi) che vanno nella direzione della categorializzazione». Oltre all'aiuto e ad un reddito per chi perde il lavoro, c'è poi il tema del sostegno per coloro che si trovano in povertà. Saraceno sostiene che un assegno per tutti i sei milioni di cittadini italiani che vivono in povertà assoluta costerebbe 7 miliardi, meno dei 10 miliardi utilizzati dal governo per finanziare lo sconto fiscale da 80 euro che esclude tutti i cittadini incapienti». Chiara Saraceno ha appena raccolto in un libro una sua ricerca sulla povertà e il lavoro: “Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi» (Feltrinelli).
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