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Il Cavaliere Nero e il passato che non passa. Intervista con Paolo Biondani
A cura di:Raffaele Liguori
Il medico personale e l’amico fidato. Alberto Zangrillo e Fedele Confalonieri. Stiamo parlando di Silvio Berlusconi, costretto da alcuni giorni in ospedale, al San Raffaele di Milano, in attesa di un importante intervento chirurgico per correggere un’insufficienza aortica. Il medico Zangrillo è stato drastico: «chissà se ha voglia di tornare a fare il leader? Io lo sconsiglio», ha detto qualche giorno fa. Diverso il consiglio di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che è stato tra coloro che nel 1993 avrebbero volentieri fatto a meno della “discesa in campo” di Berlusconi: «la sua figura – dice oggi Confalonieri – è indispensabile, ma è giunto il momento in cui il partito deve iniziare a camminare con le proprie gambe». Confalonieri non discute la posizione del leader politico, non ci sono passi indietro da fare, semmai è da Forza Italia – secondo il ragionamento del presidente Mediaset – che bisognerà vedere se qualcuno avrà la forza e la capacità di fare un passo avanti. Da alcuni giorni, dal ricovero in ospedale di Berlusconi, si è intensificata la discussione pubblica sul suo futuro e su quello del suo partito. Una discussione che ha avuto come effetto inevitabile quello di sbiadire l’immagine del passato di Berlusconi. In particolare di quel passato giudiziario inestricabile rispetto alla vicenda politica del leader. Un promemoria sulle vicende giudiziarie di Berlusconi, utile anche alla discussione sul futuro del leader e del suo partito, è senz’altro “Il Cavaliere Nero” (Chiarelettere, 2015) scritto da due giornalisti, Paolo Biondani dell’Espresso e Carlo Porcedda. Di cosa si tratta? Da qui comincia l’intervista con Paolo Biondani.
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