Pino Mauro, l’interprete della canzone napoletana e del genere della sceneggiata che ha riportato con successo nei teatri. Amatissimo dalla gente, non sempre dalla critica. Da oltre cinquant’anni racconta Napoli, la vita nei vicoli, i contrabbandieri, quelli che un tempo erano i delitti di onore, l’amore, i fuorilegge, i guappi di un tempo.
La sua vita stessa un romanzo. Riempiva già da adolescente teatri, piazze, i locali dei Quartieri Spagnoli, a quei tempi frequentati ancora dai soldati americani. «”You look like the voice”, gli dicevano ubriachi i marines dietro al Municipio».
Amatissimo oltreoceano: a New York, dove Frank Sinatra vuole incontrarlo. I concerti al Madison Square Garden, alla Carnegie Hall. E poi le feste di San Gennaro a Little Italy, il Columbus Day. Lui e Mario Merola, a New York e a Napoli si dividevano il regno. A Genova con Carmelo Bene a discutere di teatro.
«Il cantante cominciava a farsi un’idea di quel mondo e gli piaceva. Gli piaceva imparare da loro. Prima pensava che ‘intellettuale’ fosse un’altra cosa. Gente snob, puzza sotto al naso, i figli dei ricchi. La politica, l’impegno sociale, i salotti del partito. Le feste dell’Unità. Non lo avevano mai invitato i comunisti. Forse non si erano mai preoccupati di capire come la pensasse. Lui se ne era fatto una ragione. Quelli che stava conoscendo ora gli piacevano. La curiosità, la mente aperta. L’impegno per la gente, per il popolo, non per le elezioni. Era così che andava fatto».
Con il maestro Roberto De Simone avrebbe dovuto interpretare “L’Opera buffa del giovedì santo”, ma fu fermato dalle accuse di un pentito che dopo poco crollarono. Giusto il tempo però di fargli saltare quello che avrebbe rappresentato anche il suo sdognamento in certi ambienti teatrali.
Corteggiato da Carmine Coppola che lo voleva nel Padrino del figlio. Ma “Carmine, I’m sorry capite”, perché lontano da Napoli non riusciva a stare per più di due mesi. Una vita e una carriera tra cadute dolorose e risalite, glorie e battute d’arresto, le carcerazioni. Una per uno scambio di persona, un errore giudiziario che lo terrà due anni in carcere, e un’altra perché accusato da un pentito, accusa che cadrà dopo poco.
La fama: «Il cantante degli immigrati italiani a Brooklyn. Il campione di incassi a Napoli e a New York. A Napoli e a Toronto. A Palermo e a Philadelphia. Da Villaricca a Vancouver. Nei teatri la gente si alzava in piedi sulle poltrone. Il Trianon, il Duemila e il Madison Square Garden».
E poi la solitudine, gli strozzini dopo il carcere. Pino Mauro ha ripercorso pezzi della sua vita in lunghe chiacchierate con Riccardo Rosa, giornalista e scrittore. Ne è nato un libro: La sfida. Storia del re della sceneggiata. Una biografia romanzata sulla vita di Pino Mauro, attraverso cui si racconta anche come è cambiata la musica a Napoli e la città stessa, dall’immediato dopoguerra fino ai giorni più recenti.
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