Alle celebrazioni del 25 Aprile di quest’anno a Pavia, come ormai noto, Piero Scaramucci non potrà parlare dal palco.
Girare intorno alle parole non serve: la censura è censura.
Che sia strillata, minimizzata o travestita da baruffa di strapaese, resta censura.
Per fare escludere Scaramucci, che era già stato ufficialmente invitato dal Comune, secondo cronache non smentite è bastato che il Presidente della Provincia Vittorio Poma ventilasse un “se c’è lui non vengo io”.
Come se fosse una festa di classe.
Ridicolo quanto grave.
In particolare su un tema come la Liberazione.
Quando si arriva a fare l’esame del sangue ai democratici, il sangue della democrazia è avvelenato.
La Federazione Nazionale della Stampa, in un comunicato, ha chiesto nei giorni scorsi ai partiti politici di trovare un modo per ridare “voce” a un giornalista come Scaramucci, che per tutta la vita ha dato voce a chi non l’aveva e ha insegnato a molti colleghi a tenere ferma la propria.
In attesa di un gesto che al momento non si vede, Radio Popolare ricorda che sarà sempre la casa di Piero e di ogni democratico antifascista a cui venga tolta la voce.
Il 25 aprile Piero Scaramucci sarà in onda sulle nostre frequenze, a partire dalle ore 10.30, per dire quello che avrebbe detto dal palco a Pavia.