L’ultimo consiglio di amministrazione della Banca Etruria finisce sotto indagine, compreso Pierluigi Boschi, padre della ministra Maria Elena Boschi. Ritornano forti, quindi, le pressioni di tutti i partiti di opposizione per far dimettere la ministra delle Riforme, finora difesa totalmente da Renzi.
La Procura di Arezzo intende chiarire i motivi di una buonuscita da oltre un milione di euro decisa nel giugno 2014 a favore dell’ex direttore della banca, l’ipotesi di indagine anche a carico dell’ex vicepresidente padre della Boschi, pare essere di bancarotta fraudolenta.
La ministra delle Riforme si era già difesa qualche mese fa in Parlamento, chiedendo che le colpe dei padri non ricadano sui figli, e disertando i consigli dei ministri dove si parlava di banche, ma qui per i Cinque Stelle, Sel e Lega si tratta di conflitto di interessi, perché il governo si è dovuto occupare e dovrà ancora occuparsi di rimborsi ai creditori truffati dalle banche.
Dopo l’approvazione della riforma costituzionale, in attesa del referendum, l’esposizione di Maria Elena Boschi si è ridotta, segno forse di qualche imbarazzo per la vicenda che non sembra chiudersi mai. Per Renzi sostituire Boschi sarebbe veramente complicato, visto il ruolo strategico che ricopre. Le pressioni per le dimissioni sono forti, soprattutto da parte dei Cinque Stelle, con Di Maio che ritiene che gli attacchi ricevuti per la vicenda sui fondi alle famiglie delle vittime della camorra altro non siano che un modo per coprire il disagio per la vicenda Boschi.