Oggi ci sarà un incontro tra governo e comitato scientifico per decidere nuove restrizioni dopo gli assembramenti di questo fine settimana. Tra le ipotesi c’è quella di tornare a chiudere negozi, bar e ristoranti nei giorni festivi e prefestivi. C’è anche chi propone un ritorno alla zona rossa, di fatto un lockdown da Natale a Capodanno per tutta Italia. La decisone potrebbe essere presa già nelle prossime ore.
Entro oggi, inoltre, il nostro Paese dovrà comunicare alla Pfizer la lista aggiornata dei centri vaccinali. Saranno 300 per la prima fase. Il Piano Vaccini anti-COVID partirà a metà gennaio, con precedenza a personale sanitario e agli ospiti delle RSA, ha annunciato ieri il commissario Arcuri in una presentazione in cui si è puntato molto sul messaggio mediatico, ma che lascia aperti diversi interrogativi sulla distribuzione del vaccino. Questo il commento di Vittorio Agnoletto, medico e collaboratore di Radio Popolare, al Piano Vaccini:
Gli annunci di Arcuri sembrano molto mediatici. L’architetto di grido, la primula come immagine, ma i problemi sono altri. Per esempio la questione delle primule (i padiglioni progettati da Stefano Boeri che saranno montati nelle piazze italiane e che diventeranno dei veri e propri centri per la vaccinazione, ndr) riguarda la seconda fase, ma non sappiamo quando inizia. La gente che va a farsi vaccinare può creare un problema di assembramento. Ci può essere un problema meteorologico, non è così semplice. Le persone vanno a farsi vaccinare e magari piove quel giorno ma hanno l’appuntamento. Se quel giorno non riescono a farsi vaccinare, considerato che parliamo di una vaccinazione che deve rifarsi a distanza di tre settimane, che cosa accade? Non è la cosa migliore farla all’aperto. Tutti ci chiediamo dove siano i 300 punti di somministrazione, cioè quelli della prima della campagna che dovrebbe svolgersi nel periodo invernale. Qual è il rapporto tra Stato e Regione per individuare le persone che devono essere chiamate? Il Ministero della Sanità sta preparando vademecum per dire (sulla base di quello che siamo riusciti per ora a sapere a livello internazionale) se non saranno chiamate a fare vaccinazioni persone che hanno già diversi tipi di patologie? Come si sarà certi che una persona venga richiamata alla distanza stabilita, cioè quella di tre settimane? Sono queste le cose fondamentali che oggi dobbiamo sapere.
Foto dal sito ufficiale di Invitalia