18 dei 24 focolai di peste suina africana si trovano in allevamenti delle province di Pavia, Lodi e Milano, l’unico emiliano in quella di Piacenza, gli altri 5 in Piemonte. La diffusione del virus negli ultimi due mesi sta preoccupando parecchio il mondo agricolo, che non è rimasto però sorpreso.
Da mesi gli allevatori si aspettavano questa propagazione, a mezza voce da tempo non erano convinti delle strategie di contenimento, affidate soprattutto all’abbattimento dei cinghiali da parte dei cacciatori. Uno dei rischi sollevati dagli ambientalisti era che gli animali impauriti scappano facendo anche molti chilometri per allontanarsi dal punto di pericolo.
Il ritrovamento in un allevamento di maiali di Vernate, nel sud Milano, di una ventina di carcasse positive al virus seppellite senza permesso e dell’assenza di norme di biosicurezza nell’azienda agricola ha riportato l’attenzione al rispetto dei provvedimenti.
Per questo il neo commissario Giovanni Filippini, oltre ad annunciare una nuova strategia, si è dato un mese di tempo per la verifica di tutti gli allevamenti nelle 3 zone di restrizione alla circolazione dei maiali. Nella prima ordinanza ha infatti previsto questo provvedimento, così come la chiusura entro 15 giorni di quelli con irregolarità non sanabili.
I danni al comparto suinicolo delle zone di Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia sono già stimati dalle associazioni degli agricoltori tra i 20 e 30 milioni di euro. Il rischio è però molto più alto vista l’alta densità di porcilaie intensive che sono presenti in tutta la bassa pianura padana, proprio dalle province di Pavia, Lodi e Piacenza.
Il settore suinicolo nazionale significa 30 miliardi di euro di giro di affari, e il Prosciutto di Parma è tra i simboli del cibo italiano nel mondo nonché di uno dei territori più vocati all’agroalimentare industriale e artigianale. Anche per questo è pure sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Proprio il servizio veterinario dell’Unione tre settimane fa, dopo un’ispezione in Lombardia ed Emilia Romagna, aveva esternato la preoccupazione per come l’Italia sta affrontando, da oltre due anni, l’epidemia di peste suina africana.