La nave di Draghi ieri è stata rallentata dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle ma tutto fa pensare che ormai il porto sia vicinissimo. La maggioranza in parlamento sarebbe super garantita anche senza i grillini, che comunque alla fine saranno quasi tutti della partita.
Il referendum sulla piattaforma Rousseau è stato voluto da Casaleggio per tenere almeno in apparenza vivo il sogno utopico o distopico del padre, la democrazia diretta e i parlamentari come puri portavoce della base.
Ma la realtà non è più quella, i deputati e i senatori del M5S da tempo rivendicano l’autonomia e nei fatti l’hanno già conquistata, anno dopo anno, fino a diventare i veri decisori di un Movimento senza più un capo riconosciuto, nemmeno Grillo, certamente non Casaleggio, tanto meno il reggente Crimi.
Fuori dal governo dunque resteranno solo Fratelli d’Italia, forse una ventina di parlamentari grillini mentre resta ancora il mistero di Liberi e Uguali.
In ogni caso sarà la maggioranza più larga della storia repubblicana dai tempi del quarto governo Andreotti, quello nato nel marzo del 1978 sull’emergenza del rapimento Moro: allora restarono fuori dalla maggioranza solo i missini e a sinistra due gruppi minuscoli, Radicali e Democrazia Proletaria.
43 anni dopo lo schema si ripropone molto simile in un’altra emergenza, non più terroristica ma sanitaria ed economica. Ed è desiderio di tutti, credo, che Draghi ce la faccia, che dall’emergenza ci porti fuori.
Meno diffusa purtroppo è un’altra convinzione, e cioè che un Parlamento praticamente senza opposizione non è sano in una democrazia, e se questa situazione è forse accettabile in via provvisoria, sul medio termine non è un obiettivo, almeno non lo è in una società aperta e dialettica dove la maggioranza governa e l’opposizione robustamente controlla, critica, rivela, insomma fa il suo lavoro che in democrazia è importante quanto governare.
Però stiamo attenti alla maggioranza balena
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Autore articolo
Alessandro Gilioli