Dal tribunale di Milano è arrivata una nuova bocciatura per la tassa sul permesso di soggiorno introdotta dal governo nel 2011. La prima sezione civile ha condannato il ministero dell’interno, quello dell’economia e la presidenza del consiglio a risarcire sei cittadini stranieri. L’imposta era già finita nel mirino della magistratura.
Alberto Guariso fa parte dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ed è uno degli avvocati che hanno seguito il caso. “L’anno scorso – ci dice – la Cgil aveva fatto ricorso al Tar del Lazio, che ha rinviato la questione alla corte di giustizia europea. I giudici comunitari hanno confermato che l’importo fissato è esagerato. Il governo avrebbe dovuto approvare un nuovo decreto per ridurre la tariffa, ma non lo ha fatto”.
Un problema legato a questa vicenda è quello della restituzione dei soldi agli stranieri che hanno pagato troppo. “La Corte europea ha stabilito che la somma richiesta era eccessiva, ma non ha precisato di quanto. Per risolvere la questione ci siamo rivolti al Tribunale di Milano. Il giudice ha condannato a risarcire e ha preso come parametro i 27 euro per il permesso di soggiorno elettronico. Il governo dovrà pagare la differenza a chi ha versato di più: in certi casi si tratta di centinaia di euro”.
Al di là delle persone direttamente coinvolte nella causa di Milano, l’avvocato dice di temere che a Roma non siano autorizzati altri rimborsi senza passare da un magistrato. Guariso dice anche che la tariffa decisa nel 2011 continua a venire applicata, in attesa che il governo indichi il nuovo importo. Potrebbe farlo spinto da questa sentenza, anche se magari il provvedimento varrà solo per il futuro e non prevederà risarcimenti per chi ha già pagato.
Ascolta l’avvocato Alberto Guariso