
Se le opposizioni sono tutt’altro che unite su Ucraina, riarmo, idea di Europa e lo si vedrà oggi in piazza del Popolo con le differenze di atteggiamento dei presenti, e attraverso le assenze, la maggioranza e il governo sono tutt’altro che uniti, tra calcoli immaginari di poter svolgere un ruolo di mediazione, richiami della foresta e simpatie poco celate nei confronti di Putin. È l’anomalia italiana in Europa, una anomalia che rende il nostro paese l’anello debole del continente che cerca di reagire alla tenaglia Trump-Putin.
Non è un caso che Meloni abbia tenuto in forse fino all’ultimo la partecipazione al vertice di Londra di oggi. E non è un caso che a Mosca siano ben consapevoli della situazione al punto da esercitare una pressione forte che si sta concretizzando, ad esempio, nei ripetuti attacchi al presidente della Repubblica Mattarella.
Ieri è arrivato l’ultimo, nonostante poche ore prima il ministro degli esteri Tajani avesse convocato l’ambasciatore russo. La strategia è quella della delegittimazione di uno dei politici, Mattarella, più saldi a livello europeo nel contrapporsi all’aggressività russa. La tattica è quella della continua provocazione, per testare le reazioni.
Due giorni fa Tajani ha convocato l’ambasciatore. Ieri ha definito inconcepibili i continui attacchi a Mattarella e poi ha aggiunto: non siamo ostili o in guerra con la Russia. A proposito di richiami della foresta: ieri ci ha provato anche Dugin. L’ideologo del Cremlino, uomo di estrema destra, ha rilasciato una intervista per dire a Meloni: torna con Putin.