“L’arrivo a Tripoli del governo di Fayez Sarraj non accelera l’intervento militare internazionale in Libia, semmai lo rallenta”.
Nicola Latorre, PD, presidente della commissione Difesa della Camera, crede che l’esecutivo voluto dalla comunità internazionale si guarderà bene dal chiedere un intervento. “C’è una parte dell’opinione pubblica libica che considera questo un governo imposto dall’estero. E se l’esecutivo accreditasse questa tesi richiedendo una presenza militare straniera, la situazione diventerebbe ancora più problematica. Escludo quindi un intervento militare ed escludo un’accelerazione in quel senso. Mi auguro che le tensioni di queste ore si vadano stemperando, sennò si rischia di avere tre governi invece di due (quello di Tripoli e quello di Tobruk, ndr)”.
Qual è in queste ore il ruolo dell’Italia nello scenario libico? Si parla di un attività intensa del Generale Paolo Serra per aiutare il governo Sarraj ad accreditarsi soprattutto presso le milizie rivali. E il viaggio del governo in barca da Sfax a Tripoli sarebbe stato “scortato” dal cielo da aerei occidentali, anche italiani.
“Il Generale Serra agisce non in quanto italiano ma in quanto referente militare dell’inviato speciale Onu Martin Kobler. Il suo è stato un lavoro “istruttorio” con le principali milizie in vista proprio dell’arrivo del nuovo governo a Tripoli. Questo però non ha nulla a che vedere con il viaggio di Serraj, che è stato gestito interamente dai libici e dall’Onu, a dispetto delle indiscrezioni che si leggono sulla stampa italiana. Il controllo attivo da parte di mezzi della coalizione internazionale, dal mare e dal cielo, non è cambiato rispetto a prima e si svolge nei termini previsti dalle Nazioni Unite”.
Ascolta l’intervista a Nicola la Torre di Lorenza Ghidini e Gianmarco Bachi