Il partito dei Verdi in Francia dovrebbe ottenere tra l’8 e il 10% alle elezioni europee del 26 maggio. Abbiamo intervistato David Cormand, segretario del partito dal 2016 e candidato europeo.
Mancano meno di 10 giorni alle elezioni, come va la campagna dei Verdi?
Va bene, direi. In Francia potevamo cercare di riunire quel che resta della sinistra che è d’accordo sull’Europa, come i socialdemocratici, il partito socialista o Benoît Hamon, che è anche un socialdemocratico ma più ecologista degli altri e che avevamo appoggiato all’elezione presidenziale, con il risultato che sappiamo. La scelta era quindi tra riprovarci alle europee con lui ma anche con i socialisti eccetera, oppure proporre un progetto pienamente ecologista. Perché? Perché i verdi sono un partito che esiste a livello europeo, siamo organizzati in tutti i paesi europei, con un gruppo coerente al parlamento europeo e che comprende i verdi, gli animalisti e i regionalisti e quindi abbiamo privilegiato questa coerenza. Ci prendiamo la responsabilità di dire che il futuro politico per chi vuole combattere sia i liberali che i fascisti, e tra i due, la destra tradizionale, il nuovo orizzonte politico è l’ecologia politica.
Vuol dire che comunque avete come riferimento la sinistra.
Per quanto riguarda i valori, sì: sulle problematiche sociali sì, sulla solidarietà sì, sull’idea di società aperta, in merito ai migranti e a tutti questi grandi valori, sì, ma la nostra storia ideologica, in materia economica e sociale si iscrive nella storia della sinistra ma di una sinistra direi pre-marxista. Per me, il problema del pensiero marxista, con cui siamo d’accordo sull’analisi della lotta di classe e delle disuguaglianze, è che fa una concessione decisiva alla logica capitalista accettando il produttivismo.
E del resto lei diceva in un’intervista a Libération che “c’è bisogno di una forza politica che ripensi la produzione e il rapporto con la consumazione”.
Sì, esattamente. Il sistema capitalista non ha nessun problema con la crescita, che è la condizione stessa della sua sopravvivenza. Quindi accettando il produttivismo e la crescita, secondo me il pensiero marxista di sinistra è incompleto per combattere il capitalismo e salvare il pianeta. E un apporto decisivo dell’ecologia politica è proprio il fatto di dire che non c’è progresso sociale, non si può vivere felicemente sulla Terra, se si accetta ancora il produttivismo e l’emancipazione attraverso ancora più di consumi, eccetera, eccetera.
Però in questo momento in Francia si dicono tutti ecologisti?
Sì, è una buona notizia perché vuol dire che c’è una presa di coscienza diffusa nella società. Il problema è che quasi tutti sono d’accordo sulla constatazione ecologica ma quando si tratta di dare delle risposte non c’è più così tanta gente. Perché in realtà ci vorrebbe una risposta radicale, non nel senso di sinistra radicale ma perché bisogna andare alla radice del problema. E, come dicevamo, la radice del problema in cui ci troviamo è il nostro rapporto alla produzione e alla consumazione.
Cosa vi aspettate dal futuro parlamento europeo? Ci dicono che vinceranno gli euroscettici in moltissimi paesi ma cosa succederà dopo le elezioni?
Penso che sarà una situazione interessante perché questo parlamento europeo sarà diverso, nel male forse nel bene, da tutto quello che abbiamo conosciuto. In pratica fin’ora i social democratici e la destra, che erano due gruppi piuttosto coerenti, cogestivano l’Europa con l’aiuto dei liberali. Stavolta non sarà così perché questi due gruppi saranno molto meno potenti, soprattutto i socialdemocratici, e molto meno coesi ideologicamente. Oltre a ciò, assistiamo alla crescita dei populismi xenofobi di estrema destra che a loro volta non sono riuniti in uno stesso gruppo. Farage vuole tornare per distruggere l’Europa. Altri partiti di estrema destra, tra cui quelli di Marine Le Pen e Salvini, si dicono che possono appropriarsi dell’Europa.
Questo è il lato nero, il lato oscuro della forza. Ma c’è qualcosa, un lato verde della forza, che emerge. Soprattutto nei paesi fondatori dell’Europa, esclusa l’Italia, come il Benelux, la Germania e, con un po’ di fortuna, la Francia. Ed è importante capire che se la sorpresa di queste elezioni è l’ecologia, cambierà il centro di gravità politico dell’Europa. Per il segnale politico che manda ma anche nei numeri. Non è una fatalità che il centro di gravità dell’Europa si sposti verso il lato nero.