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Partiti di sinistra, dove siete?

partiti di sinistra dove siete
People Rise Up. Il popolo insorge.

Uno slogan che campeggiava su un grande striscione in piazza Syntagma ad Atene durante le proteste contro l’austerità e i tagli imposti dall’Europa.

Uno slogan che oggi è ricomparso -indovinate un po’?- alla conferenza stampa con cui Salvini ha iniziato la campagna elettorale per le europee, assieme ai leader di diversi partiti della destra estrema europea che si stanno unendo in un progetto comune di cui il segretario della Lega sarà il leader. Tra loro c’erano anche di tedeschi di Afd, per intendersi.

Non è la prima volta che Salvini e la destra estrema si appropriano di slogan della sinistra. Durante la campagna elettorale per le politiche, l’anno scorso, Salvini andava in giro a ripetere: “non è lavoro, è sfruttamento” riferendosi alla condizione dei precari in Italia. Quello era il titolo di un libro di una economista di sinistra, Marta Fana.

Perché Salvini può fare questo giochino?

Semplice.

Perché i partiti di sinistra non esistono. Non ci sono. Se ci sono, si nascondono bene.

Partiti di sinistra, dove siete?

Gli italiani vi hanno fatto qualcosa di male? Siete offesi? E’ per questo che siete andati via?

Scherzi a parte – che poi, sarebbe meglio scherzare – il dramma è che è iniziata la campagna elettorale, e ci sono solo Lega e 5 Stelle. Di Maio e Salvini litigano tra di loro, sembrano governo e opposizione. Invece sono solo il governo. Per la prima volta non c’è l’opposizione.

Preveniamo le obiezioni e le proteste. Questa volta NON E’ colpa dei media. Questa volta, cara opposizione, è colpa tua.

Vogliamo parlare del Pd? Dopo la disfatta delle elezioni politiche ha perso un anno a lacerarsi al proprio interno. Con la scusa del congresso e delle primarie. Congresso e primarie fatti, eletto Zingaretti, discorso colmo di buone intenzioni la sera del risultato del voto popolare. Poi più nulla. Zinga! Dove sei? Siamo preoccupati per te. Dopo il viaggio a sostenere le ragioni del Tav, non ti si è visto a Verona con le donne. Non ti si è visto coi ragazzi che protestano per il mutamento climatico. Non ti si è visto al Foro Italico. Dì qualcosa di sinistra, Zingaretti. Dì qualcosa anche non di sinistra ma dì qualcosa!

E vogliamo parlare degli altri? Alle elezioni europee si vota con il proporzionale. C’è lo sbarramento al 4 per cento. Nessuno dei piccoli partiti a sinistra del Pd può sperare di raggiungere il 4 per cento. Sarebbe stato logico che formassero una lista comune, come chiedeva, saggiamente, l’eurodeputata uscente Elly Shlein. Niente da fare. Rinunciamo ad aggiornarvi su alleanze e divisioni. Non è importante. E’ importante sapere che non ci sarà unità. Le elezioni europee verranno usate per contarsi, per continuare la piccola guerra tra piccole formazioni. Tra dirigenti incapaci di guardare oltre se stessi.

Esiste un fermento dal basso. Lo abbiamo visto nelle piazze. Ma questi partiti, oggi, non lo sanno tradurre. Allo stato delle cose sono più che altro un tappo.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Il giorno della memoria quest'anno è attraversato dalla necessità del ricordo della Shoa senza quasi più testimoni e contemporaneamente da due fenomeni che ne investono il senso e l’attualità: da una parte la guerra a Gaza e dall'altro il ritorno di formazioni politiche vincenti in Europa e altrove che non hanno timore di richiamarsi in parte o in toto agli argomenti e ai simboli del totalitarismo. Ne parliamo con Simon Levis Sullam, professore di Storia contemporanea alla Ca' Foscari di Venezia, autore di "I fantasmi del fascismo. Le metamorfosi degli intellettuali italiani nel dopoguerra (Feltrinelli, 2021) e "Una comunità immaginata. Gli ebrei a Venezia, 1900-1938" (Unicopli 2017); mentre parliamo di "Shoa distortion" e "Shoa washing" con Daniele Susini, storico, scrittore e formatore sui temi della memoria del Novecento, autore di "La Resistenza ebraica in Europa. Storie e percorsi, 1939-1945" (Donzelli, 2021) e "Vittime e carnefici Le stragi nazifasciste lungo la Linea Gotica orientale" (Donzelli, 2024). A cura di Claudio Jampaglia.

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